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Rubrica: CULTURA


L’alba della religione


domenica 4 febbraio 2007 di Andrea Forte, Vivi Lombroso

Argomenti: Religione


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E’ intuibile e notevolmente documentato che la prima istanza del genere umano è stata quella di desiderio/timore; tutti i tipi di fame li mandiamo sotto il termine di desiderio, tutti i tipi di morte sotto quello di timore. E’ evidente che il primo desiderio/timore dell’essere umano era nei confronti di se stesso; non c’è bisogno né di prove scientifiche né di rivelazioni divine. Ve lo immaginate l’australopiteco che si metteva a fare una dissertazione sull’alimentazione? Quindi desiderio per sé stesso.

Senz’altro, in seconda istanza, scattava il desiderio/timore per gli altri; chiaramente scattava al momento in cui la femmina partoriva il cucciolo, quindi per una individualità diversa da sé. La femmina aveva desiderio/timore per sé, solo quando scattava questa situazione. Così si presuppone che vi fosse desiderio/timore nei confronti del branco, ma molto più tardi; il branco è nato proprio per questa utilità/autonomia di costruire una situazione più protetta, più agevole. In queste due istanze, che sappiamo benissimo essere vaste per centinaia, migliaia di anni, quali potevano essere le domande che sorgevano nell’essere umano? quale pensiero, quesito gli poteva sorgere? Sarà sorta la domanda “chi sono”; gli potrà essere venuta fuori la domanda “chi sei”; quando una femmina partoriva un cucciolo si sarà domandata “che è questo?”.

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da 2001 Odissea nello Spazio

Posto che comunque questa scintilla sia proseguita, quale sarà stata la domanda successiva ? Chi siamo, chi siete. Il massimo diventa “noi”, “voi”. Quando questo branco vede gli scimpanzé che per raccogliere le formiche prendono dei bastoncelli, sul “chi sono/chi siamo” può essere sorta la domanda “che sono questi, ? chi sono loro ?”, oltre che “non siamo noi” e “non siete voi”. A questo punto, se abbiamo con semplicità questa ipotesi, ci rendiamo conto che questa globalità, questo cronotopo, questo insieme, ha una caratteristica ben precisa. Qual è ?

Chi sono, chi sei, chi siamo, chi siete, chi sono essi, sono basati sulla caratteristica dell’”ora” “qui”. Bisogna aver avuto veramente fame, veramente sete, paura, freddo, aver avuto veramente desiderio di sonno, di sesso, per sapere che in queste situazioni si vive sempre al presente. Se si passano ore cercando cibo, allora ora qui; se si passano ore nella paura, correndo sempre, scappando, la paura è sempre ora qui. È abbastanza ragionevole ipotizzare che solo successivamente ci può essere stata la pensata del “dove/quando”, cioè un dove/quando che non sia ora qui: ora qui sono finite le banane, dove ne possiamo trovare altre ? Solo successivamente può sorgere il pensiero: ma tante lune fa rifaceva freddo come fa freddo adesso. Pensate come piano piano si è formata la percezione delle stagioni.

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La Roccia

Affrancatosi leggermente dalla situazione di ora qui, perché ha scoperto come difendere le caverne, perché ha fatto capanne nell’acqua, perché ha scoperto che il fuoco allontanava gli animali, si è potuto rendere conto che c’era un altro tempo da ora, un altro luogo da qui. In quel momento l’australopiteco, di cosa si può essere accorto ? Si sarà accorto che esiste un ambiente, la grotta, la savana, l’avvicendamento delle stagioni, cioè si è accorto che c’era altro da sé, ma c’era altro da noi; si è accorto della natura, del potere della natura, la neve che paralizzava ogni cosa, i fiumi che straripavano, il potere dei veleni, le piante buone/cattive. Si è accorto che a me escono i cuccioli dalla pancia, che anche ai gorilla escono i cuccioli dalla pancia, ma agli uccelli invece no, escono le uova. Si è accorto che la natura offre cibo ma lo pretende, mi dà i conigli da mangiare ma dà me ai leoni da mangiare.

