https://www.traditionrolex.com/30 Giovanni Prini alla GAM di Roma-Scena Illustrata WEB

INFORMAZIONE
CULTURALE
Aprile 2024



HOME PAGE

ARCHIVI RIVISTA

Articoli on-line 7686
Articoli visitati
5226167
Connessi 20

INDICE GENERALE
INDICE MENSILE
RUBRICHE
PASSATO E PRESENTE
EVENTI
ITINERARI E VIAGGI
AVVOCATO AMICO
COSTUME E SOCIETA’
QUADRIFOGLIO
TERZA PAGINA
LETTURE CONSIGLIATE
CULTURA
SCIENZA E DINTORNI
FILATELIA
ARTE E NATURA
COMUNICATI STAMPA
MUSICA E SPETTACOLO
SPORT
ATTUALITA’
LIBRI RECENSITI
AUTORI
Argomenti

Monitorare l'attività del sito RSS 2.0
SITI AMICI

a cura di
Silvana Carletti (Dir.Resp.)
Carlo Vallauri
Giovanna D'Arbitrio
Odino Grubessi
Luciano De Vita (Editore)
On line copyright
2005-2018 by LDVRoma

Ultimo aggiornamento
16 aprile 2024   e  



Sito realizzato con il sistema
di pubblicazione Spip
sotto licenza GPL

Giovanni Prini alla GAM di Roma

L’arte sentimentale di un artista attraverso le sue sculture, dipinti, ceramiche, mobili e il salotto Prini frequentato dagli amici artisti
domenica 1 gennaio 2017 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


Segnala l'articolo ad un amico

Una vita da artista tutt’altro che turbolenta, ancorata com’era alla sua casa-studio che apriva agli amici e agli artisti: così doveva essere la vita di Giovanni Prini, uno dei più significativi scultori del Novecento (Genova 1877-Roma 1958), eppure quasi dimenticato, protagonista della grande mostra “Giovanni Prini. Il potere del sentimento” alla GAM (Galleria di Arte Moderna) di Roma.

La parola sentimento fa pensare in primo luogo all’amore e in effetti ad accoglierci troviamo la grande scultura in marmo “Gli amanti” (1909), forse la sua opera più nota, tanto da averla riproposta in piccolo in tanti altri materiali, come si vede proseguendo nel percorso espositivo. Gli amanti, un uomo e una donna abbracciati e col volto unito in un bacio, richiamano il celebre “Bacio di Rodin”: a ben guardare sembra che il corpo nudo della donna scivoli via nel momento dell’abbandono, lasciando percepire la tristezza del distacco imminente. Si tratta indubbiamente di un contatto sensuale e sentimentale intenso, che fa parte del vissuto di Prini, così come il suo essere marito, padre e nonno affettuoso, che traspare da tante sue opere e in particolare da tutte quelle sculture di bambini e soprattutto bambine presenti in mostra, come per esempio Ritratto di Giovannella, (bronzo 1942), raffigurante la nipote Giovanna Prini, che ha conservato con amore le opere e l’archivio del nonno, insieme agli altri nipoti Anna Prini e Daniele Sette.

Oltre agli affetti famigliari, per Prini era molto importante l’amicizia. Come scrive Gino Severini “la sua intelligenza, la sua cordialità, un modo di fare semplice, ed anche una innegabile bontà, gli valevano molte simpatie ed amicizie” (Severini, La vita di un pittore, Milano 1983). La prima sezione della mostra “Il salotto Prini” rievoca l’ambiente di casa Prini a Roma (dapprima in via Nomentana e poi in altre zone, fino alla casa di viale Pinturicchio, dove risiedette dal 1937 in poi) e l’amicizia con gli altri importanti artisti dell’epoca, tra cui Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Duilio Cambellotti, Ettore Ximenes, Mario Sironi, Severini, le cui opere troviamo esposte, perché tra di loro era normale scambiarsele, soprattutto quando raffiguravano i componenti della famiglia. Per questo troviamo numerosi ritratti della moglie di Prini, Orazia Belsito, che era l’animatrice del salotto, e in particolare un olio importante di Balla, intitolato Nello specchio (1902), che raffigura la signora Prini insieme al marito, allo scrittore Max Vanzi e allo stesso Balla. Non passano certo inosservati i mobili degli Anni 20, tutti realizzati da Prini, che costituivano l’arredo della zona pranzo, come si vede in alcune foto. Come ha dichiarato la curatrice della mostra Maria Paola Maino, si è scelto di mettere in evidenza tutti gli aspetti dell’artista e quindi, accanto ai bronzi, ai marmi, agli oli, ai disegni, troviamo anche i suoi manufatti artigianali, come i mobili di casa, le ceramiche e i bellissimi giocattoli (per anni ha diretto una fabbrica di giocattoli), che denotano grande versatilità verso le arti minori, da vero homo faber.

