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L’Uomo Ombra, (A&A EDIZIONI 2014)

“L’Uomo Ombra“ sul mistero della morte di Wolfgang Amadeus Mozart

Intervista ll’autore: Maestro Giampiero Bernardini
martedì 1 aprile 2014 di Maria Grazia Teodori

Argomenti: Interviste
Argomenti: Musica, Concerto, Balletto
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Giampiero Bernardini


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E’ appena stato pubblicato e presentato a Roma il 22 marzo al Teatro Arvalia, il nuovo libro del Maestro Giampiero Bernardini, dal titolo inquietante: “L’Uomo Ombra”, A&A EDIZIONI, € 20,90

Bernardini è diplomato in Musica corale e Direzione di coro e in Composizione, laureato in Lettere con una tesi pubblicata nel 1993 sulla rivista Studi musicali dell’Accademia di Santa Cecilia, titolare della cattedra di Armonia complementare, Storia e analisi del repertorio e Analisi delle forme compositive presso il Conservatorio “Licinio Refice” di Frosinone da oltre trent’anni. Compositore, la sua musica è rappresentata nei maggiori teatri italiani ed esteri.

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Andrea Luchesi

Il libro non è un saggio sulla morte (e sulla vita) di Mozart ma piuttosto un giallo, una storia piena di mistero sulle tracce di un autore sconosciuto ai più, Andrea Luchesi.

La vicenda si sviluppa tra Roma, Venezia, Modena, Vienna, Bonn, e i protagonisti indagano su alcune “ incongruenze” della vita e della morte di Wolfgang Amadeus Mozar.

La figura del titano Mozart, vacilla; ritenuto per secoli forse il più grande compositore di tutti i tempi per facilità compositiva, soluzioni armoniche pre-romantiche e per la perfezione delle partiture che non presentano mai correzioni o cancellature, (dotato inoltre di una prodigiosa memoria che, dice la leggenda, gli permise di trascrivere di nascosto in carrozza, senza uno sbaglio, il” Miserere” di Gregorio Allegri, subito dopo averlo ascoltato a Roma l’11 aprile 1770 nella Cappella Sistina, poiché ne era stata vietata la diffusione dal Papa, data la straordinaria bellezza), si aprono ora delle ombre che ne offuscano il mito.

Un altro “Codice da Vinci” si dirà.

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Giorgio Taboga

Non è cosi per molti motivi come si renderà conto il lettore ma per chiarire bene la “spinosa” questione, di cui già si era già occupato per lungo tempo Giorgio Taboga morto a 77 anni, musicologo contro corrente, molto conosciuto tra gli addetti ai lavori soprattutto per la tesi, sostenuta in un articolo dal titolo “ Andrea Luchesi, and his role in the birth and his role in the birth of Haydn, Mozart and A case of damnatio personae, of Haydn, Mozart and Beethoven myths “, e nel saggio “ L’assassinio di Mozart “ che indaga appunto sul presunto assassinio di Mozart. Ricercatore, scrittore, profondo estimatore di Andrea Luchesi,   (compositore settecentesco nato a Motta di Livenza nel 1741 e morto a Bonn nel 1801 a cui sono state attribuite molte composizioni del musicista salisburghese), Giorgio Taboga era stato ospite anche a «Voyager», trasmissione di Rai due condotta da Roberto Giacobbo. Nell’ambiente musicale tale tesi è nota da tempo e anche il musicologo inglese Robert Newman si era occupato del “Caso Luchesi”.

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Il maestro Bernardini ha deciso di “indagare” a sua volta, per tentare di fare chiarezza.

Per tentare di capire qualcosa anche noi, lo abbiamo intervistato nella sua bella casa romana.

D. Maestro Bernardini, è corretto definire questo suo romanzo un giallo?

R. Certamente! Si tratta di un libro giallo.

D. E cosa l’ha spinto a scriverlo?

R. La biografia di Andrea Luchesi o Lucchesi, (Fig.2) s’intersecava con la biografia di tutti e tre i grandi classici: Haydn, Mozart, Beethoven. Infatti, Luchesi nel 1771 incontra i Mozart a Venezia (Wolfgang aveva quindici anni) e regala al ragazzo un Concerto per pianoforte e orchestra in Fa magg. che era stato scritto in Italia prima del ’71. Questo concerto Mozart lo portò con sé a Salisburgo e a Mannheim, fu eseguito anche da sua sorella Nannerl e fu uno dei tanti concerti che regalò ai Mozart.

