INFORMAZIONE
CULTURALE
Marzo 2024



HOME PAGE

ARCHIVI RIVISTA

Articoli on-line 7618
Articoli visitati
5068305
Connessi 14

INDICE GENERALE
INDICE MENSILE
RUBRICHE
PASSATO E PRESENTE
EVENTI
ITINERARI E VIAGGI
AVVOCATO AMICO
COSTUME E SOCIETA’
QUADRIFOGLIO
TERZA PAGINA
LETTURE CONSIGLIATE
CULTURA
SCIENZA E DINTORNI
FILATELIA
ARTE E NATURA
COMUNICATI STAMPA
MUSICA E SPETTACOLO
SPORT
ATTUALITA’
LIBRI RECENSITI
AUTORI
Argomenti

Monitorare l'attività del sito RSS 2.0
SITI AMICI

a cura di
Silvana Carletti (Dir.Resp.)
Carlo Vallauri
Giovanna D'Arbitrio
Odino Grubessi
Luciano De Vita (Editore)
On line copyright
2005-2018 by LDVRoma

Ultimo aggiornamento
18 marzo 2024   e  



Sito realizzato con il sistema
di pubblicazione Spip
sotto licenza GPL

Priscilla: catacombe in luce


domenica 1 dicembre 2013 di Nica Fiori

Argomenti: Mostre, musei, arch.
Argomenti: Architettura, Archeologia


Segnala l'articolo ad un amico

Restauri e nuovo allestimento del museo annesso alle catacombe della via Salaria

L’approssimarsi del Natale, con la sua carica di spiritualità, fa riaffiorare l’esigenza di aggiornare la conoscenza di tutte le memorie storiche che sono all’origine della fede. A Roma, tra gli ambienti più caratteristici del primo cristianesimo, troviamo le catacombe. Le catacombe di Priscilla, in particolare, sono rinate a nuova vita, grazie a un restauro quinquennale che ha permesso di portare alla luce dipinti che non erano più visibili e a un nuovo allestimento del museo annesso al cimitero.

Il cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra (PCAS), in occasione della riapertura del complesso cimiteriale di Priscilla (così detto dal nome della proprietaria del terreno, un’aristocratica della famiglia degli Acilii), ha affermato che “le catacombe costituiscono grande fascino anche per il non studioso” e, in effetti, questi ambienti bui, ma che si illuminano di luce spirituale, permettono di compiere un emozionante viaggio nella storia, ovviamente a chi non soffre di claustrofobia. Si entra nel grembo della terra e si scoprono i simboli e i dipinti che dovevano accompagnare i defunti, e non di rado i martiri, nella vita eterna. Sfatato il vecchio luogo comune secondo cui sarebbero state utilizzate dai primi fedeli per sfuggire alle persecuzioni, le catacombe vanno viste nella loro funzione essenziale di luoghi di sepoltura, trasformati poi nel tempo in santuari per i resti dei numerosi martiri lì sepolti.

La storia delle catacombe ha inizio a partire dalla fine del II secolo. Prima, infatti, quando i cristiani erano pochi, venivano sepolti insieme ai pagani. Solo con l’accrescersi della comunità si sentì il bisogno di costruire cimiteri propri: fu così che dagli antichi ipogei cominciarono a dipartirsi chilometri e chilometri di gallerie che nell’arco di due o tre secoli (tanto durò l’uso di questo tipo di sepoltura) costituirono una vera e propria ragnatela cimiteriale, con punte di profondità di 30 metri sotto il livello della campagna soprastante.

La scelta di scavare sottoterra era dettata in parte dalla tradizione locale, ma soprattutto da motivi economici e legali, perché per il diritto romano il proprietario del terreno lo era anche del sottosuolo e in questo modo si poteva sfruttare la profondità senza dover spendere molto nell’acquisto di grandi aree.

Con il riconoscimento della religione cristiana voluto da Costantino nel 313, sorsero le prime chiese e Roma divenne ben presto la città delle memorie apostoliche e dei martiri cristiani. Questo portò a una risistemazione dell’assetto delle catacombe, con la creazione di basilichette interne e talvolta esterne e percorsi obbligati di visita e di preghiera. Anche presso l’antico ingresso delle catacombe di Priscilla era sorta una chiesa, nel IV secolo, i cui ruderi sono stati riportati alla luce verso la fine dell’Ottocento. Si tratta della basilica di San Silvestro (così chiamata perché lì era stato sepolto papa Silvestro I), ricostruita nel Novecento sulla pianta originale costituita da due aule congiunte, in una delle quali ha sede il Museo di Priscilla. La basilica, ben visibile da lontano per coloro che transitavano sulla Salaria Nova, era meta di processioni e pellegrinaggi, come le altre basiliche catacombali dislocate nelle diverse vie consolari, finché non venne distrutta dai Goti di Alarico, che qui si accamparono prima del Sacco di Roma del 410.

Alla basilica si accede dal numero 275/D della via Salaria, lungo una stradina che dopo una breve salita conduce a uno spazio erboso, attiguo a Villa Ada, dove si eleva la costruzione rifatta in stile paleocristiano. Il museo che vi è ospitato conserva i reperti marmorei degli scavi delle catacombe e della vicina necropoli pagana del III/IV secolo. Si tratta di oltre 700 frammenti di sarcofagi restaurati e collocati sulle pareti secondo un nuovo criterio di allestimento che porta dai sarcofagi strigilati ai ritratti, ai motivi mitologici, alle scene di transizione e cristiane, alle scene marine, per finire con Eroti, Amorini e Geni. Un pavimento in vetro permette di vedere le antiche strutture murarie accanto a una scala di accesso al cimitero sotterraneo.

Se nel museo prevalgono le decorazioni di ambito pagano, tutti cristiani sono invece i motivi ornamentali dipinti negli spazi angusti delle catacombe, a partire da quella che è considerata la prima immagine occidentale della Madonna con il Bambino, in un nicchione presso l’arenario. Le è accanto la figura di un profeta, probabilmente Balaam, che indica una stella. Non lontano vi è il cubicolo dell’Annunciazione, mentre nella cosiddetta Cappella Greca vi è l’Adorazione dei Magi, raffigurati con i tipici copricapi orientali. Si tratta di scene dell’Infantia Salvatoris, scelte, secondo Monsignor Giovanni Carrù (segretario PCAS), “per decorare questi luoghi scuri che si accendevano di luce attraverso le storie emblematiche e paradigmatiche della Salvezza”.

Nel cubicolo detto di Lazzaro, restaurato con il laser, si può ammirare la bellissima immagine di Cristo che resuscita Lazzaro, raffigurato entro un’edicola ancora avvolto nelle bende funebri. E, sempre grazie al laser, sono state scoperte nuove pitture, in particolare il busto di una donna orante entro un clipeo (medaglione rotondo), con ai lati altre figure. Da una parte San Pietro e dall’altra San Paolo, rispettivamente accanto a due giovani, presumibilmente i figli della donna, e due martiri, forse Felice e Filippo, i figli di Santa Felicita che sono stati sepolti in queste catacombe, come attestato dall’iscrizione di una piccola base marmorea. L’archeologo Orazio Marucchi aveva intuito nel primo Novecento che in quel punto erano dipinte delle figure, ma la patina del tempo le aveva sottratte alla vista e solo con la moderna tecnologia sono ora rinate alla luce.

È stato annunciato che le catacombe di Priscilla saranno prossimamente inserite nel nuovo programma di Google maps nella sezione Views Priscilla. Quindi, anche per chi non può recarsi a visitarle, sarà possibile ammirarle virtualmente.