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L’ULTIMO GATTOPARDO Al Teatro Quirino


venerdì 20 ottobre 2006 di Carlo Vallauri

Argomenti: Teatro


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LUCA BARBARESCHI CONVINCENTE GATTOPARDO PRINCIPE DI SALINA

Ben nota è non solo la storia del principe di Salina immortalato da Giuseppe Tomasi di Lampedusa ma soprattutto il significato simbolico del Gattopardo come testimonianza di una casta che, pur sentendo approssimarsi la propria fine, affronta il destino con un esemplare dignità, nella convinzione che i “tempi nuovi”, preannunciati dai combattenti per l’unità e la libertà d’Italia saranno portatori di un destino tutt’altro che confortevole. Andrea Battistini, nel compiere una trasposizione teatrale, con una propria piena autonomia creativa ed espositiva muovendo da lettere e corrispondenza dello scrittore, ha forse inteso interpretare uno stato d’animo oggi abbastanza diffuso che induce ad una riflessione, sulle nostre vicende storiche del Risorgimento, non priva di amarezza. Ha saputo infatti utilizzare il materiale disponibile per presentare il senso preciso che Tomasi intendeva dare ai suoi personaggi, dal protagonista all’emergente borghese Calogero Sedara, nel cui atti e parole risuona un modo d’intendere vita e politica, come ormai sono conosciuti nell’Italia repubblicana.

Luca Barbareschi, tutto compreso in una parte tanto impegnativa, ha caratterizzato, con grande tensione emotiva e piena rispondenza spettacolare, questo principe di Salina, che non osteggia il cambiamento in corso nella sua epoca ma che non riesce a tradire il proprio profondo convincimento circa la perplessità nutrita rispetto alla fiducioso movimentismo del nipote Tancredi, pronto ad accorrere come volontario nelle file garibaldine. Offre così un personaggio costruito di tutto tondo e che rimarrà quale punto fermo della sua carriera.

Nel dialogo si avverte, in alcuni tratti, un eccesso di anticipazione nei confronti di quelli che poi potranno rilevarsi i risultati di un’avventura così estranea al retaggio di Salina, specie nelle parole di Tancredi (Alfredo Angelici) e del suo commilitone piemontese Cavriaghi (Alessandro Scavone). Totò Onnis ha reso con gusto ironico la furbizia dell’arrivista Sedara. Nel ruolo di un’Angelica troppo superba, si impone la interpretazione di Bianca Guaccero, mentre Guglielmo Guidi ha testimoniato l’adattabilità di padre Pirrone. Battistini ha diretto con sicurezza il suo testo, dando risalto ai momenti salienti. Scene di Carmelo Gammello e costumi di Andrea Viotti, una combinazione che si è dimostrata un contributo importante all’ottima resa dello spettacolo.

Carlo Vallauri