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The Theory of Everything

IL CINEMA RISCOPRE DUE GRANDI SCIENZIATI: HAWKING E TURING

“Genio e diversità” in due film candidati agli Oscar 2015
domenica 1 febbraio 2015 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Prime Cinema


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Il cinema punta i riflettori su due grandi scienziati britannici, Stephen Hawking e Alan Turing: due geni, due vite emblematiche che ci fanno riflettere non solo sul valore della “diversità”, ma anche su vita e morte, incomprensione e intolleranza, amicizia e amore.

Nel film “la Teoria del Tutto" che ha ottenuto 5 Nomination all’Oscar, il regista James Marsh racconta la storia di Stephen Hawking, celebre matematico, astrofisico e cosmologo inglese, avvalendosi della biografia scritta da Jane Wilde, prima moglie di Stephen, “Travelling to Infinity: my life with Stephen”.

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Nato a Oxford nel 1942, Hawking è noto soprattutto per i suoi studi su buchi neri e origine dell’universo. All’università di Cambridge ha occupato per circa 30 una prestigiosa cattedra di matematica, in passato assegnata anche a Newton. Condannato da una grave malattia a una progressiva atrofia muscolare e costretto infine a comunicare con un sintetizzatore vocale, è riuscito comunque a conseguire brillanti risultati nel campo della ricerca scientifica, ottenendo numerosi riconoscimenti e onorificenze nel corso della sua vita e ancor oggi continua con coraggio a vivere e a studiare. Nel 1991 ha divorziato da Jane Wilde, la prima moglie con cui ha mantenuto un rapporto d’amicizia, e nel 1995 ha sposato Elaine Mason.

Nel film la storia incomincia a Cambridge nel 1963, quando Stephen Hawking è solo un promettente laureando in fisica, appassionato di cosmologia che egli definisce ’la religione per atei intelligenti’ e persegue l’obiettivo scientifico di trovare una formula matematica che spieghi l’origine del mondo e dell’universo: la ’teoria del tutto’. Ad una festa incontra Jane Wilde, studentessa di lettere, se ne innamora e la sposa. La loro è una storia d’amore destinata a durare nel tempo, ma anche a cambiare nel corso degli anni.

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S. Hawking e Jane Wilde nella vita reale
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Pur riconoscendo la genialità di Hawking, il regista tuttavia preferisce raccontarne le vicende private, focalizzando l’attenzione sull’amore della coraggiosa e determinata Jane che permette a Stephen di affrontare la grave malattia, continuare a vivere e conseguire grandi risultati in campo scientifico. Sullo schermo due bravi attori danno vita ai personaggi: la luminosa Felicity Jones, nei panni di Jane, ed Eddie Redmayne, straordinario interprete nell’evidenziare il graduale declino fisico di Hawking, esprimendo attraverso lo sguardo dolcezza, intelligenza e ironia. Celebre resterà una sua frase ’finché c’è vita, c’è speranza’, messa in rilievo anche nel film che si conclude con l’invito della regina Elisabetta a Buckingham Palace per il conferimento del titolo di Cavaliere dell’Ordine Britannico, alla presenza dei suoi tre figli e di Jane.

Meno fortunato un altro genio britannico, Alan Turing (Londra 1912-Winslow 1954), brillante matematico ed esperto crittografo considerato ora come uno dei padri della moderna informatica, mentre ai suoi tempi fu perseguitato dalla rigida società britannica.

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Alan Turing

Nel film del regista norvegese M. Tyldum, “The Imitation Game” (tratto dalla biografia di Andrew Hodges “Alan Turing: the enigma), la storia inizia a Manchester negli anni ’50 quando Alan (interpretato magistralmente da Benedict Cumberbatch) viene arrestato a causa della sua omosessualità, allora considerata un reato: interrogato da un poliziotto che afferma di volerlo aiutare, con sincerità gli racconta la sua vita. E così attraverso una serie di flashback lo spettatore apprende che Alan goffo e impacciato, ma bravissimo in matematica, fin da ragazzo fu considerato “un diverso” spesso incompreso, invidiato o deriso da compagni di scuola e insegnanti. Solo un amico gli fu vicino in quel periodo, Christopher Morcom, al quale si legò con amore, ma purtroppo la sua prematura e inaspettata morte fu per lui un’ulteriore dolorosa esperienza a livello psicologico. Più volte nel racconto viene ripetuta una frase di cui Morcom si servì per incoraggiare Alan: “Sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare”.

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Per sottolineare questo legame nel film Alan dà il nome di “Christopher” ad una macchina da lui inventata (in realtà denominata “la bomba”) che poi mise al servizio del suo paese durante la seconda guerra mondiale, creando un gruppo di lavoro a Bletchley Park. Con l’aiuto di tale macchina e di pochi esperti tra i quali Hugh Alexander (Matthew Goode), campione di scacchi, e soprattutto di Joan Clarke (Keira Knightley), abile in enigmistica, Alan riuscì a decrittare il codice Enigma, ideato dai tedeschi per comunicare le loro operazioni militari in forma segreta.

Joan Clarke, che lo ammirava molto, lo aiutò e gli fu vicina, sperando perfino di diventare sua moglie, ma benché nutrisse per lei un profondo affetto, onestamente Alan le confessò di essere gay e si allontanò da lei.

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Sackville Park Placca in ricordo di Turing

Il film ha ottenuto 8 nomination agli Oscar, mentre su qualche giornale inglese sono state evidenziate inesattezze e discrepanze rispetto ai fatti reali. Comunque un fatto è certo: Alan Turing per non finire in prigione e per poter così continuare studi e ricerche, nel 1952 fu costretto ad accettare la castrazione chimica che lo condusse al suicidio. Una riabilitazione ufficiale arrivò solo nel 2013, quando la regina Elisabetta finalmente concesse ad Alan Turing “l’assoluzione reale” su richiesta del ministro della giustizia, Chris Grayling, che evidenziò l’importanza delle sue ricerche a Bletchley Park.

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Joan Clarke

Stephen Hawking e Alan Turing, due geni contrassegnati dalla “diversità”, due vite emblematiche che ci dimostrano quanto siano importanti l’amore, l’amicizia, il calore umano, il riconoscimento dei propri meriti per affrontare le difficili prove della vita.

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Bletchley Park

Lo sfortunato Alan non ebbe nulla di tutto ciò e morì a soli 42 anni, il settantenne Stephen è ancora vivo malgrado la grave malattia che secondo i medici dell’epoca avrebbe dovuto condurlo alla tomba in soli due anni.

 

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