Con piacere ospitiamo questo articolo di Stefano Polidori
Un autore superlativo come Dostoevskij, prodotto su un palcoscenico teatrale, necessita di una bravura e di una padronanza dell’arte drammaturga decisamente sopra la media.
Lo spettacolo offerto al teatro India, in una cornice scenografica impeccabile che unisce in maniera magistrale l’ambiente esterno e quello interno, si può considerare senza alcun dubbio come uno dei più coinvolgenti lavori teatrali degli ultimi mesi a Roma. Un impeccabile giuoco di luci e di atmosfere muove la scena su tre luoghi cruciali: L’inverno freddo, triste ed innevato di una Pietroburgo spoglia, dove l’uomo ubriaco si barcamena in cerca di aiuto; la stanza molto curata di una prostituta tenuta a ricatto dalla padrona alla quale deve estinguere un debito; l’appartamento triste, vuoto, povero, inanimato di un impiegato malato ed ignorato dal mondo. Su questi spazi si muove il protagonista, autentico fuoriclasse di una commedia drammatica caratteristica dell’autore russo.
“Io sono una persona malata...Sono una persona cattiva. Io sono uno che non ha niente di attraente”
Come tale si definisce quest’uomo Pietroburghese. Una persona malata ma non sa nemmeno lui di cosa, non vuole scoprirlo, non vuole curarsi perché vuole fare un dispetto a qualcuno, al mondo che lo ignora, che lo abbandona alla sua solitudine. Fantastico è l’incontro con questa giovane prostituta, una ragazza attraente e bella. Lisa…entra prepotentemente nella sua mente contorta e perversa per cercare di cambiarla. Il suo essere è dannatamente malvagio, troppo radicato per poter accogliere un cambiamento dell’esistenza così celestiale come l’amore.
Bellissimo il siparietto col maggiordomo, Apollòn, un vecchio che è al suo servizio ormai da una vita, che subisce le pazzie del padrone e che non si lascia trascinare nel vortice della malattia ma si rifugia nella fede.
Gabriele Lavia, regista adattatore del romanzo capolavoro, è anche il protagonista della storia e dimostra una bravura sopra la media, interpretando una parte complessa che necessita di autentica passione e spaventosa immedesimazione, il tutto in un atto unico e veloce.
Geniali gli approfondimenti col pubblico, le domande senza risposta che l’uomo malvagio si pone sulla vita e sui rapporti con gli altri, la platea si raccoglie in riflessiva ammirazione.
Eccellente è l’aggettivo più appropriato per questo spettacolo
Recensione di Stefano Polidori