D. Ho letto nel suo libro che Luchesi era un musicista molto apprezzato dai suoi contemporanei.

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Maximilian Friedrich (1761-1784)

R. Certamente, tant’è vero che venne “chiamato per fama” come usava all’epoca, a Bonn dal Principe elettore Maximilian Friedrich (1761-1784), e lì fu assunto prima a tempo determinato e nel 1774 a tempo indeterminato, come Kappellmeister, impiego durato fino a che i francesi invasero Bonn, in Renania, nel 1794 cosa che mise fine al Palatinato.

D. E ricoprì per molto tempo questo incarico?

R. Lucchesi rimase a Bonn fino alla morte avvenuta nel 1801, ricoprendo questo incarico molto prestigioso che richiedeva di comporre musica per l’uso della cappella, sia la musica sacra che quella d’uso e cioè quella sinfonica o la musica di scena, a seconda delle necessità ma soprattutto doveva istruire gli allievi.

D. Allora deve aver conosciuto Ludwig van Beethoven?!

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R.Appare evidente che Beethoven che nacque a Bonn 1770 e che lì rimase fino al 1822,, sia stato un suo allievo e non di Neefe come si è sempre scritto, che era un semplice organista al quale si affidava il basso continuo e in cui si è voluto riconoscere nel dipinto della fig.2, che in realtà ritrae Luchesi. Neefe ricopriva un ruolo molto meno importante e non avrebbe avuto alcun senso che un ragazzo, eccezionalmente dotato come il piccolo Ludwig, andasse a lezione da un musicista modesto invece che dal migliore musicista della città. Se Luchesi non fosse stato bravo, certo non l’avrebbero tenuto come Kappellmeister per tanto tempo ma avrebbero nominato Neefe che oltretutto era tedesco.

D. Sta cercando di dire che si voleva affermare che Beethoven aveva studiato con un tedesco e non con un musicista italiano?

R. Qui c’è la prima falsificazione della realtà: il grande Beethoven doveva aver studiato con un musicista tedesco.

D. Perché? Ce ne sono altre?

R Sappiamo che Beethoven va nel 1792 a Vienna a studiare con Haydn, Taboga ha scoperto una serie di falsificazioni. Haydn richiede nel 1793 al Principe Elettore Massimiliano d’Asburgo-Lorena (Maximilian Franz von Habsburg-Lothringen), il finanziatore del viaggio a Vienna di Beethoven, dei soldi per cinque composizioni fatte insieme al giovane musicista e il Principe risponde che le cinque composizioni le possedeva già in quanto Beethoven le aveva composte a Bonn prima di partire! Haydn aveva mentito, aveva millantato che Beethoven le avesse scritte a Vienna con lui! Ovviamente non fu pagato. Secondo Taboga Haydn è un’altra montatura poiché risulta che Luchesi spedisce sinfonie fin dal 1760, al principe Esterházy perché vengano intestate ad Haydn. Questo spiegherebbe anche il motivo per cui il Principe non lasciò libero Haydn di fare il famoso viaggio a Napoli, allora capitale della musica del ‘ 700, dove operavano musicisti della celebre Scuola napoletana del calibro di Domenico Cimarosa, Nicola Antonio Zingarelli, Domenico Scarlatti, Francesco Provenzale, Francesco Durante, Francesco Feo, Nicola Porpora, Niccolò Jommelli, Gaetano Grecocora e dove uno come lui (che secondo Taboga era un raccomandato e non quello che si voleva apparisse), si sarebbe reso ridicolo! Il tramite di questi invii musicali è il conte Giacomo Durazzo ambasciatore per l’Austria a Venezia, cognato del Principe Esterházy, che in cambio di quelle composizioni avrebbe fatto esordire a Vienna Luchesi con un’opera intitolata “l’isola della fortuna”. Frattanto a Parigi, sempre secondo Taboga, Luchesi era notissimo come il compositore le cui sinfonie erano molto ricercate in Germania . Oggi sono molti gli italiani che non sanno che la musica sinfonica è nata qui in Italia e non in Germania. Si dice accademicamente che il padre della Sinfonia sia Giovanni Battista Sammartini, il cui stile influenzò molto quello di Haydn: ci sono le ricevute del banchiere Castelli che attestano l’avvenuto pagamento a Sammartini per centinaia di sinfonie spedite a Vienna al Principe Esterházy e che sono tutte sparite, non c’è traccia di queste composizioni, mentre di Haydn sappiamo che ha scritto 104 Sinfonie… Giuseppe Carpani,che scriveva libretti d’opera e conobbe Haydn, lo chiamava “L’illustre idiota!”

