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IMPLOSIONE: TRA REALTA’ ED IMMAGINAZIONE


domenica 21 febbraio 2016 di Andrea Forte, Vivi Lombroso

Argomenti: Opinioni, riflessioni


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- La mia casa è di otto stanze e due bagni. O meglio devo dire che era… adesso non lo so più. Ma non perché io abbia perso la memoria, devo dire piuttosto che è la casa che ha perso la sua memoria. Sì, lo so: sto dicendo una stupidaggine. La tragedia è che si tratta della verità.

- Sto scrivendo questa lettera, non so bene per quale motivo: forse per riordinarmi le idee, forse per trovare una via d’uscita, forse perché si sappia quello che è successo quando mi troveranno morto… perché fra poco morirò sicuramente, non potrò resistere a lungo in questa situazione. Fra poco finirò le scorte di acqua e cibo, probabilmente finirà l’aria, anche se per ora non mi sembra che sia diventata più irrespirabile di prima… di prima che cominciasse questa situazione.

- Tenterò di procedere con ordine. Già, è proprio una questione di ordine. L’ordine è andato alterato, non è frantumato o mischiato. Questo è un ordine caotico, o un caos ordinato. Che situazione assurda, più che assurda. Oppure sono diventato totalmente folle. Ma non divaghiamo. Torniamo ai fatti. (Torniamo… chissà se i matti pensano al singolare o al plurale… non divaghiamo).

- Tutto è cominciato quando è calato il più assoluto silenzio. La mia casa è molto silenziosa. (Era… tornerà ad esserlo ?). ma il silenzio calato stonava, totale, ovattato, anomalo.

- Mi sono leggermente allarmato. Sono uscito dallo studio in corridoio. Era la cucina. In un infinitesimo di secondo ho capito tutto, pur non sapendo “che cosa” avevo capito. Istantaneamente mi sono sentito perduto.

- Tremando ho aperto la porta della stanza adibita a guardaroba, anche se sapevo cosa sarebbe accaduto. Era il mio bagno. Sono tornato indietro… nella sua camera da letto. Lentamente ne sono uscito, terrorizzato.

- Sapevo cosa mi attendesse, anche se non sapevo quale stanza avrei trovato. Invece di uscire sul corridoio, sono uscito sull’ingresso. Ho guardato dallo spioncino: tutto normale. Tremando come se fosse l’operazione più pericolosa della mia vita, ho provato ad aprire la porta di casa: me l’aspettavo, bloccata.

- Ho girato su me stesso per tornare nel mio studio, e sono entrato nel suo bagno. Sono uscito, in guardaroba. Sono uscito, nel mio studio. Mossa inutile: il telefono, lo so che sarà isolato, lo è. Mossa inutile: le finestre, lo so che non si apriranno, e non si aprono. Mossa inutile, altre mosse inutili… Pensiero inutile: battere con un martello sui muri; ma se non arrivano rumori da fuori, non ne uscirebbero da dentro. Pensiero inutile: con l’alcool dare fuoco alla porta di casa, ma se i rumori non passano, significa che tutta l’aria e tutti i solidi dell’interno sono isolati da quelli dell’esterno, e quindi il fuoco brucerebbe solo “dentro”. Pensiero inutile, altri pensieri inutili… Bloccato, isolato. Da chi ? oppure da che cosa ? e come? e soprattutto… ma perché ?

- Pensiero nel pensiero. Fin dal primo momento in cui è calato il silenzio assoluto, ho pensato a lei. Ho pensato: sono riusciti a dividerci, sono riusciti ad isolarci. Dove dovrebbe stare a quest’ora ? Forse è rimasta completamente bloccata là… Forse sta tentando di tornare a casa, di rientrare, ma non ci riesce. Forse non esiste più la via, o il palazzo, o il piano… già… come sarà la situazione vista da fuori ?

- Ma ci sarà una situazione da vedere, da fuori ? Forse non c’è proprio niente da vedere, semplicemente perché questa casa non è mai esistita, io non sono mai esistito. Ma non diciamo stupidaggini. Io so che sono. Certo, lo so: ma non so più come mi sento e perché tutto è così. Questo è essere ? E’ sapere di esserci ?

- Lasciamo perdere. Sono un elucubratore idiota, incorreggibile. Sto per morire, e continuo a rimuginare. Adesso il problema è uscire da tutta questa storia. Uscire… Uscire ? E’ impossibile uscire: è impossibile, ormai lo so. So anche… che lo sapevo… che prima o poi mi sarei trovato in una situazione come questa, e che avrei dovuto provare “quella mossa lì”.

- E allora ? il momento è arrivato. Che c’è di strano in tutto questo ? In fondo niente. Strana è la situazione, non il fatto che ci sia la situazione. Assurdo è quello che sta succedendo, non il fatto che sta succedendo l’assurdo. Perfetto. I conti quadrano. Se muoio, e se qualcuno leggerà queste righe, non potrà fare a meno di riconoscere che… bè lasciamo perdere. Vediamo piuttosto se funziona.

- Ha funzionato. Prima ho provato ad entrare in una stanza, non pensando a quella che avrebbe dovuto esserci. Facendo in questo modo, ed entrando in più stanze, sempre non pensando a quella “che ci dovrebbe essere”, costringi… la sostanza della situazione a mettere dietro una porta… quella stanza nella quale volevi entrare all’inizio. Sì, ho detto “la sostanza della situazione”.

- Ma mi rendo conto di non essermi spiegato bene. Se vuoi entrare in una stanza, tutte le volte che varchi una porta, non trovi quella che ti attenderesti. Puoi girare così senza fine. L’unico modo di entrare in una stanza è, senza equivoci, pensare di entrare non in quella che ci dovrebbe essere, o si vorrebbe che ci fosse. Dopo aver pensato tutte le altre stanze, aprendo trovi quella nella quale volevi entrare all’inizio. Questo di per sé è facile, ma c’è una complicazione: il sistema non funziona se “fai finta” di non pensare alla camera voluta… Per così dire, devi memorizzare… ma non dimenticare quale stanza ti serve. Alla fine, quando essa ci sarà, la riconoscerai e ci entrerai.

- A questo punto, quando mi accorsi che il principio era esatto e quindi il sistema funzionava, sono passato allora alla fase finale, cioè risolutiva della situazione. Non che fossi certo che il sistema avrebbe funzionato sino in fondo, ma non avevo altro. Feci in modo alla fine di trovarmi all’ingresso di casa. Con indicibile fatica e dopo molti tentativi memorizzai l’angoscia di uscire. E pensai di entrare. La porta si aprì.

E c’era lei ad attendermi. Ci guardammo, e compresi: stava pensando di uscire. Comprendemmo, e insieme andammo via.

 

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