Il noto aforisma di Giulio Andreotti è, forse, il più condiviso da migliaia di persone, convinte che il potere o il successo in genere rappresentino il top delle aspirazioni umane.
Probabilmente, molti di questi fans dell’arrivismo estremo, sottovalutano le conseguenze inevitabili che comporta la corsa estenuante e spesso oltremisura, indispensabile per il raggiungimento di una posizione al di sopra degli altri che permetta una vita lussuosa, protetta, famosa, invidiabile e concessa solo a pochi “eletti”.

Ma ogni cosa ha un suo prezzo: non si ottengono tali traguardi impunemente: il più delle volte bisogna essere pronti a tutto, a sottomettersi alla volontà altrui, a mentire, a rinunciare alla libertà personale ed inoltre, ad andare incontro a un inevitabile decadimento fisico e morale.
Ne vale la pena?

Guardate, ad esempio, i politici, i personaggi in vista dello spettacolo o dello sport: sono soggetti più della gente comune all’invecchiamento precoce, se non a rischio di malattie cardiache e a gravi disagi dovuti a stress continuo da “prestazione” pubblica per cui devono essere sempre in forma, con il sorriso sulle labbra ed una disinvoltura che, il più delle volte, nasconde insicurezza, bugie e quant’altro.

Si tratta di scelte di vita, probabilmente riservate a pochi “eletti” o fortunati, scelte che molti non condividono o che non invidiano affatto.
La cronaca degli ultimi tempi, ahimè, è ricca di esempi di “crolli” fisici di personaggi in vista che si dividono tra impegni politici, artistici e mondani ininterrottamente.
La storia recente e passata ce lo dimostra ampiamente, anche se, già dai tempi degli antichi romani, c’era chi lodava “l’aurea mediocritas” o dichiarava che “est modus in rebus”, esortando a volgere lo sguardo anche ad altri piaceri della vita, alla natura, alla cultura, al benessere fisico ed intellettuale, valori che dovremmo anche oggi, tutti, indistintamente, tenere presenti nel vortice esistenziale che ci coinvolge e cui è difficile, se non impossibile, sottrarsi.
