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Rubrica: EDITORIALI


EDITORIALE 01/2007


sabato 6 gennaio 2007 di Silvana Carletti



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L’anno trascorso è stato ricco di eventi drammatici, di guerre, di disastri ecologici, di dispute politiche, di precarietà e di incertezze. Nel mese di dicembre, inoltre, mai come allora, si è presentato all’opinione pubblica mondiale il problema della sacralità della vita, messo in discussione dall’eutanasia e dalla pena di morte.

Da sempre, le nazioni hanno dibattuto questi temi con principi e tesi diverse che hanno dato luogo a dibattiti, manifestazioni di protesta, rivolte ed esternazioni di solidarietà per l’una o l’altra tes Da parte mia e credo anche da parte di molti lettori della nostra rivista, penso che il dono della vita sia di origine divina e che quindi nessun uomo possa disporne secondo logiche umane.

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Michelangelo

Il caso Welby, sia pure con tutta la sofferenza e l’angoscia che contiene in se, a mio parere, non avrebbe dovuto concedere a nessuno la facoltà di uccidere un essere umano, sia pure in condizioni disperate e di assoluta impossibilità di guarigione.

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Fame

La morte di Saddam Hussein per impiccagione, a prescindere dalla pessima pubblicità mediatica che ne è derivata e che non ha bisogno di commenti, non può essere giustificata nemmeno dagli atroci delitti e stermini che il Rais ha continuamente inflitto a persone innocenti. Non si possono emettere sentenze di morte, perché la vita non ci appartiene, tanto è vero che nessuno di noi può prevederne la fine o l’inizio.

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Guerra

Attualmente, i Paesi più progrediti hanno eliminato la condanna capitale, sostituendo questa pena con l’ergastolo che priva già l’uomo di qualsiasi libertà e su questo tema, a mio parere, molti Stati dovrebbero riflettere...

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Tsunami

Il nuovo anno, appena iniziato, ci auguriamo porti al mondo quella pace che si insegue da secoli, unitamente ad un miglioramento delle condizioni di fame e povertà di molti popoli e, soprattutto, una rivalutazione dei principi morali che appaiono ai nostri giorni offuscati o, addirittura, dimenticati e offesi, oltre all’impegno di salvaguardare la natura da una lenta, ma inesorabile distruzione.