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Joseph Haydn

D. Insomma Taboga pone molti indizi che fanno riflettere.

R. E’ proprio questa la premessa del mio libro, la sua tesi strutturale e cioè: è completamente autentico l’apporto dei musicisti tedeschi alla formazione del Classicismo viennese, della Wiener Klassik? Ci sono dei misteri su come si forma una civiltà musicale, su come si costruisce un fenomeno come quello del Classicismo che non è solo viennese ma europeo ma che ha in quei tre compositori, Haydn, Mozart e Beethoven e in Vienna, il suo fulcro?

D. Quello che è certo che a Vienna operavano centinaia di musicisti italiani allora molto noti, ignorati dalla formazione del mito del classicismo viennese, come ad esempio Salieri, Kappellmeister principale dell’Imperatore e quindi dell’Impero asburgico, ritenuto il musicista più importante del paese ma passato alla storia come il “mediocre “, invidioso del genio mozartiano. Cosa ne pensa?

R. Salieri ha diretto molta musica di Mozart per Leopoldo II ed essendo un ottimo musicista non poteva non apprezzare Mozart, anche se tra artisti una certa rivalità è normale ma mai al punto di originare il mito del tentato suicidio di Salieri invidioso del puro genio, cosa che ha ispirato sia Puskin che Rimskij-Korsakov . Tale legenda è nata all’indomani della morte di Mozart. In vita, la fama di Salieri era almeno pari a quella di Mozart ma se noi sentiamo la radio oggi, ogni volta che si cita un musicista italiano di quel periodo, è presentato sempre come un accademico minore rispetto ai geni tedeschi, cosa assolutamente falsa e che è inutile negare.

D. Cosa vuole dimostrare sostanzialmente?

R. Insomma, io sostengo nel mio libro che c’è un miracolismo molto forte nei confronti di certi compositori tedeschi, a scapito di quelli italiani (che nel mio libro sono i principali accusati, proprio per il loro assoluto menefreghismo che contrasta enormemente con l’interesse e la cura che del Classicismo viennese hanno i tedeschi) e mi viene il sospetto che sia una forzatura culturale voluta e poiché la musicologia l’hanno inventata i tedeschi, temo che un po’ se la siano aggiustata a proprio piacimento (anche se stimo molto i musicologi tedeschi che hanno contribuito alla riscoperta di autori come Giovanni Pierluigi da Palestrina) ma lo scopo fondamentale del mio libro è quello di rivalutare l’importanza basilare della musica italiana in Europa e non solo dell’opera lirica ma in tutti i generi,cosa che gli italiani o ignorano o hanno dimenticato. Mi viene in mente una frase di Gaspare Spontini, General Musik Direktor a Berlino alla corte di Federico Guglielmo III di Prussia, che disse: “Per i tedeschi la musica è un affare di stato”.

D. Spesso gli affari di stato sono “segreti “ per la sopravvivenza della nazione. Mozart, d’altronde, era massone, com’è noto. Questo può aver favorito questa forzatura?

R. La Germania di quel periodo si stava formando politicamente e culturalmente. Ancora nel 1815 la Confederazione germanica contava trentanove stati diversi. Era quindi assolutamente necessario dare un’identità culturale di elevato profilo a una nazione ancora in via di formazione e che prima del ‘700 non aveva ancora prodotto molto artisticamente, almeno rispetto al nostro paese. Tutto era volto questo scopo.

D. Allora Maestro, chi ha scritto “ Don Giovanni”, ” Le nozze di figaro”, “Il flauto magico”, ecc .ecc. ecc.?!

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Antonio Salieri

R.  Diamo per certo , in base ai dati attuali, che queste opere le abbia scritte Mozart. Tuttavia ci sono degli indizi, tutti consultabili su Internet, che indicano che autori a cui sono attribuite molte opere non siano quelli dichiarati dalla tradizione. Per quanto riguarda le ipotesi, nel libro dico anche che “Le nozze di Figaro “ non sono di Mozart per varie ragioni: la composizione dell’opera fu interrotta perché l’Imperatore commissiona a Mozart e a Salieri insieme, un operina, “L’impresario”, da dedicare a un ambasciatore.

