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MEDITERRANEO, ANTICA CULLA DI CIVILTÁ

"Méditerranée, mer morte", titola ora il giornale francese Liberation
venerdì 1 maggio 2015 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Attualità
Argomenti: Opinioni, riflessioni


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Un tempo la parola “Mediterraneo” subito richiamava alla mia mente di cinefila l’omonimo film di G. Salvatores in cui dei soldati italiani mandati a presidiare una piccola, meravigliosa isola greca durante la guerra, isolati dal mondo, riescono a sfuggire agli orrori del conflitto, godendosi in pace uno splendido mare azzurro e l’amicizia degli abitanti.

Un’altra immagine talvolta arrivava a me dal passato, quella della mia insegnante di lettere che parlando del Mar Mediterraneo un giorno ci spiegò che esso veniva chiamato “Mare Nostrum” dagli antichi Romani. Ricordo ancora la sua voce mentre esclamava con una sorta di positiva enfasi: “Mare Nostrum, definito culla di antiche civiltà! Mare considerato “nostro” poiché univa le terre conquistate, favorendo scambi commerciali e culturali tra Oriente e Occidente”.

Più tardi, passando ai successivi livelli di studio, appresi che per avere “uno sbocco” sul Mediterraneo molte nazioni avevano lottato, perfino intrapreso guerre, per interessi politico-economici, soprattutto dopo la Rivoluzione Industriale quando crebbe il fabbisogno di materie grezze. Non ritrovai mai più, tuttavia, lo spirito che animava quelle lezioni di un tempo, quando da ragazzina ascoltando la mia prof. riuscivo a sognare ad occhi aperti, immaginando vascelli di Fenici che solcavano le onde, l’antico Egitto, la Grecia con la sua arte e filosofia, miti e leggende, Omero, la guerra di Troia e il vagabondare di Ulisse tra diversi lidi, gli antichi popoli italici, e poi ecco Roma, caput mundi, le invasioni barbariche e così via.

Come appaiono lontane quelle epoche! Guerre ce ne sono sempre state, ma non così devastanti come quelle attuali con le loro terrificanti armi e la totale mancanza di rispetto verso il nemico. Altro che eroi omerici, altro che Achille e Priamo, la pietà per un vecchio padre che chiede umilmente le spoglie del figlio!

Mai un tempo avrei immaginato che “Mare Nostrum” potesse un giorno indicare continue operazioni di salvataggio per strappare alle onde tanti poveri migranti o che tale nome si potesse addirittura trasformare in “Triton”, scomodando perfino la mitologia greca e ignorando forse che Tritone, figlio del dio del mare, Poseidone, calmava le acque con il suo corno di conchiglia. Altro che Tritone! Flutti giganteschi di un mare in tempesta ingoiano ogni giorno migliaia di esseri umani e così il Mediterraneo oggi è diventato un grande cimitero, “Mer Morte”, come titola il giornale francese Liberation.

Mentre le primavere arabe sono ormai lontane, venti di guerra e terrorismo dilagante agitano l’Africa e minacciano l’Europa dove i paesi più deboli attraversano gravi crisi, travolti da incomprensibili scelte politiche e finanziarie. Per far riequilibrare e rassicurare le altalenanti borse internazionali (che strano!), pare sia opportuno apportar tagli a pensioni, cultura, istruzione, occupazione, ambiente e sanità.

Rivoluzioni, guerre, l’attacco alle Torri Gemelle dunque non son bastati a generare un “risveglio” delle coscienze?

Gli africani, stanchi di dittature, miseria, guerre e malattie, in massa emigrano attraversando il Mediterraneo e approdando sulle più abbordabili coste italiane, mentre l’Europa risulta ancora alquanto assente, più occupata a fare i conti in tasca ai paesi poveri che a proporsi come faro di civiltà e di cultura.

Nemmeno la minaccia del terrorismo sembra far svegliare i banchieri e come, al solito, si parla più degli “effetti” che delle “cause”. Comunque anche se divenissimo più consapevoli delle cause pregresse, forse già siamo andati troppo in là e per trovare soluzioni ora non basterà più nemmeno tutta l’Europa, ma il mondo intero dovrebbe intervenire, in particolare i paesi più potenti, rinunciando ad egoistiche scelte.

Tutti ci auguriamo, intanto, che il terrorismo non dilaghi, ma lasci il posto a una proficua e pacifica integrazione costruita sugli aspetti multiculturali positivi, anche se le società multirazziali segneranno inevitabilmente una perdita di preziose identità culturali, sia occidentali che orientali.

Purtroppo già costatiamo una diffusa svalutazione della cultura in genere, alimentata da una deriva etica che esalta ignoranza, cattivo gusto ed eccessi consumistici in paesi ricchi o “emergenti”, mentre in quelli sottosviluppati mancano acqua, cibo, istruzione e cure mediche. Non c’è nessuna pietà nemmeno per i bambini!

Non sarebbe più giusto creare condizioni di maggiore “vivibilità” in quelle terre, arginando in tal modo gli imponenti flussi migratori e preservando diversità e identità? Ecco forse sarà proprio questa la sfida del futuro per chi voglia conservare una “diversità positiva” che ci dovrebbe guidare in tutte le nostre scelte, nel rispetto di persone e popoli, se desideriamo vivere in pace, libertà, democrazia in un mondo “non omologato” nel quale soprattutto i bambini possano crescere serenamente.

Ci auguriamo pertanto che proprio dal Mar Mediterraneo, l’antico Mare Nostrum, culla di civiltà, possa partire un costruttivo esempio, prima che sia troppo tardi per il mondo intero.

 

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