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Berlino. “Il Museo scomparso”

Un’interessante mostra al Bode Museum sulle opere d’arte distrutte dalle fiamme nel 1945
martedì 1 settembre 2015 di Nica Fiori

Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Le opere d’arte sono un patrimonio inestimabile dell’umanità che, se non adeguatamente salvaguardato dagli eventi catastrofici naturali, dall’incuria e dalla barbarie umana, può essere perduto per sempre. Le guerre, anche le più recenti, hanno provocato non di rado perdite irreparabili e, anche se qualcuno potrà obiettare che sono ben più gravi le perdite umane, forte è il rimpianto per la distruzione di capolavori irripetibili.

La mostra Das verschwundene Museum (Il museo scomparso), che si tiene a Berlino nel Bode Museum fino al 27 settembre 2015, illustra una delle più vaste distruzioni di opere d’arte avvenute nel corso della II Guerra mondiale. I nazisti, per preservare gli oggetti di maggior valore, utilizzarono le Flaktürme, tre torri in cemento armato, destinate alla difesa antiarea, in grado di resistere ai bombardamenti. Negli ultimi giorni della II guerra mondiale due successivi incendi devastarono la Flakturm di Friedrichshain, dove erano state riposte molte casse piene di opere d’arte dei musei berlinesi. La collezione di scultura perse circa un terzo dei suoi pezzi e oltre 400 dipinti si ritiene siano andati bruciati. Ora, a 70 anni di distanza dal tragico evento, calchi e riproduzioni fotografiche a grandezza naturale offrono al pubblico la visione di ciò che è andato perduto e di quanto si sta facendo per restaurare i pochi resti scultorei sopravvissuti. Un esempio su tutti è quello del rilievo marmoreo raffigurante la Madonna col Bambino, di Antonio Rossellino (ca. 1450), prelevato dall’Unione Sovietica ma restituito nel 1958, che è stato restaurato nel 2012, completandolo nelle parti mancanti con i calchi in gesso disponibili (ricordiamo che a Charlottenburg è operante la Gipsformerei, la maggiore istituzione nel campo della realizzazione di gessi).

I tentativi di recupero delle sculture danneggiate sono stati, in effetti, considerevoli e in parziale contrasto con la Carta di Venezia del 1964, che afferma la necessità di non cancellare i segni della storia, per quanto atroci, che un’opera presenti.

Il cuore della mostra è la sala 252 del Bode Museum, che un tempo era la “Sala di Rubens” del Kaiser-Friedrich-Museum. Una grande foto ci mostra la sala nel 1926, con opere di Peter Paul Rubens e del suo allievo Antoon van Dyck. Tranne due ritratti di van Dyck, conservati nella Gemäldegalerie di Berlino, tutto il resto è andato presumibilmente bruciato. Il dipinto di Rubens Nettuno e Anfitrite, a giudicare dalla grande foto in bianco e nero, doveva essere spettacolare. Sebbene tradizionalmente ritenuto un ritratto del dio del mare e della sua sposa, potrebbe anche essere interpretato come un’allegoria dell’Africa e del Nilo, per via della presenza di animali esotici, che rimandano indubbiamente all’ambiente africano.

La foto del Compianto su Cristo morto di van Dyck ci commuove profondamente. L’opera era stata realizzata intorno al 1627, dopo il suo ritorno dall’Italia, e, come si legge in una guida del 1910, “la sua atmosfera dorata” doveva rievocare “impressioni veneziane”.

Nella stessa sala domina lo spazio quel che resta del grandioso altare dorato di Mannheim, opera dello scultore rococò Paul Egell. Il suo triste destino è diventato il soggetto del quadro Red Mannheim, dell’artista inglese contemporaneo Mark Alexander, dominato dal rosso che allude alle fiamme distruttrici. La recente acquisizione di un piccolo rilievo con la Sacra Famiglia, sempre di Paul Egell, denota il desiderio del museo di compensare in qualche modo la perdita delle sculture dell’altare.

In altri ambienti troviamo le foto di capolavori italiani, dal tondo di Botticelli raffigurante la Madonna col Bambino e angeli con candele, per ospitare il quale Wilhelm von Bode aveva commissionato intorno al 1910 un nuovo spazio in stile rinascimentale, alla Madonna in trono col Bambino dormiente e quattro santi di Ercole De Roberti, all’Educazione di Pan di Luca Signorelli, all’Annunciazione del Tintoretto, ai dipinti di Caravaggio San Matteo e l’Angelo (prima versione del dipinto della Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi) e Cristo nel Monte degli Ulivi. Tutte opere importanti, come importanti erano quelle degli spagnoli Zurbaran e Jusepe de Ribera, del fiammingo Petrus Christus e di tanti altri.

L’ultima parte della mostra è dedicata al lungo e intenso dialogo tra i professionisti dei musei di Germania e Russia. La loro cooperazione ha portato a notevoli risultati per la restituzione di quei capolavori che l’Armata rossa aveva sottratto, anche se ancora mancano all’appello diverse opere, tra cui il cosiddetto “Tesoro di Priamo”, ovvero i gioielli d’oro e altri oggetti preziosi del III millennio a.C. ritrovati da Heinrich Scliemann a Troia, dei quali ora si conservano solo le copie nel Neues Museum di Berlino.

La mostra è assolutamente consigliabile, perché ci fa riflettere sugli orrori di un periodo storico relativamente recente, che a Berlino ha lasciato tanti segni, ampiamente visibili nella città, che di fatto è stata distrutta dai bombardamenti della II guerra mondiale per almeno un terzo delle abitazioni, che è stata in parte ricostruita ma con piani edilizi diversi legati alla divisione della città in due settori contrapposti, e che solo dopo la caduta del Muro del 1989 e la riunificazione delle due Germanie torna ad essere la capitale dell’intero paese. Una metropoli enorme che attira ogni anno sempre più turisti, affascinati forse dalla sua storia unica, più che dalla sua controversa bellezza, che, a parer mio, è legata in gran parte alla presenza di un impressionante patrimonio artistico conservato nei musei. Non per niente a Berlino si dice che ci siano più musei che giorni dell’anno.

P.S.

Das verschwundene Museum
Bode Museum – Museumsinsel
L’Isola dei Musei (Museumsinsel) è facilmente raggiungibile con la metropolitana U6 (fermata Friedrichstrasse) o con la S Bahn (fermata Hackescher Markt). L’ingresso è dal ponte Monbijoubrücke.
Orario: dalle 10 alle 18; domenica dalle 10 alle 20. Lunedì chiuso.


 

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