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Rubrica: CULTURA


Narcisismo e fattore speculare


giovedì 1 giugno 2006 di Andrea Forte, Vivi Lombroso

Argomenti: Sociologia


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Comunemente si pensa che il narcisismo riguardi solamente alcuni individui. A tutta prima sembra che il narcisismo non possa riguardare i neonati, le persone molto anziane, gli individui di comprovata unità, i vagabondi, i malati mentali, gli handicappati gravi dalla nascita, e similari. Come vedremo, al di là delle apparenze, risulterebbe come il narcisismo riguardi tutti gli esseri umani, a prescindere dal sesso, censo, età, cultura. In merito al narcisismo vanno effettuate alcune distinzioni basilari:
- narcisismo di segno positivo (del tipo “io mi amo”)
- narcisismo di segno negativo (del tipo “io mi odio”)
- narcisismo genetico (in base al quale ogni individuo si ama e si odia)
- narcisismo personalistico (in base al quale un individuo può enfatizzare/deprimere/rimuovere il proprio narcisismo genetico).

Bisogna inoltre distinguere fra narcisismo individuale, collettivo, razziale, della specie umana, dell’essere. In pratica, il narcisista, cioè ogni individuo, si ammira e sopravvaluta, ma anche si disprezza e sottovaluta, in una sostanziale ambivalenza. Vediamo alcuni suoi caratteri:
-  amore prioritario con varie gradazioni di intensità sino a diventare esclusivo, di se stesso
-  chiusura eccessiva o totale nei confronti degli altri
-  autocontemplazione indulgente o addirittura priva di senso critico
-  giustificazione sistematica dei propri limiti
-  ripiegamento più o meno globale dell’attenzione sul proprio psicosoma.

Come si sarà notato la situazione sarebbe complessa, ma lo è ancor di più se si considera che rientra nell’attività narcisistica anche il ribaltamento dei vettori su citati nei loro corrispettivi opposti talché una persona, che ad esempio sia molto umile oppure socializzi facilmente, in realtà risulta un nevrotico che ha enfatizzato alcuni aspetti della psiche e ha ribaltato il proprio narcisismo in comportamenti apparentemente incentrati sull’alterità.

Leggermente complessa è la situazione dell’amore che il narcisista può investire sugli altri. Proprio l’autostima che lo contraddistingue lo induce spesso a sopravvalutare la persona amata. In altre parole, il narcisista, spinto dalla propria autostima, tende a dare un valore maggiore all’amore intercorrente tra sè e l’altro, e dare un valore maggiore all’altro perché ovviamente la corresponsione di quest’ultimo vale di più nella misura in cui vale di più l’interlocutore. Questo in genere condanna il narcisista a numerose e profonde delusioni.

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Sposa Arsuini Curiel

Il narcisista tende ad avere un distacco dalle cose e dalle persone, a uno sviluppo della vita interiore, all’egocentrismo, all’onnipotenza del pensiero (vedi la magia), all’introiezione della madre, all’identificazione con la madre, al rifiuto di ogni autorità. Tutto ciò evidenzia come molti aspetti tipici del narcisismo classicamente inteso siano riscontrabili lungo l’iter consapevolistico teso alla crescita spirituale. In realtà il narcisista, quale viene comunemente e clinicamente considerato, potrebbe essere molto meno colpevole e disturbato di quanto si pensi, potrebbe essere un individuo proteso verso una propria qualificazione spirituale, ancorché non sappia con sufficiente esattezza dove e come rivolgersi per innescarla.

Nell’ambito della tradizione spirituale di oriente e di occidente si suggerisce ad esempio come l’adepto debba prima o poi diventare in un certo senso il padre e la madre di se stesso. E debba quindi pervenire ad una sorta di autogenerazione interiore. Sia pure in modo maldestro e controllato, anche il narcisista tenta qualcosa di analogo. Come è noto il feto, ancor più del neonato, si sente onnipotente. Diventando bambino, l’individuo comincia a non vedersi fornire tutto ciò che desidera, comincia a ricevere dall’ambiente quelle che vengono chiamate ferite narcisistiche. A questo punto comincia il dilemma che lo accompagnerà poi per tutta la vita. O constata la situazione, la capisce, l’accetta, e si adatta ad essa, oppure non l’accetta e tenta in qualche modo di regredire alla primitiva situazione di privilegio. In questo senso il narcisismo è legato alla incomprensione/paura della realtà circostante, oltre alla percezione più o meno dolorosa della medesima con conseguente impulso di fuga. Quest’ultimo aspetto del narcisismo può far meglio comprendere come esso insorga e si rafforzi a qualsiasi età, allorquando la frustrazione ecceda determinati limiti di tolleranza individuale. In altre parole, un individuo può rifugiarsi in un rafforzamento del proprio narcisismo allorquando le ferite provenienti dall’ambiente dovessero varcare la soglia della sua disponibilità a razionalizzarle ed accettarle.

Una nota. È opinione diffusa che gli anziani diventino sempre più egoisti. Questa affermazione ci sembra riduttiva e generica. A meno che l’anziano non si stia spegnendo spiritualmente, un disincanto nei confronti delle persone, istituzioni, situazioni etc., un più urgente bisogno di crescere spiritualmente prima di affrontare il proprio trapasso, ed altri elementi consimili, potrebbero essere potenti fattori nell’anziano tali da spingerlo verso un’autoqualificazione narcisistica. Certo, può essere vero il contrario: insuccessi, delusioni, frustrazioni e similari, possono portare l’individuo ad isolarsi in un narcisismo fine a se stesso, in pratica ad un invecchiamento precoce e del tipo deteriore.