a cura di
Silvana Carletti (Dir.Resp.)
Carlo Vallauri Giovanna D'Arbitrio
Odino Grubessi
Luciano De Vita (Editore)
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LDVRoma
Giunge a Roma, da Londra, uno degli attori più amati dal Cinema internazionale per la presentazione di “Criminal” un action thriller ad altissima tensione che uscirà nelle nostre sale il 13 Aprile.
Gli chiediamo subito:
Come è nata la scelta di questo personaggio?
Si cerca sempre di lasciare traccia dei film che si interpretano, una traccia duratura. Anche noi, da bambini, abbiamo fissato delle scene che sono rimaste impresse nella memoria. E’ bello interpretare personaggi indimenticabili.
Secondo te la scienza dovrebbe avere dei limiti?
In tutte le cose devono esserci dei limiti, anche su ciò che beviamo; le continue scoperte scientifiche sono un’opportunità. Ciò che mi ha affascinato in questo film è la valutazione dei ricordi che sono come un cuscino su cui ci adagiamo. Mi sono informato sulla meccanica della memoria e sulla possibilità (per ora inimmaginabile) di trasferire i ricordi da una mente all’altra, come avviene nel film.
C’è un ricordo della tua vita, in particolare, che vorresti cancellare?
La mia vita è come quella degli altri, a differenza, forse, della fama raggiunta. Come tutti, ho commesso degli errori che cerco di non ripetere.
All’inizio, non ero sicuro di accettare la proposta del regista Ariel Vromen, ma la sua insistenza mi ha convinto.
Chiediamo al regista, come mai ha affidato la parte di “cattivo” ad un attore che, in genere, ricopre ruoli di eroe generoso e positivo.
Ci risponde:
In Kevin non vedevo nulla di criminale, anzi mi sembra un personaggio “angelico”; ma mi piace andare oltre, scoprire anche i lati nascosti di un carattere. Se il pubblico incontra un personaggio che non si aspetta, tutto diventa più interessante.
Chiediamo a Kevin:
Di chi vorresti possedere la “memoria”?
Certamente di mia moglie che non riesco spesso a comprendere…
Nessuno è perfetto, ma amare significa anche correre dei rischi, come, ad esempio, la possibilità di perdere la persona amata.
Domandiamo al regista a chi si è ispirato per la realizzazione del film.
Ho trovato una sceneggiatura molto complessa con principi che si dovevano far credere. Ho rivisto gli anni ’70, concentrandomi sul protagonista e sul suo carattere. Se dovessi scegliere la memoria di qualcuno, vorrei quella del grande Federico Fellini.
Chiediamo infine ad entrambi che cosa pensano delle minacce di terrorismo comuni a tutto il mondo e rintracciabili nel loro film.
Aron ci risponde che ci sono delle persone che pensano di voler cambiare il mondo; tutti siamo continuamente a rischio; lo sono stati anche loro durante la lavorazione del film (attacchi di hackers, ad esempio). Vorrebbe riuscire a modificare le coscienze di questi individui spesso fanatici e pericolosi.
Kevin aggiunge che si sente soprattutto “arrabbiato” contro la situazione drammatica che il mondo sta vivendo. Purtroppo, non possiede la saggezza di suggerire ciò che si può fare. Siamo tutti molto confusi.
L’intervista termina con la consegna del “Nastro d’argento” per la carriera
al celebre attore che può vantare trenta anni di strepitoso successo.