Con piacere ospitiamo questo articolo di Stefano Polidori
La compagnia Bona la prima, diretta da Marco Falaguasta, ci fa ancora una volta dono di una commedia brillante dal retrogusto piacevolmente riflessivo.
Come è nelle corde dell’autore romano, la storia presenta spunti di vita quotidiana molto frequenti, figli dell’insicurezza dell’uomo, che affrontano l’esistenza e le sue difficoltà.
L’intreccio tra diversi personaggi, dai caratteri sorprendentemente disuguali l’uno dagli altri, si confrontano in argomenti e situazioni della vita di tutti i giorni molto coloriti e piccanti.
Il tutto è condito dalla straordinaria comicità interpretativa di Piero Scornavacchi, uno dei valori aggiunti delle commedie di Marco Falaguasta, che spesso ruotano attorno al personaggio sul genere di Renzo, l’uomo che non ha ancora trovato una dimensione nella vita, che è vittima di un amore ideale capace di toglierlo da tutte le insicurezze della vita, che lo renderebbe più forte soprattutto con sé stesso.
Le donne come emisfero ancora da esplorare, come ragione di un cammino insignificante. Sono queste le argomentazione che contraddistinguono la storia, che motivano i personaggi principali, tra i quali un cieco che col trascorrere del tempo funge da equilibratore, da saggio del gruppo che diffonde serenità e conduce la vicenda al suo epilogo: malinconico ma lieto.
Stefano Polidori