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Carlo Saraceni. Un veneziano tra Roma e l’Europa

Il pittore caravaggesco in una grande mostra monografica a Palazzo Venezia
venerdì 6 dicembre 2013 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Carlo Saraceni (1579-1620), detto anche Carlo il Veneziano, fu un pittore di spicco nella Roma del primo Seicento, tanto da avere importanti committenze e una fama che travalicava l’Italia. La mostra che gli viene dedicata a Palazzo Venezia dal 29 novembre 2013 al 2 marzo 2014, ideata da Rossella Vodret e curata da Maria Giulia Aurigemma, permette di approfondire la conoscenza di un artista interessante, che finora era rimasto in ombra rispetto ad altri pittori, seguaci come lui di Caravaggio. In realtà questa definizione di “caravaggesco” è un po’ riduttiva, ma indubbiamente, quando egli giunse a Roma nel 1598 dalla natia Venezia, per rimanervi almeno un ventennio, si lasciò ammaliare dal genio di Caravaggio, anche se nelle prime opere è più evidente la ricchezza cromatica tipica della pittura veneziana e l’influsso di Adam Elsheimer, un artista tedesco specialista della pittura su rame. Del resto Roma a quei tempi era la capitale indiscussa dell’arte, punto di convergenza di innumerevoli artisti italiani e stranieri che apportavano nuovi stimoli creativi.

L’interesse crescente per Caravaggio portò il Veneziano a una maggiore attenzione ai dettagli naturalistici e alla ricerca di effetti chiaroscurali, ma il contrasto tra luce e ombra è più sfumato rispetto a Caravaggio. Come afferma la Soprintendente Speciale per il Polo museale di Roma Daniela Porro, “Carlo Saraceni trasforma in elegia ciò che per il maestro è dramma e violenza”. Egli, in effetti, contrappone al temperamento drammatico del suo modello una visione più intimista e idilliaca, evidente soprattutto nei sereni paesaggi e nelle scene mitologiche dipinte a olio su rame.

Proprio uno di questi dipinti su rame, raffigurante Venere e Marte, realizzato intorno al 1600 e ben lontano dai soggetti caravaggeschi, è stato scelto come immagine simbolo della mostra. Proviene dalla Collezione Thyssen (Madrid) e si fa notare, oltre che per il tema intrigante dell’amore sensuale tra le due divinità, che di lì a poco sarà scoperto da Vulcano (lo sposo di Venere), per l’ambientazione entro una solenne architettura che contrasta col disordine gioioso creato dagli Amorini che giocano con le armi di Marte.

Le opere selezionate (più di sessanta), provenienti da chiese, musei e collezioni nazionali e internazionali, ci mostrano un pittore colto e raffinato, grande interprete della cultura artistica del suo tempo. Alcune di queste opere sono esposte per la prima volta in Italia e alcune sono state restaurate per questa mostra. Si tratta di tele, grandi pale d’altare, e piccoli oli su rame. Saraceni doveva amare particolarmente i colori ad olio perché li usò direttamente sulle pareti per decorare la cappella Ferrari in Santa Maria in Aquiro (Roma). Di lui si ricorda anche la decorazione della Sala Regia nel Palazzo del Quirinale (ora dei Corazzieri), stavolta ad affresco, con la collaborazione di Giovanni Lanfranco e Agostino Tassi. A Venezia, nel Palazzo Ducale, è conservata la sua tela più grande e ambiziosa, Il doge Enrico Dandolo chiama alla crociata: fu eseguita nel 1619 nella sua città natale, dove l’anno dopo l’artista morì all’età di quarant’anni.

Nella prima sala espositiva troviamo le prime committenze di un certo rilievo, tra cui il Transito della Madonna, eseguito per la chiesa romana di Santa Maria della Scala, al posto di un’opera di Caravaggio che era stata rifiutata. Lo stesso Transito è presente in due versioni più piccole, con l’unica differenza nella parte superiore, che nella pala d’altare è movimentata da un coro di angeli festanti. Dalla Chiesa di S. Bernardo alle Terme proviene la Madonna di Loreto e dalla Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini la Madonna col Bambino e Sant’Anna e la splendida Santa Cecilia e l’Angelo, con la santa intenta a suonare un arciliuto, sotto la guida spirituale del suo angelo musicista. Alcune opere provengono dalla cattedrale di Toledo, tra cui Il Martirio di Sant’Eugenio, a dimostrazione del successo europeo dei suoi dipinti.

Nella II e III sala troviamo opere più liriche, come il giovanile Paradiso, proveniente da New York, il Volo di Icaro, la Caduta di Icaro e il Seppellimento di Icaro, oli su rame dal Museo di Capodimonte di Napoli, ispirati alle Metamorfosi di Ovidio, dove nei primi due appare un sole nero, dovuto forse al ricordo dell’eclisse del 1605, il già citato Venere e Marte, Andromeda incatenata, proveniente da Digione, con un bel nudo luminoso inserito in un paesaggio desolato, Giuditta con la testa di Oloferne e Mosè ritrovato dalle figlie del Faraone, prestati dalla Fondazione di Studi di Storia dell’Arte di Roberto Longhi di Firenze, e tanti altri dipinti sia sacri sia profani.

Nella IV sala è collocata una delle opere più coinvolgenti e complesse di Saraceni, il Diluvio universale, già appartenente alla Collezione Orsini e ritrovato in un convento di clausura nella penisola sorrentina, ma si fanno notare anche il San Rocco in una duplice versione, da Napoli e da Milano, la Maddalena penitente proveniente da Venezia (Gallerie dell’Accademia) e la Natività della Vergine dal Louvre.

La mostra prosegue con l’esposizione di grandi pale monumentali, tra cui il Martirio di Sant’Erasmo da Gaeta, il Martirio di Sant’Agapito da Palestrina, l’Ostensorio del sacro chiodo con San Carlo Borromeo, dalla chiesa romana di San Lorenzo in Lucina, San Carlo Borromeo comunica un appestato da Cesena, San Francesco d’Assisi riceve le stimmate, da Lanzo Torinese e due tele eseguite per Pontificio Istituto Teutonico di Santa Maria dell’Anima (Roma).

Nelle ultime sale scopriamo il Pensionante del Saraceni, un pittore evidentemente a lui vicino, tanto che alcune opere di Carlo Saraceni, come la Negazione di San Pietro della Pinacoteca Vaticana, erano state già attribuite al suo Pensionante. E, sempre nell’ambito della sua scuola, spicca il lorenese Jean Le Clerc, autore di un Concerto Notturno (Roma, Collezione Unicredit) e collaboratore di Saraceni nella movimentata Annunciazione proveniente da Santa Giustina (prov. Belluno).

P.S.

Carlo Saraceni. Un veneziano tra Roma e l’Europa (1579-1620)”
Roma, Palazzo Venezia
Catalogo De Luca Editori d’Arte
Orario: 9-19 (chiuso il lunedì)
Prenotazioni visite guidate e informazioni 06 88522480 – segreteria@munus.com


 

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