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Luca Giordano

SACRA FAMIGLIA CON SAN GIOVANNINO, CIRCA 1660 olio su tavola, in ovale, cm 211 x 168,5

UN CAPOLAVORO RITROVATO DI LUCA GIORDANO ‘a la maniere de Raffaello’

Riemerso da una collezione privata marchigiana un dipinto straordinario per qualità misura e valenza artistica
domenica 23 novembre 2014 di Pietro di Loreto

Argomenti: Arte, artisti


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Uno straordinario dipinto, concordemente attribuito da tutta la critica a Luca Giordano (Napoli, 1634 – 1705) , il grande pittore napoletano anche noto col nomignolo di Luca fa presto, viene esposto dal 20 novembre fino al 24, e verrà esitato nella prossima Asta di Dipinti antichi che si terrà il prossimo 24 novembre presso lo storico palazzo Odescalchi, oggi sede della “Minerva-Auctions”, una giovane casa d’Aste ma già affermatasi come la prima della Capitale e tra le più attive in Italia.

Si tratta in effetti di un ritrovamento clamoroso, riemerso grazie alla capacità ed alla tenacia della dott.ssa Valentina Ciancio, direttrice del Dipartimento Dipinti Antichi della Minerva, secondo la quale potrebbe trattarsi precisamente del dipinto che Luca Giordano realizzò ’alla Maniera di Raffaello’, visto da Antonio Ponz al Palazzo dell’Alcázar di Madrid, e descritto appunto ’in [formato] ovale’.

Datata intorno al 1660, la tavola ha un grande valore dal punto di vista filologico e documentario, dal momento che probabilmente rappresenta un esempio, forse il più autorevole, di una serie di opere che l’artista partenopeo ebbe a realizzare in omaggio a Raffaello e più in generale alla grande maniera italiana del Cinquecento, essendo spinto certo da motivi di mercato, ma anche, se non soprattutto, da un intento compositivo al limite della competizione ed assai più complesso.

Non per caso, l’impegno profuso - che si può facilmente evincere dallo straordinario livello degli esiti formali conseguiti- ne fanno se non un unicum, uno dei punti di arrivo della riflessione sui canoni del classicismo nell’arte italiana del Seicento, che non ha niente a che vedere con la delimitante definizione di copia.

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Giordano part. 1

Il dipinto in questione, insomma, si presenta come un vero caso di studio che appassionerà tanto gli addetti ai lavori quanto il pubblico degli amanti delle belle arti, anche per le sue caratteristiche tecniche ed esecutive - incluse le dimensioni da grande galleria; in effetti, la sua ricomparsa oggi fornisce l’occasione di approfondire in modo ancor più consapevole quale sia stato il debito che gli artisti dell’età barocca –di cui Giordano, com’è noto fu tra i capofila- avessero accumulato circa la conoscenza stessa dell’arte rinascimentale.

La stessa composizione della tavola - con le assi assemblate in orizzontale, al modo nordico – richiama la volontà di dover conseguire le stesse qualità e caratteristiche calligrafiche di una esecuzione cinquecentesca, e di sicuro deve aver comportato uno studio specifico da parte dell’artista napoletano.

Del resto, questa attenzione non è episodica se nella ben più tarda Madonna con Bambino, San Giovannino e Santa Elisabetta a Madrid, Prado (verso il 1697), ’Giordano puso también especial interés en el soporte que, curiosamente, no es de chopo, como utilizaba el maestro imitado [cioè Raffaello], sino de raíz de nogal’ (cfr. A. Ubeda de los Cobos, Luca Giordano y el Casón del Buen Retiro, Madrid, 2008, p. 172).

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Giordano part.2

Dal punto di vista narrativo, nel dipinto sono ben percepibili due momenti uniti fra loro come per svelare una sorta di epifania cristologica: quello della Fuga in Egitto, visibile sullo fondo alle spalle della figura della Vergine, e quello del Riposo, nel quale Maria ha momentaneamente abbassato il libro che tiene nella mano sinistra per osservare l’acronica effusione di tenerezza tra Gesù bambino e San Giovanni Battista bambino.

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Giordano part.3

Il gruppo della fuga in Egitto sembra richiamare vari precedenti come ad esempio una nota stampa di Albrecht Dürer, oppure la Fuga in Egitto dipinta da Tintoretto a Venezia, ora alla Scuola di San Rocco, oppure ancora lo stesso Riposo nella fuga in Egitto di Paolo Veronese, noto anche da stampe del primo Seicento.

E’ stato ben evidenziato dal prof. Riccardo Lattuada, che presenterà il dipinto Venerdì 21 alle ore 18,30 a Palazzo Odescalchi, e che ha redatto la scheda di catalogo fornendo ulteriori delucidazioni e approfondimenti intorno al capolavoro di Giordano, che “le figure principali sono una silloge di varie opere di Raffaello. Chi scrive ha rilevato come la Sacra Famiglia con San Giovannino a Madrid, Prado - che è in sostanza una versione più tarda e con varianti del presente dipinto - sia un tributo alla Madonna del Divino Amore di Raffaello, nota attraverso una innumerevole quantità di copie coeve e non. Ma dettagli come il braccio sinistro di Maria vengono da altre opere di Raffaello, e l’azzurro intenso del paesaggio di sfondo - così come lo straordinario brano di lapislazzulo con riflessi bianchi del mantello di Maria - sembra ispirato alla Madonna di Foligno, cioè l’opera per così dire più veneziana di Raffaello. Lo sfumato del chiaroscuro degli incarnati, poi, ha fatto pensare a un’attenzione nei confronti di Sebastiano del Piombo (cfr. G. Scavizzi, Le opere neo-raffaellesche, cit., p. 28)”.

Secondo lo studioso “le osservazioni qui compiute rendono chiara la pertinenza del presente dipinto a quella parte del percorso di Luca Giordano per la quale si parla di ’dipinti alla maniera di’ (cfr. A. Úbeda de los Cobos, Luca Giordano y el Casón del Buen Retiro, Madrid, 2008, in part. il capitolo Luca Giordano ’alla maniera di’, pp. 141-175).

Quanto lo straordinario artista partenopeo potesse per l’appunto riprodurre opere di altri famosi colleghi contemporanei e non è cosa nota agli storici dell’arte. E tuttavia in questo caso siamo ad un passaggio che probabilmente segna un discrimine; come scrive ancora Lattuada : “Siamo di fronte una ricetta complicata … lo scopo è tornare alla grande maniera del Cinquecento con gli strumenti e la sensibilità del Seicento. Raffaello è il detentore della norma, del perfetto equilibrio fra natura e forma, e alcuni artisti napoletani comprenderanno a fondo le implicazioni della sua arte’ (R. Lattuada, Tendenze di pittura purista, cit., p. 160). Tra essi però, e aggiungerei in tutta la pittura italiana del Seicento, nessuno seppe farlo come Luca Giordano.

Probabilmente riusciva all’artista quello che per altri non era consueto, vale a dire poter far nascere ciò che Bernard Berenson chiamava ‘l’aumento di vitalità’, cioè “quello che dà la lettura di un grande testo, la visione di un grande quadro”.