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Rubrica: EDITORIALI


LA CAUSA DELLA PROGRESSIVA POVERTA’ IN ITALIA?


lunedì 4 settembre 2017 di Silvana Carletti

Argomenti: Economia e Finanza
Argomenti: Opinioni, riflessioni
Argomenti: Politica


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ELEMENTARE… WATSON

Molti di noi considerano la comparsa dell’euro come prima causa della decadenza economica del nostro Paese e vorrebbero che l’Italia uscisse da questa moneta per poter risanare l’enorme deficit pubblico e privato.

A mio modesto avviso, non è andata proprio così: non è stato l’Euro in sè a determinare il crollo delle economia specie per le classi medie e le più abbienti, ma l’assoluta mancanza di controllo, da parte del governo, dei prezzi che, nel migliore dei casi, raddoppiavano a vista d’occhio, a discrezione dei commercianti, dei locatori, delle banche, delle compagnie petrolifere, di tutti i consumi, insomma, cui è impossibile rinunciare per sopravvivere.

Qualche esempio pratico?

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COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO
La mensa per i non abbienti (i poveri)

Un impiegato o un pensionato che percepiva 3 milioni di lire di stipendio o di pensione dal 1 gennaio 2002 (quando la circolazione monetaria ebbe effettivamente inizio) si è trovato a disporre di poco meno di 1500 euro, mentre i prezzi delle merci e dei servizi molto rapidamente venivano arrotondamenti arbitrariamente a 1 euro per 1000 lire.

In pratica chi pagava 800.000 lire di affitto, si è stato costretto a pagare 800 euro di affitto (1 milione e seicentomila lire) sul suo introito di 1500 euro (tre milioni di lire).

Se 1 bottiglia di acqua minerale costava 50 lire, con il mancato controllo dei prezzi, è automaticamente passata a costare 50 centesimi di euro corrispondenti a 1000 vecchie lire…

Se un chilo di pane poteva costare 400 lire, ora costa 2 euro e 50, cioè 5000 vecchie lire!

E potrei continuare all’infinito..

Comunque, il mancato controllo dei prezzi, pur avendo favorito, in un primo momento, commercianti, liberi professionisti, ristoratori ecc. ecc. ha causato, in seguito, una grande diminuzione dei consumi, costringendo, di conseguenza, parecchi esercizi pubblici a chiudere i battenti, a favore di grandi catene di distribuzione che sono aumentate a dismisura…

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NEGOZI CHIUSI PER CESSATA ATTIVITA’

Il tutto sulla pelle di chi si è visto raddoppiare, se non triplicare, le spese del ménage quotidiano ed è stato costretto a lasciare la propria abitazione, a ridurre all’osso le spese di ordinaria sopravvivenza, a scapito, di conseguenza, di una serena convivenza familiare, delle cure mediche, dell’educazione dei figli e così via.

Sarebbe bastato effettuare un controllo capillare sul commercio e non permettere un abuso continuato sui consumatori e, soprattutto, su chi vive soltanto di stipendio o di pensione, applicando i semplici provvedimenti che Ciampi aveva raccomandato e che non sono stati adottati dal governo Berlusconi allora in carica.

Anche ora, pur con un leggero ridimensionamento dei prezzi, la sopravvivenza per molti è impossibile e si ricorre sempre più a prestiti bancari e privati, spesso con altissimi interessi che rendono ancora più difficile arrivare alla fine del mese.

A questo punto, non servirà, come dice il proverbio, “chiudere la stalla, dopo che i buoi sono fuggiti”, ma ci si augura che, con il senno di poi, si evitino ulteriori drammatici errori.

 

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