https://www.traditionrolex.com/30 Cercando Pasolini-Scena Illustrata WEB

INFORMAZIONE
CULTURALE
Aprile 2024



HOME PAGE

ARCHIVI RIVISTA

Articoli on-line 7689
Articoli visitati
5233532
Connessi 23

INDICE GENERALE
INDICE MENSILE
RUBRICHE
PASSATO E PRESENTE
EVENTI
ITINERARI E VIAGGI
AVVOCATO AMICO
COSTUME E SOCIETA’
QUADRIFOGLIO
TERZA PAGINA
LETTURE CONSIGLIATE
CULTURA
SCIENZA E DINTORNI
FILATELIA
ARTE E NATURA
COMUNICATI STAMPA
MUSICA E SPETTACOLO
SPORT
ATTUALITA’
LIBRI RECENSITI
AUTORI
Argomenti

Monitorare l'attività del sito RSS 2.0
SITI AMICI

a cura di
Silvana Carletti (Dir.Resp.)
Carlo Vallauri
Giovanna D'Arbitrio
Odino Grubessi
Luciano De Vita (Editore)
On line copyright
2005-2018 by LDVRoma

Ultimo aggiornamento
19 aprile 2024   e  



Sito realizzato con il sistema
di pubblicazione Spip
sotto licenza GPL

Cercando Pasolini

Un pensiero nel giorno dell’aniversario della morte 40 anni fa.
martedì 3 novembre 2015 di Andrea Comincini

Argomenti: Personaggi famosi/storici


Segnala l'articolo ad un amico

“Stupenda e misera città, che m’hai insegnato ciò che allegri e feroci gli uomini imparano bambini...”

Scorro con lo sguardo alcune righe gettate su una paginaassente, lontana dai miei giorni scanditi dal frastuono della comunicazione di massa, ed in un attimo avverto il silenzio. “Il pianto della levatrice” mi rimbomba dentro.

Quelle parole mi lasciano da solo. Ammutolito. Come quando la festa del paese si conclude, e l’ultimo trombettista suona la ritirata, e la piazza è vuota, silente. Così dentro di me.

Leggere Pasolini vuol dire ritrovarsi in un mondo antropologicamente diverso. Il suo sguardo ci grida contro molto più di ieri, perché siamo diventati la suapaura peggiore. Siamo noi i morti, non lui.

Mi alzo dal divano molle, e guardo l’ora. Sono le dieci, è il 2 novembre.

Andiamo. Decido di prendere la macchina e raggiungerlo. Pier Paolo sta lì, all’Idroscalo. È ancora maledettamente lì.

La televisione ha rimbombato tutta la settimana del poeta maledetto. Forse troppo.

Non amo le agiografie, nemmeno per Pasolini. Ma per il suo caso è difficile eccedere, lui che ha trasformato l’eccesso in poesia.

Parto, c’è il sole. La strada è sgombra. Stupenda e misera città… L’aria è tersa, Roma ed il litorale accompagnano famiglie e bambini sui marciapiedi affollati. Non c’è pensiero, ma carni frolle e tatuate. Ancora la solitudine, inevitabile.

Mi fermo da un fioraio, e la signorina alla cassa mi chiede: “Per quale ricorrenza? Che fiori leservono”?

Sono imbarazzato, non mi piace espormi. Ma le devo dire la verità, perché oggi non può esserci che la verità: “Vado al monumento di Pasolini, vorrei lasciare un pensiero. Margherite, o gigli. Non so…”. Penso ai gigli per la canzone di De Gregori, una musica spensierata e triste.

La donna dagli occhi azzurri mi sorride stupita, e mi dice: “Che bel pensiero”.

Mi sento meglio.

Nella mia testa, durante il viaggio, ho provato una profonda solitudine. Sentivo di aver perso qualcosa,di averla persa quarant’anni fa, quando non ero ancora giunto a calpestare il suolo, e ciò che si smarrisce prima di venire gettati al mondo a volte sfugge per sempre.

Finalmente, ci siamo. L’erba è alta, l’aria profumata. Pensavo di trovare poche anime, einvece eccoci tutti lì. Ci ha chiamati lui, Pier Paolo.

Mi guardo intorno, deposito i fiori: una attrice legge dei versi. Ascolto; anche altri stanno custodendo le tue parole, e i raggi del sole. È un bel gruppo. Noto un particolare: abbiamo in molti la testa bassa. Ci vuole un po’ di tempo per fissare il monumento. Finisce la lettura, e parte un sentito applauso. Rialziamo il capo. È mezzogiorno, il sole è alto in cielo. Ora siamo tutti più sereni. Ci sentivamo in colpa, forse per averti tradito. Poi, però, le tue parole ci hanno sferzato, ma anche redento. Perché abbiamo voluto ascoltare.

Pier paolo ci ha liberato, una nuova volta.

In mezzo a quella gente, ho riflettuto su di me. Su come avessi trascorso le ultime settimane a frollarmi immobile dentro ilmio Io. No, qui siamo tanti, e siamo Noi. Da solo l’individuo è un feticcio, una maschera, o lo specchio di Narciso. Ora, con gente che non conosco, mi sento a casa. Ognuno è stato richiamato, ognuno ha sentito il bisogno di esserci. Non per mitizzare un uomo, né per dimenticarcene il giorno dopo. Ma per ringraziarlo. Perché quando lo ascoltiamo, ci fa sempre essere migliori, ci dona ogni volta la possibilità di rinascere.

Eravamo noi i morti, prima di arrivare là.

 

https://www.traditionrolex.com/30https://www.traditionrolex.com/30