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ARTURO NOCI (1874-1953)

La ritrattistica del pittore romano in mostra alla{{ }}Galleria d’Arte Moderna di Roma
mercoledì 1 luglio 2015 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Una tecnica raffinata, caratterizzata da freschezza compositiva e armoniosi effetti cromatici, contraddistingue i ritratti del pittore romano Arturo Noci (1874-1953), definito dal critico d’arte Ugo Ojetti “il maggiore, se non l’unico, ritrattista romano” della sua epoca, eppure a lungo dimenticato dopo la sua morte. Dall’11 giugno al 27 settembre possiamo riscoprire questo artista nella mostra che gli viene dedicata nella Galleria d’Arte moderna di Roma, incentrata sul periodo che precede il suo trasferimento in America, avvenuto nel 1923.

L’esposizione, a cura di Cinzia Virno e Manuel Carrera, è promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Roma - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e sarà visitabile fino al 27 settembre 2015. Le opere selezionate sono tra i più bei dipinti di figura che l’artista realizzi in quegli anni “romani” e ci parlano della Belle Époque, un’epoca segnata dal trionfo del modello di vita borghese liberale e laico, che portò in campo artistico a un vivace fermento culturale.

Figlio della pittrice Tecla Monacelli e dello scultore e decoratore Ercole Noci, Arturo manifesta fin da piccolo inclinazioni artistiche. Allievo di Filippo Prosperi all’istituto di Belle Arti di Roma, si afferma a partire dai primi anni del Novecento, grazie anche alla sua presenza in importanti esposizioni nazionali quali le biennali di Venezia, dove espone costantemente dal 1901 al 1922.

Dopo un iniziale interesse per il paesaggio di malinconica venatura simbolista, che lo porta ad aderire nel 1904 al gruppo dei XXV della Campagna Romana, Arturo Noci si concentra sempre più sulla figura umana, in particolare sull’immagine femminile, di cui diverrà uno dei più apprezzati interpreti. In questo senso ricorda un po’ Boldini, perché entrambi dotati di una particolare capacità di percepire e cogliere l’essenza della femminilità.

Una femminilità spesso velata di erotismo, come nei bellissimi nudi, che ritraggono donne colte in momenti d’intimità domestica sotto una calda luce crepuscolare (è in mostra Nello studio, del 1905 circa). Il successo ottenuto da questi dipinti lo porta presto a imporsi come uno dei principali pittori di figura nella Roma d’inizio secolo, procurandogli le prime importanti commissioni. Ricordiamo in particolare nel 1905 l’acquisto di un suo pastello da parte della Regina Elena e nel 1907 l’invito da parte del re del Siam a Baden Baden per eseguire il suo ritratto. Risale proprio al suo soggiorno nella nota località tedesca il Ritratto del principe Viktor Gagarin, dall’espressione energica e pensosa.

Favorito dall’eleganza di modi e dal bell’aspetto (evidenziato in mostra da tre suoi autoritratti), che ne decretano il successo mondano, Arturo Noci frequenta i salotti alla moda, il Caffè Greco e le feste romane animate da personaggi come Gabriele d’Annunzio. Proprio in uno di questi ricevimenti, il pittore incontra la “bianca” – come la definì il poeta abruzzese – contessa Gianotti, la quale gli commissiona il grande ritratto a pastello oggi alla Galleria d’Arte Moderna di Roma e mai esposto prima. Tornata in auge dopo un periodo di declino, la tecnica del pastello venne usata più volte dall’artista, perché gli permetteva di ottenere in tempi veloci un disegno deciso e quei preziosi effetti di colore che tanto prediligeva.

Nel 1912 Arturo Noci è tra i fondatori della Secessione romana, un movimento nato dall’iniziativa di un gruppo di artisti che intendeva svicolarsi dalle scelte attardate delle esposizioni ufficiali. Nel periodo secessionista il pittore realizza alcuni suoi capolavori esposti in mostra, come il Ritratto di Lyda Borelli, diva del cinema muto, e L’arancio, testimonianza della sua interpretazione personale della tecnica divisionista adottata negli anni Dieci.

Nel 1923 i successi internazionali e i forti legami con una clientela anglo-americana lo spingono a trasferirsi a New York, dove svolge per trent’anni una feconda attività di ritrattista dell’alta borghesia fino alla morte, avvenuta in seguito a un incidente stradale.

In questa mostra prevalgono indubbiamente i ritratti femminili, e tra questi ci colpiscono in particolare quelli delle attrici del cinema muto. Oltre a quello di Lyda Borelli, che indugia su particolari velati di sensualità quali le labbra, accese da un rosso carminio, non passa inosservato quello di Pina Menichelli, che saetta il suo sguardo da maliarda da sotto un cappello nero, come pure quello della polacca Soava Gallone (riprodotta anche in un pastello), dai bellissimi capelli rossi.

P.S.

Arturo Noci (1874-1953). Figure e ritratti degli anni romani
11 Giugno - 27 Settembre 2015
Galleria d’Arte Moderna di Roma
Via Francesco Crispi, 24
Da martedì a domenica ore 10.00 - 18.30
La biglietteria chiude alle ore 17.30; lunedì chiuso
Intero € 7,50; Ridotto € 6,50

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