A questo punto, e solo a questo punto, può essere sopravvenuta un’idea che, come esisteva il mio branco, esisteva il branco degli elefanti, e poiché l’erba spuntava, i frutti nascevano, le nuvole si muovevano; può aver pensato che le nuvole erano vive, che le montagne si muovevano, cioè, ciò che si muoveva era vivo. Su questa vivezza generale gli può essere venuta in mente l’idea di madre natura, di una grande madre, non di un dio. Solo in tarda era si è cominciato a capire che la femmina restava incinta a seguito di coito; d’altro canto il coito era molto fuggevole e frustrante, tutto il resto era femmina: le uova uscivano solo dalle femmine, e così i cuccioli.. Se dal particolare sono andati al generale, il particolare era femmina. Se c’è stata una generalizzazione, un’astrazione, da ciò che era concreto a quello che era astratto, la prima idea è stata di una dea; avevano un concetto di grande madre, non di divinità. Se noi prendiamo questo secondo grande insieme, avremo un prima/poi.

Ammesso che vogliamo fare i partigiani dicendo che qui è sorta l’idea della religiosità, comunque è una collocazione successiva, e poi poggia su quella che era ed è la realtà, la grandezza della femminilità. E non c’è da andare lontani per verificare questo. Se prendiamo dei bambini di un giorno, di un anno, di 18 mesi, ci accorgiamo che si ripete la sequenza ora qui, prima/dopo, cioè: io-fame-freddo, poi scatta il tu, l’altro, inteso come la madre. Per il neonato esiste un’interlocutrice, madre-tata-biberon, che però è materna, e solamente molto dopo distingue altri. Man mano che cresce, il punto di riferimento è la madre, sia quando è giovane che quando diventa adulto o anziano. È una realtà di madre, le altre figure sono lo sfondo.

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da 2001 Odissea nello Spazio

Sia che andiamo sulla storia del genere umano, sulla psicologia, sulla mitologia etc, noi troviamo la grande madre. Dovranno passare millenni perché comincino a sorgere figure sublimate maschili. Allora avremo la figura rupestre del cacciatore, perché porta a casa il cibo, cioè figure maschili. Nella vita del bambino, quanto tempo dopo la figura paterna acquista significato; papà gli dà un giocattolo, ma mamma gli dà tutto.

Possiamo dire che intanto, la prima forma di pensiero è il “psichè”, successivamente è il “teos”, l’idea. Solamente a questo punto possiamo concepire l’ambizione, l’idea di fare psicologia. Quando poi incontreremo qualche satiro, qualche demone, qualche dio, allora potremmo cominciare a parlare di psicologia maschile; poi ancora successivamente, si può parlare del figlio liberatore. Solo oggi, in epoca moderna, con archibugi e mitra hanno obnubilato l’intelligenza.

 



  • > L’alba della religione
    26 aprile 2007, di Sym57

    La femmina aveva desiderio/timore per sé, solo quando scattava questa situazione. ( cioè la nascita del bimbo) questa frase non mi è corrispondente perchè mi suggerisce l’immagine per cui la femmina non ha questo tipo di rapporto con se stessa, diversamente dal maschio e che questo rapporto invece si manifesta solo in quella determinata situazione...
    come donna mi sono immersa in una possibile interiorizzazione e non mi sembra di poter essere daccordo..però forse è il modo di rapportarmi con me stessa che risulterebbe diverso senza il cucciolo..e cioè sopra il desiderio\timore di me stessa, ma forse direi più esattamente verso me stessa con curiosità e con gnosi..
    poi mi rendo conto di quanto sia facile ritrovarsi nel rapporto successivo di d\t di sè..perchè sospinta da un interagire che si basa più sull’inganno che non sulla ricerca..e quindi che mi collega senz’altro al primordiale istinto di predatore\preda...

    Simona Pancotti