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Leggenda delle donne che sfioravano il problema.


domenica 10 aprile 2016 di Andrea Forte, Vivi Lombroso

Argomenti: Racconti, Romanzi


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- C’era una volta un uomo, probabilmente non migliore né peggiore di altri. Costui aveva – peraltro come tutti – le proprie caratteristiche, e fra esse le due seguenti, una del resto consequenziale all’altra.

La prima è che egli risultava molto ingenuo, nel senso più sottile della parola. La seconda è che, in conseguenza di tale ingenuità, aveva una sorta di destino: il suo destino era quello di incontrare donne di valore, ma univoche.

Che vuol dire ciò ? E’ semplice, sotto un certo aspetto; ma tragico sotto un altro aspetto. In pratica significa che incontrava ora una donna che lo amava profondamente, ma era imbelle… oppure una donna attiva e capace, però masochista… o una donna estremamente sensibile ed intelligente, ma misticoide… o una donna ricca e coraggiosa, ma incapace… od ancora una donna colta ed attiva, ma estremamente conformista… e così via.

La conseguenza di tutto questo era che quell’uomo riusciva a fare delle cose con queste donne così qualificate, cose anche pregevoli e significative: ma non poteva realizzare se stesso per quella parte che ogni individuo ha in comune con gli altri.

Ora mancava una cosa, infatti, ora un’altra. Se c’era l’amore, non c’era l’intraprendenza e l’ottimismo. Se c’erano particolari capacità, non c’era però il narcisismo essenziale. Se c’era la sensibilità, non c’era però la volontà di applicarla liberamente. Se c’era il potere, non c’era la capacità di sublimarlo… e così via.

Qualcuno potrebbe scioccamente domandare: ma che voleva costui, la perfezione ? La domanda però è proprio stupida, se non in malafede. Costui non era così idiota da sognare una perfezione che non esiste. Costui necessitava come è nell’ordine naturale delle dimensioni pensanti e non pensanti, ebbene necessitava dei minimi sufficienti perché gli eventi accadano e siano suscettibili di evoluzione o meno, a seconda dei casi. Quando si sta sopra certi massimi, oppure sotto certi minimi, gli eventi vorticano nell’entropia e finiscono col caotizzare, inevitabilmente. Questa è quel che si dice “una legge di natura”.

Detto fra noi in segreto, un uomo non può realizzarsi per quella parte che ha in comune con gli altri… senza una donna. Del resto è vero anche l’inverso, forse.

Resta il fatto che il destinaccio del nostro esemplare era quello di incontrare donne notevoli per molti aspetti, ma che non volevano attualizzarsi nell’insieme, visto che con costui tutto sommato avrebbe potuto accadere, presumibilmente. Il problema infatti è proprio questo. Quante sono in realtà le donne che vogliono attualizzarsi globalmente, cioè divenire attuali rispetto se stesse ed il proprio alleato ? Naturalmente la stessa domanda si può formulare nei confronti degli uomini: noi però in questa leggenda stiamo riferendo di un esemplare, non di una esemplare.

Formulata dunque la domanda chiave, emerge allora come tutti i discorsi siano belli, ma poi alla fin fine contino i fatti, cioè la realtà che si realizza, quello che si verifica, ciò che verifica se stesso.

Fu così che, quando quell’uomo si accorse del proprio destino, comprese come non gli restasse che una sola mossa: e decise di diventare ermafrodita. (Oh, siamo alle solite. Ermafrodita non vuol dire androgine, ginandra, omosessuale, transessuale, travestito, cannibale, schizofrenico, contocorrentista etc. etc. Vuol dire solo ed esclusivamente ermafrodita)

 

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