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Ricordi di viaggi

Bicicletta, che passione

e... Articolo su Scena Illustrata del 1975
giovedì 19 luglio 2007 di Arturo Capasso



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Nel settembre del 1975 Scena Illustrata pubblicò una serie di articoli per “suggerire l’uso della bicicletta”

Non era ancora sentito - a quei tempi - il problema dell’inquinamento e pertanto il motivo di adoperare le due ruote era da ricercarsi nella “crisi del settore automobilistico, conseguenza dell’aumentato costo del petrolio”

Da allora, il trend è stato continuamente ed inesorabilmente in ascesa; paradossalmente, anche il numero delle auto è cresciuto in modo esponenziale, ammorbando la nostra esistenza.

Quando scrissi l’articolo che segue, pensavo all’esempio della Cina - visitata due anni prima - e ai milioni di biciclette.

Commisi un grave errore di valutazione. Loro andavano in bicicletta per un motivo semplice, elementare: non avevano altra possibilità. Con il principio della seconda gamba, bisognava andare, comunque.

E così c’erano enormi carretti trainati da cavalli, camion zeppi di operai.

Su un lago ghiacciato un vecchietto aveva adagiato una scala, la spingeva con una pezzo di legno per remo e sembrava felice.

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Shangai

Le città hanno subito una tremenda metamorfosi ed hanno perso il fascino di un tempo. L’inquinamento è diventato così insostenibile, che a Shangai le targhe delle auto sono messe all’asta e ormai il loro valore raggiunge quello delle quattro ruote.

E’ stato abbondantemente superato l’Occidente per caos ed inquinamento.

Ed ecco l’articolo apparso sulla Scena


“Sono passati oltre venti anni. Arrivai a Zurigo in treno e all’ostello incontrati tanti giovani che viaggiavano con l’autostop o in bicicletta. Una famiglia svizzera ha di solito tante bici quanto i suoi componenti; anzi, a volte ce n’è qualcuna di riserva.

Anche in Inghilterra ho ritrovato l’antica gioia di andare su due ruote. La famiglia Miles, presso la quale alloggiavo per due sterline a settimana, ne aveva una collezione. Le sgroppate che feci nel Surrey furono diverse e piacevoli.

Ma torniamo a Zurigo. Da una signora conosciuta in treno mi feci prestare una bicicletta e con un piccolo zaino iniziai il mio giro.

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Zurigo
Panorama

Arrivai a San Gallo, a Winthertur, a Shaffausen. Luoghi pieni d’interesse, con tanto verde e casette mono familiari linde, piene di fiori. Mi rimase impressa Shaffausen e la sua cascata, che a sera si trasformava in una magica festa di azzurro e bianco. L’acqua scendeva precipitando furiosa, possente. L’ammirai tenendo per mano una dolce ragazza tedesca, da poco giunta all’ostello con un’altra amica.

Benedicevo le lunghe lezioni d’inglese fatte in inverno; il mio professore era Mr. Rubino, che era stato per moltissimi anni in Inghilterra. Gli devo molto, un giorno dovrò scrivere su quel simpatico signore dai modi cortesi, affettuosi. Non lo persi mai di vista. Gli spedivo cartoline quando viaggiavo, gli portavo un pensierino, che gli davo dopo un lungo abbraccio.

Tenevo per mano quella ragazza ed ero felice. Ora si va su potenti motociclette e le coppie sono già affiatate, affiatatissime.

Sarei tentato ad essere pessimista, a fare i soliti predicozzi. Direi che questa civiltà dei consumi ci sta rovinando tutti, che si è perduto il senso della vita, che non si respira più. Ma c’è invece da essere ottimisti, e vediamo perché.

Ho fatto un viaggio in Cina. A Pechino le auto erano pochissime, sembravano dei grossi pachidermi, che avanzavano lentamente fra uomini, donne, soldati, biciclette

Ma il trionfo di questo vecchio mezzo di comunicazione l’ho riscontrato a piene mani a Shangai. Dodici milioni di cinesi: ognuno con la sua inseparabile vecchia o nuova bicicletta.

Penso: vuoi vedere che tra poco in Occidente si scoprirà che è meglio andare in bicicletta, perché si risparmia danaro, non si inquina, non ci sono incidenti mortali, non si rompono i timpani al prossimo? Sarebbe chiedere troppo.

Non facciamoci illusioni. Se avremo un rilancio della bicicletta è perché sarà di moda.Non importa, potrebbe pur sempre essere una spinta.

Certo è che il rimpianto di quel giro che feci in Svizzera è sempre grande. Anche per un altro motivo: allora avevo venti anni in meno”

P.S.

Radio Varsavia

E i volontari laici
scendevano in pigiama per le scale
per aiutare i prigionieri
facevano le bende con lenzuola,
e i cittadini attoniti
fingevano di non capire niente
per aiutare i disertori
e chi scappava in occidente.
Radio Varsavia
l'ultimo appello è da dimenticare e i commercianti punici
prendevano sentieri di montagna
per evitare i doganieri
ed arrivare in Abissinia.
La Cina era lontana
l'orgoglio di fantastiche operaie
che lavoravano la seta
le biciclette di Shangai.
Radio Varsavia
l'ultimo appello è da dimenticare.

Franco Battiato