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Manifesto della mostra

L’impero degli dei

Una grande mostra sui culti orientali tra il I e il IV secolo a Karlsruhe
martedì 1 aprile 2014 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Mitra, Iside, Cibele, Giove Dolicheno erano divinità orientali alternative a quelle del paganesimo ufficiale, che a Roma ebbero grande presa sulla popolazione tra il I e il IV secolo d.C., in contemporanea con l’affermazione del cristianesimo. I loro culti erano tutti caratterizzati dall’elemento iniziatico-misterico e dal segreto che vincolava i partecipanti. Presentare le ultime ricerche sull’argomento e sollevare, sia pure parzialmente, il velo di mistero che ricopre i culti orientali è quanto si propone la mostra “L’impero degli dei. Culti e religioni nell’impero romano”, a cura di Susanne Erbelding, che si tiene a Karlsruhe (Germania), nel Badisches Landesmuseum, fino al 18 maggio 2014.

La scoperta più eclatante è stata quella che ha permesso di presentare in mostra un rilievo in marmo lunense con la raffigurazione di Mitra tauroctono (II secolo d.C.), ricomposto dopo un complesso restauro a Karlsruhe, grazie ad un accordo di collaborazione fra la Direzione Generale per le Antichità, la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e il Museo regionale di Karlsruhe.

Il ricongiungimento è stato possibile grazie all’intuito dello studioso svizzero Rolf Andreas Stucky che già alla fine degli anni ’80 del secolo scorso aveva attribuito il frammento lapideo con il volto di Mitra, pervenuto al Museo di Karlsruhe attraverso un commerciante svizzero, al grande rilievo mitriaco privo della testa (costituito da 57 frammenti con significative tracce di colore), conservato al Museo delle Terme di Diocleziano, che era stato rinvenuto a Roma nel 1964, in località Tor Cervara, in un’area interessata da residuati bellici in parte inesplosi.

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Dopo questa prima presentazione in Germania, a partire dal 19 maggio 2014, è prevista l’esposizione permanente della scultura nel Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano, che conserva anche lo splendido rilievo proveniente dal mitreo di Santo Stefano Rotondo, attualmente anch’esso in mostra a Karlsruhe.

Il dio solare Mitra, di origine persiana, secondo il mito era nato invincibile (Sol Invictus era uno dei suoi appellativi) da una roccia generatrice il 25 dicembre (solstizio d’inverno), giorno che diventerà poi il Natale di Cristo, e sarebbe stato assunto in cielo dopo aver ucciso un toro, simbolo di vita, per allontanarlo dal Male e rendere possibile col suo sangue la rigenerazione del creato. Ed è proprio questo sacrificio primigenio a essere raffigurato nei mitrei, quegli ambienti sotterranei, chiamati spelea perché simili a grotte, dove gli adepti si riunivano per compiere il sacrificio rituale e partecipare al pasto sacro. Suggestiva è la ricostruzione in mostra del mitreo di Capua, uno dei pochissimi che ha conservato in affresco la tauroctonia.

Le due grandi madri Iside e Cibele sono sicuramente le divinità femminili che maggiormente colpiscono l’attenzione dei visitatori con la loro presenza misteriosa e i loro oggetti di culto. Iside era la dea egizia, sposa e sorella di Osiride, che era riuscita a concepire il figlio Horus (Arpocrate) dopo l’uccisione del marito da parte del dio Seth, che aveva fatto a pezzi il corpo di Osiride e disperso i suoi resti nel Nilo. La figura della dea ha subito, attraverso i secoli, varie e profonde metamorfosi ed è stata assimilata a diverse divinità greco-romane, tra cui Fortuna, e molti suoi attributi sono poi passati alla Madonna: pensiamo soprattutto alla sua immagine di Iside lactans e alla falce di luna che la caratterizza.

All’epoca in cui giunse in Italia, Iside non era accompagnata da una fama di austerità, ma col tempo, quando una nuova moralità domandò agli dei di rendere l’uomo virtuoso, i suoi sacerdoti cercarono di soddisfare questo bisogno attribuendo grande importanza alle purezza, che acquistò un nuovo significato di purificazione dai peccati. La rinuncia ai piaceri dei sensi divenne allora la condizione indispensabile per giungere alla conoscenza della divinità, come si può capire leggendo il romanzo fantastico di Apuleio, Le Metamorfosi, che in realtà è un’iniziazione ai riti misterici della dea.

Diversi erano gli edifici isiaci presenti nella capitale (il più importante era sicuramente l’iseo di Campo Marzio, o iseo Campense), e in tutto il mondo romano. Ricordiamo in particolare l’iseo di Pompei, di cui ammiriamo in mostra un modello, che deve aver ispirato a Mozart l’ambientazione egittizzante del suo Flauto magico.

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Teaser Imperium

La dea Cibele, la Madre degli dei, veniva dalla Frigia (Asia Minore) ed era l’unica divinità straniera a essere presente sul Palatino in ricordo delle origini troiane dell’Urbe. La sua immagine cultuale (un meteorite nero) era stata portata da Pessinunte a Roma in seguito a un responso dei libri sibillini e da allora i suoi sacerdoti (arcigalli) la veneravano con riti misterici anche cruenti. Il suo culto era associato a quello del giovane pastore Attis, che, eviratosi e morto, era poi risorto. I misteri legati alla resurrezione di Attis culminavano all’equinozio di primavera, e quindi con il risveglio della natura, e c’è chi ha visto in essi un preludio alla morte e resurrezione di Cristo.

Tra le altre divinità orientali grande importanza aveva Giove Dolicheno, il cui culto proveniva da Doliche, in Anatolia. Egli era il dio del cielo e della tempesta ed era raffigurato seduto o in piedi su un toro, con una scure nella mano destra e una folgore nella sinistra. Nella sua versione romana indossa una corazza, ma conserva il copricapo frigio e i pantaloni caratteristici dell’abbigliamento orientale. Forse per la sua aura guerriera, era considerato il protettore dell’imperatore e molti dei suoi seguaci erano militari, ma, avendo anche una connotazione salvifica, aveva tra i suoi fedeli cittadini privati e donne. Una caratteristica del culto è la presenza di triangoli cesellati, come quello proveniente da Nida-Heddernheim (175 d.C circa, Museo di Wiesbaden), che presumibilmente venivano usati come vessilli durante le processioni.

La sezione finale della mostra è dedicata al Cristianesimo, la cui liturgia aveva qualche esteriore somiglianza con i riti misterici di altre divinità, Mitra soprattutto, e che, nonostante la tolleranza dimostrata dai romani verso le altre religioni, subì una serie di persecuzioni da parte di alcuni imperatori, finché l’editto di Milano del 313, emanato da Costantino, non pose fine a questa situazione e alla lunga il Dominus cristiano ebbe la meglio su quelli pagani.

Nonostante le diversità dei luoghi di rito dei misteri (santuari o mura domestiche), dei modi e delle tecniche (processi di purificazione con svelamento di oggetti, cortei, fiaccolate oppure danze e canti, letture di testi, sacrifici e pasti rituali), essi sono l’evidente manifestazione del continuo bisogno del singolo individuo di ricercare il significato dell’esistenza e della salvezza eterna. Si intravede sempre da parte dell’iniziato la speranza di entrare in contatto con la divinità, che sola può assicurare un futuro migliore di quello vissuto al momento.

 

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