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SCULTURE Preziose nel Braccio di Carlo Magno

Una mostra sull’oreficeria sacra del Lazio
venerdì 1 maggio 2015 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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I più raffinati manufatti della produzione argentiera laziale, apparati sacri come calici, pastorali, ostensori e croci astili, ma soprattutto vere e proprie sculture e gruppi scultorei, oltre a un’ampia serie di reliquiari antropomorfi, sono esposti nel Braccio di Carlo Magno, in piazza San Pietro, fino al 30 giugno 2015 nell’ambito della mostra “Sculture preziose. Oreficeria sacra nel Lazio dal XIII al XVIII secolo”, a cura di Anna Imponente e Benedetta Montevecchi (curatrice anche del catalogo edito da Gangemi).

Come ha affermato il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci in occasione della presentazione della mostra, “c’è stata un’epoca che ha visto la bellezza entrare nelle chiese delle città e delle campagne… Non c’era parrocchia rurale, non c’era confraternita di paese che non fosse in grado di offrire al suo popolo una piccola porzione di bellezza”. Bellezza magari affidata a un solo oggetto, alla statua portata in processione nella festa patronale o al reliquiario che veniva tirato fuori solo in occasioni speciali, per scongiurare una calamità. Proprio partendo da queste considerazioni sul dono della bellezza, che ancora abita, anche se spesso trascurata, in molte chiese di paese, i Musei Vaticani, insieme con la Soprintendenza per i Beni storici artistici ed etnoantropologici del Lazio diretta da Anna Imponente, hanno voluto allestire questa esposizione di oggetti per lo più inediti, provenienti sia da raccolte diocesane, sia direttamente dalle chiese.

Da Rieti a Viterbo, da Gaeta a Fondi, da Montefiascone a Veroli, giusto per citare qualche località, sono stati prestati più di 100 capolavori di arte gotica, romanica e soprattutto barocca, selezionati privilegiando l’operato di grandi artefici, a volte anonimi, ma sempre in grado di esprimere, anche in questi esempi di arte cosiddetta “minore”, la grande cultura figurativa della loro epoca. Ad accoglierci è la statua equestre di Sant’Ambrogio martire proveniente da Ferentino: realizzata in argento fuso e cesellato da Fantino Taglietti, è uno dei più importanti capolavori dell’oreficeria secentesca.

La mostra ci colpisce, oltre che per il pregio artistico, per il valore intrinseco dei metalli utilizzati, soprattutto argento e oro, ma questa preziosità non ci deve meravigliare più di tanto, perché l’oro è simbolicamente il colore del sole e quindi della luce divina, e pertanto è sempre stato usato nell’arte sacra a partire dall’antichità, spesso in abbinamento con altri materiali (pensiamo in particolare alle statue crisoelefantine del mondo greco). Del resto una statua tutta d’oro sarebbe sfacciatamente eccessiva e perderebbe quella bicromia tipica dell’arte devozionale, che la rende valida anche pittoricamente, come quando vengono evidenziati con l’oro i capelli o le barbe dei santi. Talvolta poi all’oro e all’argento vengono uniti smalti colorati o pietre preziose in un felice e simbolico connubio. Nel busto reliquiario trecentesco di Santa Felicita (matrona romana martirizzata dopo i suoi sette figli), proveniente da Montefiascone, un rubino incastonato sul collo allude forse al sangue del martirio, ma potrebbe essere visto anche come riflesso della luce della Fede. È una pietra che ci commuove, così come la bellezza aulica, ma al tempo stesso struggente, del volto della santa.

Tra le opere più antiche troviamo uno sportello di reliquiario a cassa di arte limosina del primo quarto del XIII secolo (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia). Realizzato in rame dorato e smaltato, raffigura un angelo su uno sfondo decorato con motivi geometrici e vegetali con preponderanza del blu e del turchese. Pure del XIII secolo è il busto reliquiario di Santa Maria Salome in argento inciso e dorato, proveniente da Veroli.

Numerose e finemente lavorate sono le croci processionali del XIV secolo, tra cui quella abruzzese proveniente da Cittaducale che raffigura sul verso le figure degli evangelisti, oltre a quella centrale del Cristo, e sul recto la Madonna, San Giovanni e San Michele Arcangelo. Una base di croce di oreficeria franco-angioina (XIV secolo) proveniente da Gaeta (Museo Diocesano) rappresenta una Fuga in Egitto.

Di ambito senese e databile alla metà del XV secolo è il busto reliquiario di Santa Margherita, proveniente da Montefiascone, arricchito da pietre dure e smalti e da un drago scintillante d’oro (forse un’aggiunta secentesca), attributo iconografico della santa martire di Antiochia.

Uno dei pregi della mostra è, in effetti, quello di farci conoscere l’iconografia di santi poco conosciuti e anche delle rappresentazioni meno comuni di altri notissimi. Pensiamo per esempio a San Michele Arcangelo. Il più delle volte è raffigurato come guerriero con la spada che trafigge Satana, ma altre volte, come nel caso della statuetta settecentesca in argento fuso proveniente da Rocca Canterano, è raffigurato come pesatore di anime con tanto di bilancia. E qui viene spontaneo pensare ad analoghe rappresentazioni di divinità psicopompe come l’egizio Thot e il greco Ermes, assimilati tra loro in epoca alessandrina.

Tra i capolavori in mostra ci sono ritratti di grande espressività e bellezza, come quello cinquecentesco di San Pietro Ispano, proveniente da Boville Ernica, o quello di San Bernardino da Siena, di Luigi Valadier, da Filettino, né va dimentico il pregevole gruppo del Battesimo di Cristo (1760), di Giovanni Ledus e Giovanni Petroncelli, realizzato in rame dorato e restaurato di recente, appartenente al Museo dell’Abbazia di Casamari.

L’opera più recente è la Santa Barbara, realizzata da Giuseppe Boroni nel 1800 e prestata dalla cattedrale di Rieti. A figura intera, ha un aspetto dolce e classicheggiante, ben lontano dalla drammatica rappresentazione di altre sante, come nel caso del busto secentesco di Santa Sinforosa, proveniente da Tivoli, o di santi come il San Sebastiano eseguito da Giovanni Giardini nel 1697, proveniente da Fumone.

P.S.

“Preziose sculture. Oreficeria sacra nel Lazio dal XIII al XVIII secolo”
Piazza San Pietro, Braccio di Carlo Magno
Orari: lunedì - venerdì dalle 9,30 alle 17,30; mercoledì dalle 13,30 alle 17,30; sabato dalle 10 alle 17; domenica e festività vaticane chiusa.
Ingresso gratuito

Le foto sono tutte della Foto © Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio


 

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