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POLITICA ALL’ITALIANA

Qualche riflessione e tante domande senza risposte
sabato 1 febbraio 2014 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Opinioni, riflessioni
Argomenti: Politica


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In questi giorni abbiamo rimpianto la politica del passato che, malgrado le sue innegabili pecche, era fondata su comunicazione “verbale” e almeno parvenza di razionalità e coerenza attraverso programmi politici differenziati in base a precise ideologie di destra, di sinistra e di centro. Oggi invece predomina la cosiddetta “politica d’immagine”, ricca di slogan e immagini persuasive che più delle parole s’imprimono con forza nella memoria.

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David Levi Strauss.

David Levi Strauss nel suo libro “Politica della Fotografia”(titolo inglese “Between the Eyes- Essays on Photography and Politics”) analizza il rapporto tra i sistemi di potere e quelli di produzione d’immagini che vengono manipolati ad hoc per vari obiettivi. Nell’introduzione al libro, inoltre, John Berger afferma che il caos estremamente tirannico e pervasivo nel quale siamo costretti a vivere, riduce tutto ad una versione “virtuale” della realtà da cui si trae una fonte infinita di profitti. La politica, insomma, sta diventando spettacolo e lo show ha bisogno di attori e attrici, pronti alla recita.

Siamo davvero frastornati e confusi in questo momento in Italia. Immagini di falchi, falchetti, colombe, pitonesse, piragna, giaguari, caimani, grilli e grillini ultimamente hanno invaso le nostre menti a tal punto che non sappiamo se parliamo di politica o di uno strano zoo che suscita incubi.

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J. Berger

Senza dubbio il 2013 è stato un anno difficile, per molti un anno davvero da “rottamare”, termine oggi molto in voga, del quale si fa uso e abuso sia nel pubblico che nel privato. Preso in prestito dalla politica, dove è sinonimo di svecchiamento e cambiamento (purché non si finisca in mano ai lattanti!), l’uso di tale termine ben presto ha invaso molti campi. Così avviene che alcuni ridano considerando giusto “rottamare” l’anziana moglie per sostituirla con la giovane badante, o che certe persone osannino il Mar Mediterraneo per aver “rottamato” tanti inermi africani alla ricerca di rifugio e vivibilità e il quiescente Vesuvio più volte viene sollecitato al risveglio da nordici connazionali per una provvidenziale “rottamazione” di maleodoranti campani che (guarda caso!) muoiono di cancro per i rifiuti tossici da loro gentilmente inviati.

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“Le parole sono importanti” asseriva Nanni Moretti nel film “Palombella Rossa” e partendo da tale concetto il libro di L Pregliasco “Il Crollo- Dizionario semiserio delle 101 parole che hanno fatto e disfatto la seconda repubblica”, analizza “termini e formule sopravvissuti alla prima Repubblica per riemergere nella seconda e - crollo permettendo – per prepararsi alla terza. Una guida agile, in cui i tormentoni dell’ultimo ventennio, spiegati nella loro nascita e nelle loro evoluzioni, raccontano meglio di tanti trattati la nostra politica e i nostri politici” (come si legge nella presentazione del testo).

Ritornando al termine “rottamazione”, la sottoscritta pensa che esso assuma una connotazione davvero “antistorica” quando viene esteso agli esseri umani che non sono certo oggetti. In effetti ci chiediamo cosa saremmo senza gli esempi positivi del passato e i valori immutabili ed eterni tramandati di generazione in generazione, valori che sono giunti fino a noi, pur tra mille difficoltà, per il coraggio e le strenue lotte di tanti che sacrificarono la propria vita per preservarli. Cosa saremmo senza un’attenta valutazione di cause ed effetti legati a significativi eventi storici, senza un esame obiettivo di errori commessi da non ripetere, di progressi da difendere?

A quelli della nostra generazione i bravi docenti di storia e filosofia un tempo insegnavano a ragionare attraverso relazioni di processi causa-effetto, analisi e sintesi, metodo induttivo-deduttivo che dal particolare giungeva all’universale, dall’osservazione della realtà si giungeva poi a idee e concetti teorici di più ampio respiro.

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Si possono oggi utilizzare tali insegnamenti per comprendere la folle politica “all’italiana”? Proviamoci per fare un po’ il punto della situazione.

Partendo dal rispetto della “democrazia”, è ovvio che partiti (o schieramenti) di destra, di sinistra e di centro si alternino al potere attraverso libere elezioni, garantendo equilibrio e stabilità alla nazione come in tanti paesi civili.