Fu quindi scritta dai due musicisti; intanto si nota chiaramente che la parte scritta da Salieri è nettamente superiore a quella scritta da Mozart, ma soprattutto la parte scritta da Mozart è infinitamente inferiore alle “Nozze di Figaro” e già questo è molto strano. Inoltre, in rete, c’è la riproduzione di una foto della Sinfonia K297 Pariser. Grazie alla tecnica dei raggi infrarossi si evince che sotto l’intestazione a Mozart c’è il nome Luchese, cancellato (Fig. 8).

Poi c’è la vexata quaestio dei tempi di Benedetto Marcello, sull’importanza della musica rispetto al testo, “Prima la musica poi le parole” che in questo caso non sembrerebbe riferita al modo di comporre ma al fatto che la musica delle “Nozze” era già stata scritta da Luchesi. Taboga scopre che in Germania già da un anno e più, era rappresentata un’opera in tedesco intitolata le “Nozze di Figaro” e la compagnia che la rappresentava, era alle dipendenze dell’Elettore di Bonn di cui Lucchesi era il compositore.

D. Quindi sarebbe stata scritta da Andrea Luchesi?

R. L’ipotesi è che prima l’Imperatore rifiuti l’opera, ritenuta scandalosa ma poi Lorenzo da Ponte la traduca in Italiano e Mozart riadatti la musica già esistente, cosa che all’epoca si faceva, si chiamava parodia, come ad esempio aveva fatto Bach sullo Stabat Mater di Pergolesi che è diventato una Cantata tedesca. Il “Don Giovanni” pare sia di Mozart, ma c’è un fatto molto strano: Mozart a pochi mesi dalla morte manda la copia della sua ultima opera “Il flauto magico” a Luchesi perché gliela corregga... Pare che Taboga abbia scoperto la corrispondenza relativa, intercorsa tra i due.

D. Ma Mozart era o no un genio?

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R. Mozart era sicuramente un grande musicista, eccellente improvvisatore e ottimo pianista ma ha scritto 626 numeri d’opera in 35 anni e 10 mesi. Io vorrei ridisegnare il profilo di quest’autore, fermo restando il suo valore. Dove trovava il tempo per comporre, uno che giocava la notte, andava a donne e viaggiava in continuazione? E il fatto che pur guadagnando molto fosse sempre in bolletta, non poteva essere causato dal fatto che la musica la comprava? E le carrozze erano così stabili da evitare ogni sbavatura durante la scrittura delle partiture?

D. In effetti dopo Haydn e Mozart il numero delle composizioni degli autori successivi diminuisce molto.

R. Dopo Mozart e Haydn che scrissero una quantità impressionante di opere, c’è un crollo verticale della produzione con i musicisti successivi: Beethoven scrive 9 sinfonie, 32 Sonate, 16 Quartetti, un opera, Fidelio e poco altro.

C’è inoltre il giallo dell’esame di contrappunto che Mozart fece a Bologna e che Leopold Mozart descrisse come perfetto che in verità, era tutto sbagliato e fu corretto da Padre Martini. Era un Antifona di stile palestriniano ma Mozart la fece come pezzo strumentale, cioè da musicista valido, pieno di talento ma completamente fuori stile, addirittura ci mise le settime diminuite e cioè accordi che non esistevano nella musica sacra palestriniana! Poi ci sono le prove che alcune opere a lui attribuite, Mozart non le abbia mai scritte come la ”Betulia liberata” e altre, tutte scritte in stili diversi.

D. E Luchesi che fine fece?

R. Il nome di Luchesi è stato cancellato dalla Storia della Musica, le due case in cui abitò a Bonn andarono a fuoco dopo la morte di Mozart e recentemente una studentessa che aveva presentato una tesi su di lui, è stata invitata a lasciar perdere. Insomma il mio è un giallo dove c’è un assassino da scoprire, anzi due, perché c’è un giallo nel giallo. Certo, è un thriller di 223 anni fa!

D. Vorrei segnalare infine un cd allegato alla rivista Amadeus del mese di luglio, contenente 6 Sonate op.1 di Andrea Luchesi eseguite dal giovane e promettente pianista Roberto Piano,in prima registrazione assoluta. A suo parere rende giustizia a un autore quantomeno dimenticato?

R. Certamente ma bisogna ancora indagare.