La sezione “Socialismo umanitario” è relativa ai primi anni romani, quando Prini, formatosi sulla letteratura di forte matrice umanitaria, realizza sculture relative al mondo dei poveri e in particolare dei contadini (Zappatori, bronzo, 1903 ca.). Sono relativi a quel mondo anche alcuni quadri, tra cui Campagna (olio su carta, 1900 ca.), Donna e bambini in campagna (pastello su carta, 1900 ca.), Innamorati su una panchina (olio su carta, 1904 ca.). Pure Cambellotti era attratto all’epoca dal mondo rurale, come si vede dalla sua Conca con bufali (1910, terracotta) e dalla Conca con cavalli (bronzo a patina scura, 1910), che fanno parte della serie di vasi con animali esposti nella Mostra delle scuole per i contadini dell’Agro Romano, fondate ai margini delle paludi laziali.

Ma in questa sezione ci colpiscono ancora di più i piccoli gruppi bronzei di Prini raffiguranti il mondo dell’infanzia, come Segreto di bimbi, 1902. Emblematico del simbolismo di Prini è il bronzo L’erba morta, la falce e i bimbi, in cui i fanciulli sembrano interrogarsi sul tema della morte.

Probabilmente ispirato da Cambellotti, Prini si cimenta anche nella ceramica, oggetto di un’altra sezione espositiva. Ricordiamo che la ceramica diventa di gran moda a Roma subito dopo la prima guerra mondiale, quando molti pittori e scultori vi si dedicano, probabilmente perché era meno costosa e quindi più vendibile. Alle mostre della Secessione romana tra il 1913 e il 1916 Prini presenta, insieme ai bronzi e a vasi e lampade in gesso patinato, anche opere in ceramica invetriata e terracotta. Tra l’altro firma nel 1917, insieme a Plinio Nomellini, Galileo Chini e Aleardo Terzi, il manifesto dell’Associazione Propaganda Artistico Industriale. Lo stile liberty tanto di moda prima della guerra viene ripudiato e si afferma un linguaggio caratterizzato da accesi cromatismi e violente colature, come si vede in alcuni ritratti della moglie Orazia, che sono tra i migliori risultati di questo suo periodo.

Presente alle Quadriennali di Roma e alle Biennali di Venezia, negli anni si dedica anche a grandi opere di scultura destinate ad edifici pubblici, in particolare a quelli progettati dal suo amico Marcello Piacentini. Tra le altre cose è in mostra il bozzetto in gesso patinato (1927) per la porta della Casa madre dei mutilati ed invalidi di guerra. Porta avanti le sue opere senza trascurare il suo lavoro d’insegnante, incoraggiando i propri allievi nel suo studio e dalle cattedre di Plastica decorativa della Scuola superiore di architettura e di Ornato presso l’Accademia di Roma. Negli ultimi anni della sua vita, dopo che i due figli Giuliano e Ferdinando muoiono in guerra, Prini trova conforto nella religione e si dedica quasi esclusivamente all’arte sacra, realizzando opere di intensa spiritualità.

P.S.

“Giovanni Prini. Il potere del sentimento”

Galleria di Arte Moderna di Roma, Via Francesco Crispi, 24
Dal 21 dicembre 2016 al 26 marzo 2017
Orario: 10-18,30; lunedì chiuso
Biglietto (mostra + Galleria) : intero 7,50€, ridotto 6,50€
www.galleriaartemodernaroma.it


 

https://www.traditionrolex.com/30https://www.traditionrolex.com/30