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CASTEL GANDOLFO. L’appartamento del papa diventa museo

Papa Francesco rinuncia alla villeggiatura a Castel Gandolfo e apre al pubblico l’Appartamento Papale del Palazzo Apostolico
martedì 1 novembre 2016 di Nica Fiori

Argomenti: Mostre, musei, arch.
Argomenti: Architettura, Archeologia


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“La bellezza ci unisce” è un’espressione che papa Francesco ha usato nel suo libro “La mia idea di Arte”, affermando che la Chiesa “ha sempre usato l’arte per dimostrare la meraviglia della creazione di Dio e della dignità dell’uomo, creato a sua immagine e somiglianza”. Proprio queste parole hanno fatto da sfondo alla presentazione dell’Appartamento papale di Castel Gandolfo, che dal 22 ottobre 2016 viene aperto al pubblico (biglietto on line o direttamente sul posto), dopo che già lo scorso anno erano state aperte la Galleria dei Ritratti dei Pontefici del Palazzo Apostolico e i giardini Barberini. L’evento è stato festeggiato con un concerto tenuto nel cortile del palazzo da musiciste cinesi della Guangzhou Opera House e con una dimostrazione di calligrafia cinese dell’artista Cui Zimo, come interpretazione del concetto di “Anima mundi”, a ricordare che la Chiesa nella sua ecumenicità raccoglie le memorie di tutto il mondo, e in effetti ha da poco inaugurato nei Musei Vaticani la nuova sistemazione del museo etnologico secondo questa visione.

Ora anche la dimora privata del papa a Castel Gandolfo entra a far parte dei Musei Vaticani, affinché tutti possano godere delle sue bellezze artistiche, e delle incantevoli vedute sul lago Albano, tra boschi di querce e di faggi sostanzialmente integri. “Prima era un’isola sigillata, un universo chiuso: solo il papa e i suoi più stretti collaboratori vi avevano accesso”, ha dichiarato il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, ma papa Francesco ha preferito “rinunciare alla sua reggia” con grande spirito di condivisione. A Castel Gandolfo si è recato un’unica volta, in visita al papa emerito Benedetto XVI, con il quale si è trattenuto in preghiera nella Cappella Privata. In realtà non è stato l’unico pontefice a non usufruirne per la sua villeggiatura. Dei 33 papi che si sono succeduti dopo l’acquisizione del feudo (già castello dei Gandolfi di Genova e poi dei Savelli) alla fine del Cinquecento, solo 15 hanno risieduto qui e tra essi Pio XII e Paolo VI vi hanno concluso la loro vita terrena, mentre Giovanni Paolo II vi ha passato i mesi di convalescenza dopo l’attentato da lui subito nel 1982.

La visita comincia con il Salone degli Svizzeri, così chiamato perché vi montava il corpo di guardia armato al servizio del Santo Padre. In questo salone, radicalmente trasformato sotto papa Pio XI, i papi del Novecento hanno ricevuto delegazioni non ufficiali o gruppi di pellegrini. Le delegazioni ufficiali, invece, dopo essere accolte dai Gentiluomini del Papa nella Sala dei Palafrenieri, venivano introdotte nella sala dei Pontefici, dove si svolgevano anche i pranzi, per poi proseguire nel Salottino Verde e in quello dell’Orologio. Nella sala del Trono accedeva solo l’ospite più illustre, per un colloquio col pontefice. Dalla Sala del Trono si passa alla Galleria della Musica che conserva il trono di Innocenzo X Pamphilj cesellato da Alessandro Algardi, mentre dalla saletta successiva è possibile vedere la Cappella di Palazzo. Seguono la Sala del Concistoro e altri ambienti più riservati, tra cui la Biblioteca e lo Studiolo del Santo Padre.

La Camera da letto del pontefice è indubbiamente l’ambiente più intimo. Arredata con un semplice letto di ottone e sobria mobilia, è legata a un momento particolare della storia del Novecento. Molte donne incinte hanno partorito proprio su quel letto, in seguito all’accoglienza nel palazzo pontificio, da parte di Pio XII (Eugenio Pacelli), degli sfollati dei comuni di Albano e Castel Gandolfo dopo lo sbarco degli americani ad Anzio (22 gennaio 1944). Per questo motivo molti bambini, tra i cosiddetti “figli del papa”, vennero allora chiamati Eugenio. La stanza è direttamente comunicante con la Cappella Privata del Pontefice, che ha sull’altare una copia della Madonna di Czestochowa. Trattandosi della più celebre icona polacca, verrebbe spontaneo pensare a papa Wojtyla come committente e invece la cappella venne fatta realizzare da papa Pio XI Ratti, che era stato Visitatore e poi Nunzio apostolico in Polonia, e decorata con dipinti raffiguranti episodi della storia cristiana di quel paese. L’attigua Galleria di Alessandro VII, decorata elegantemente con vedute di paesaggio da Pier Leone Ghezzi, è stata utilizzata come nursery per i bambini nati qui nel 1944. Dalle sue finestre si gode uno splendido panorama non così diverso da quei paesaggi settecenteschi che rievocano una bellezza idilliaca: in effetti la bellezza qui è ancora di casa.

P.S.

Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13, sabato dalle 9 alle 16,30
www.museivaticani.va


 

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