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Cose antiche e cose nuove (Club degli autori indipendenti, Milano, 2006)

COSE VISTE E COMMENTATE DA ARTURO CAPASSO

Arturo Capasso dà un panorama ampio dei suoi percorsi, geografici e culturali
lunedì 14 maggio 2007 di Carlo Vallauri

Argomenti: Letteratura e filosofia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Arturo Capasso


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La raccolta di articoli e saggi apparsi in momenti diversi in svariate riviste, non presenta, spesso, particolare rilievo perché si tratta di elementi frammentari e privi di un loro specifico centro d’interesse. Diverso invece è il caso di Cose antiche e cose nuove (Club degli autori indipendenti, Milano, 2006), il libro nel quale Arturo Capasso dà un panorama ampio dei suoi percorsi, geografici e culturali.

Il fervido e fecondo scrittore napoletano presenta infatti una serie di suoi interventi giornalistici di approfondimento su temi tutt’altro che casualmente messi insieme, giacché offrono l’occasione di trarre un senso intimo del suo viaggiare, quasi alla ricerca di punti fermi della sua stessa esistenza. Nota è l’attenzione che egli ha prestato all’Unione Sovietica, di cui ha sempre dato una visione precisa e non filtrata da strumentalizzazioni politiche, come a lungo hanno fatto persino famosi esponenti della nostra cultura. Conoscitore del cinema sovietico qui offre una coerente valutazione delle cause che hanno provocato il collasso di quell’impero. Altrettanto considerevoli le sue osservazioni sull’esperienza di Gilas in Jugoslavia come quella sulla Cina imperiale e proletaria.

Dalle giornate “indimenticabili” dell’autunno 1943 a Napoli, ai viaggi nel Volga o in Africa potete rivivere stati d’animo che aiutano a comprendere eventi o situazioni attorno alle quali molto si è scritto, ma il merito di Capasso è di uscire dagli stereotipi per marcare, attraverso il suo occhio e la sua penna (anche se probabilmente questa non la usa più!) aspetti personali ricchi di penetrante acume nel guardare e riferire. E personalità come lo storico dell’economia Luigi De Rosa o don Giussani, rivivono con perspicace senso di riflessione. Molto interessante tra l’altro la sottile introspezione del caso di padre Leone Dehon, la cui beatificazione venne sospesa da papa Woytila a causa di accertamenti, verificati, circa affermazioni molto discutibili riguardanti gli ebrei.

Lettore da anni di Capasso, attendiamo adesso una sua nuova antologia dei suoi scritti più recenti, compresi quelli apparsi su “Scena”.

 

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