Perché tutto ciò in Italia è spesso tanto difficile? Abbiamo più volte analizzato le cause storiche pregresse e i consequenziali attuali effetti : unità d’Italia ancora da consolidare per divario Nord-Sud, forte presenza di criminalità organizzata connivente col potere politico-economico, globalizzazione che sposta capitali in paesi del terzo mondo dove si realizzano più alti profitti, inique strategie economico-finanziarie a livello europeo e internazionale che creano “debiti” nei paesi più deboli dai quali poi pretendono perfino grandi sacrifici per mettere a posto i conti, causando ulteriore incremento della povertà, disoccupazione, fame, disperazione e suicidi.

I partiti di sinistra, storicamente schierati a favore delle classi meno abbienti, ora in genere sono in difficoltà, poco ascoltati senza alcun supporto, poiché è chiaro che il potere globalizzato ragiona in termini di profitti egoistici, imponendo diktat a livello internazionale senza alcun rispetto per equità sociale, diritti umani e civili, sordo anche agli appelli del nuovo Papa Francesco e incurante del suo positivo esempio.

Fin qui ci siamo e quindi, come si suol dire, “male in comune, mezzo gaudio”, in fondo in questo non siamo diversi da altri paesi, i problemi legati alle classi sociali, ai ricchi e ai poveri sono sempre esistiti, oggi sono solo più drammatici. Quello che invece ci rende davvero incomprensibili agli occhi del mondo è il nostro balordo modo di far politica. Come spiegare l’abilità della sinistra italiana (davvero una “sinistra” abilità) sempre pronta a lotte intestine che la debilitano, mentre regalano forza, vigore e risultati agli avversari? Come far comprendere a rottamatori e grillini che il passaggio del testimone da un generazione all’altra non può avvenire “eliminando i genitori”, semmai costruendo sui valori positivi che essi ci hanno insegnato, pur rigettando con fermezza gli aspetti negativi?

La verità dei fatti storici ci dimostra che la guardia deve essere sempre tenuta alta in difesa di “democrazia e libertà”. Non dimentichiamo che il nostro paese è passato attraverso una pesante dittatura, forti contrasti sociali, instabilità e violente strategie della tensione che hanno inferto profonde ferite ancora non rimarginate. Ripeteremo gli stessi errori? Rinunceremo di nuovo a Unità nazionale, democrazia e libertà? Speriamo di no, non aspettano altro gli speculatori internazionali per saltarci addosso in questo mondo globalizzato retto da economia e finanza.

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“Rottamare”, forse, per diventare un termine accettabile sia a livello etico che storico, dovrebbe significare soppressione di violenze, intolleranze, sfruttamento, soprusi, egoismi, privilegi, sprechi, sterili populismi, intrighi politici, poltrone, partitini e correnti, inutili slogan e politica d’immagine lontana da seri programmi, sistemi clientelari, imbrogli, corruzione, iniquità e quant’altro.

In tutti i paesi ci sono scandali e corruzione ma, almeno per salvare la faccia, chi sbaglia subito viene pubblicamente smascherato e defenestrato. Qui invece tranquillamente ce li teniamo tutti, di destra, di sinistra e di centro. Tutto ciò è sbagliato ed è giunto il momento di porvi riparo, dando spazio a “pulizia, onestà e vera politica” non a spettacoli da circo equestre, ritrovando dignità, anche per i nostri giovani, onesti lavoratori all’estero spesso derisi come cittadini di un paese dove imperano criminalità e corruzione.

Spesso si sente dire che la caduta del Muro di Berlino, l’attentato alle Torri Gemelle e soprattutto la globalizzazione hanno segnato il crollo delle ideologie. E allora se non vogliamo parlare più di capitalismo e comunismo, di destra e di sinistra, perché non parliamo di ciò che è giusto o ingiusto, vero o falso, legale o illegale? E allora, per un Cristiano è giusto fare scelte politiche che opprimono e sfruttano i più deboli, che caricano tasse sempre sui soliti “noti”, che apportano tagli a lavoro, cultura, sanità e a tutto ciò che è di pubblica utilità? Ci chiediamo inoltre se un giorno finirà il berlusconismo, se finalmente potremo andare alle urne con legge elettorale decente, se nuovi leader italiani (giovani o anziani)onesti, colti e preparati, saranno in grado non solo di risanare il nostro Paese, ma anche di dialogare con competenza e dignità a livello internazionale.

Tante domande potremmo ancora porci, ma ora occorrono soprattutto risposte.

 

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