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Rubrica: CULTURA


Considerazioni sull’universo in funzione della biologia e viceversa


mercoledì 11 ottobre 2006 di Andrea Forte, Vivi Lombroso

Argomenti: Scienza


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Un problema che si affaccia alla mente dei cosmologi e che di fatto viene dibattuto da millenni è se l’universo sia in funzione della biologia oppure la biologia in funzione dell’universo. Spesso questo problema è stato considerato con chiavi diverse da quella teologica a quella morale, da quella occultistica a quella artistica etc. E’ chiaro che cambiando le ottiche, anche i termini del problema hanno assunto aspetti diversi. Così, ad esempio, al posto dell’universo c’è chi poneva gli dei o un qualche dio unico, al posto della biologia le razze intelligenti dell’universo, o ancor più riduttivamente la sola umanità, ma anche in questo caso i termini della problematica restavano sempre gli stessi. Comunque tutti gli umani riconoscono in un modo o in un altro, una certa schiavitù dell’essere umano dipendente dalla natura, dalle forze cosmiche, dagli dei, da un dio creatore, e similari. Tuttavia questa schiavitù poggia su una certa benevola controparte, vuoi per leggi di natura, vuoi per amore, vuoi per fortuna, o altro. Gli altri invece riconoscono uno stato di dipendenza e schiavitù nei confronti dell’ecosistema, fisico e metafisico che sia, però si arrogano la possibilità o diritto di ribellarsi a detta dipendenza. In questo senso il cosmo o i suoi surrogati tenderebbero a bloccare, ostacolare, ingannare, l’intelligenza umana, cioè tenerla sotto una sorta di schiavitù malevola dalla quale però ci si potrebbe riscattare.

Ci troviamo ancora una volta di fronte un falso problema. L’errore che conduce a produrre paranoicamente lo pseudo problema consiste nel presupposto “in funzione di”. Questo errore è dovuto al vizio mentale ed emozionale di applicare tale criterio che di per sé è contingente, applicabile, ad eventi presi isolatamente, oppure alla globalità. In altre parole, si può considerare qualcosa in funzione di un’altra se e solo se si prendono in considerazione due cose. Due eventi connessi fra loro soggiacciono alla legge di causalità, ma se si prende una totalità di eventi, non è più applicabile né il criterio di causalità né la sola funzione razionale, e men che meno quella emozionale. Volendo considerare una globalità, giocoforza bisogna ricorrere ad una percezione più qualificata, che possiamo chiamare intuizione, identificazione o quant’altro, ma che comunque coglie completamente la globalità in sé, la sua significatività come sovrainsieme e non come somma delle singole parti.

Chiarito ciò, è facile allora rendersi conto di come in realtà non esista un problema circa il fatto se sia la biologia in funzione dell’universo o viceversa, i due termini sarebbero congrui fra loro. Se si considera la storia dell’universo nelle sue grandi linee di fondo, ci si accorge come la biologia costituisca la fase centrale della storia in questione. È ormai accertato scientificamente come le condizioni che consentono la sopravvivenza della biologia, anche quella del tipo più semplice e più resistente, si possono verificare solo nel periodo centrale della storia cosmica. Per fare un esempio, dato e non concesso che l’universo duri 35 miliardi di anni, l’evento biologico può prodursi nei 5 miliardi centrali. Sotto questo aspetto è comprensibile come sorga l’impressione che l’evento biologico sia in qualche modo un fatto peculiare. Questa impressione è poi rafforzata dalla semplice esperienza della grande apprezzabile diversità intercorrente fra un animale e un minerale, ancor più fra un umano e lo stesso minerale. Qualora esistesse qualche razza ancor più intelligente e qualificata di quella umana, la diversità ovviamente sarebbe ancora più sensibile e percepibile.

Conseguentemente e cautamente si può pertanto concludere che la biologia costituisca il risultato più qualificato sotto il profilo coscienziale raggiunto dall’universo. In questo senso risulta per così dire il suo vertice. D’altro canto, non bisogna dimenticare che, come contropartita, la stessa biologia produce anche risultati pariteticamente opposti, cioè il massimo della distruttività perversa, dell’autolesionismo più folle, della rinuncia più infamante. L’universo è quello che è, la biologia gli è congrua e ne costituisce il vertice dell’evoluzione per un verso e involuzione per altro verso. Non a caso l’evento biologico si produce proprio nella centralità della storia cosmica, là dove ed allorquando il cosmo ha raggiunto il massimo della propria evoluzione, e comincia la propria involuzione.

 



  • > Considerazioni sull’universo in funzione della biologia e viceversa
    26 aprile 2007, di Sym57

    in un rapporto fra macrocosmo e microcosmo si può ipotizzare che nell’essere umano ci sia una centralità dalla quale ci si possa qualificare crescendo ed evolvendosi o, viceversa , restandone settorialmente coinvolti e quindi, regredendo e complessificando se stessi? questo è il quesito che mi si è posto leggendo questa presentazione...forse la domanda presenta delle inesattezze, ma fondamentalmente vorrebbe alludere alla possibilità effettiva di un non conflitto fra sè e sè nella misura in cui si riesca a percepire il proprio fulcro interiore e ,nel renderlo cosciente, a poter conoscere rapporti diversi in se stesso molto più distanti ma non per questo isolati, dal contingente biologico in cui si è calati e quindi , per converso, più vicini ad una sintesi intima a mezzo della quale ci si riconosca oltre che persone anche delle identità con problematiche diverse e forse più urgenti...o forse più adatte alla realtà del nostro essere..

    Simona Pancotti