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IL MITO CHIMICO E ALCHEMICO


sabato 18 giugno 2016 di Andrea Forte, Vivi Lombroso

Argomenti: Scienza


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Il mito chimico e alchemico
Di
Andrea Forte & Vivi Lombroso

- Come è noto, il mito chimico ha uno dei propri precedenti nel mito alchemico, che a propria volta ha ulteriori precedenti in esoterismi più antichi. Il mito chimico è quel convincimento profondo degli operatori per cui i problemi si risolvono con la chimica, direttamente o indirettamente. Pensate che le prime tracce di alchimie si trovano nella cultura egizia. Guenon, Eliade, Zolla, Yung, e tanti altri hanno spiegato che l’alchimia poco o affatto ha influenzato la scienza moderna, né dall’alchimia proviene alcuna conoscenza chimica oggettiva.

- Dall’alchimia proviene invece il mito rafforzato di poter iniziaticamente conoscere se stesso, e quindi proiettare sulla materia i processi, le fasi, le operazioni del viaggio esoterico. I veri alchimisti erano degli individui di grande spiritualità, che seguivano interiormente un viaggio esoterico, iniziatico, laddove ritenevano che queste fasi si potessero proiettare sulla materia. Quindi dicevano: prendi il mercurio, agitalo 3 volte, tienilo chiuso per 40 giorni, e ne farà argento. Gli alchimisti intendevano: prendi la tua intelligenza, scendi in profondità, medita, e capirai… Il linguaggio alchemico dice di proiettare il linguaggio interiore e renderlo esoterico.

- L’oro, la trasmutazione del piombo in oro etc., rappresentava il conseguimento della conoscenza totale. Quindi c’erano tanti processi che portavano alla pietra filosofale, che rappresentava l’onnipotenza spirituale, la gnosi, il samadhi etc.

- Detti conseguimenti notoriamente sono l’obiettivo di altre vie iniziatiche, come la massoneria, lo yoga, lo sciamanesimo, gli steineriani etc. Il discorso è che l’onnipotenza terminale è l’obiettivo di tantissime correnti iniziatiche. Se ci si fa caso, la chimica è permeata inconsciamente dello stesso afflato alchemico, nel senso che sono interessati alla conoscenza della materia, ma in realtà sono protese a conoscere l’essere umano e a renderlo in ultima analisi onnipotente. In un caso il polo parte dall’interno, nell’altro caso il polo parte dall’esterno. Gli alchimisti volevano inoltre “salvare” la materia, darle un senso spirituale, una valenza mistica.

- L’alchimista vedeva se stesso come un crogiuolo dove raffinare la materia, ponevano l’individuo al centro del microcosmo e macrocosmo, e quindi faceva da punto di congiunzione tra Dio e il mondo.

- A ben vedere, la chimica in particolare, ma la scienza moderna in generale, tentano tutte e due la stessa operazione, però con un atteggiamento laico. Cioè, al posto di “Dio Padre” ci mettono la “Natura Madre”. Più o meno, liberandosi da religiosismi, la scienza moderna cerca l’affrancamento. Una differenza però c’è tra alchimia e chimica. Gli alchimisti erano consapevoli di essere dei mistici, e si piccavano di non essere dei banali scienziati. I ricercatori moderni invece, non sono consapevoli di essere dei mistici, e si piccano di non esserlo. È chiaro che vi sono lodevoli eccezioni a questa deconsapevolezza dei ricercatori moderni; gli gnostici di Princeton sono dei ricercatori che si sono raccolti e riconosciuti come dei ricercatori spirituali.

- Resta il fatto che tanto gli alchimisti quanto i moderni scienziati mandano in secondo piano la realtà come fatto a se stante (vedi il Principio di Indeterminazione di Heisenberg) e ne fanno uno scenario dove proiettare i propri desideri. Per entrambi la materia perde, o vorrebbero che perdesse la propria autonomia. Ad esempio, lì c’è una miniera di sale, ha una propria autonomia. No, prendiamo il sale, vendiamolo, e trasformiamolo in oro. Gli alchimisti però riconoscevano l’esistenza di un ordine divino per cui tentavano di raggiungerlo, ma non di infrangerlo.

- Possiamo dire: è vero che se l’essere umano ha diritto a vivere spiritualmente, ha anche diritto a vivere la sua profanità; gli scienziati moderni invece, sia credenti che non, hanno rimosso tale atteggiamento, per cui l’ordine divino o naturalistico è invece da mutare o da infrangere, per usarlo in un delirio di onnipotenza strumentalizzante.

- Che cosa accade ? Accade che la materia non tollera lo sfruttamento oltre quel tanto. Adesso qualcuno comincia a rendersi conto che non è una equazione: chimica = benessere = lavoro. Addirittura oggi stiamo nella situazione per cui sui foglietti illustrativi che riguardano i farmaci, bisogna mettere gli effetti collaterali, cioè non sappiamo tale sostanza dove va ad operare. Potremmo dire che la natura (ammesso che pensi), mentre era disposta ad accettare le proiezioni alchemiche, non è disposta ad accettare le proiezioni chimiche. È come se dicesse: se tu mi usi per controllare la tua crescita spirituale, ci sto, se tu invece mi usi per esercitare il potere, per tua follia, non ci sto. Abbiamo scoperto che ci sono tessuti cancerogeni, vernici cancerogene, siamo alla mercè della chimica.

- Da qui la corsa a cercare di mangiare sano, indossare abiti non sintetici etc. Attenzione, si è innescata l’angoscia da guerra chimica, e questo meccanismo gioca un ruolo tremendo nella nostra vita attuale. Prima scattava la fede che l’errore poteva essere automaticamente corretto, ma in questi ultimi anni ci si è accorti che qualsiasi prodotto può dare sorprese, che la somma di prodotti “positivi” può dare effetti “negativi”, che l’uso della chimica ha ormai prodotto danni irreparabili a seconda dei casi: personale, ambientale etc.