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Rubrica: CULTURA


Il tradimento in politica, in amore e non solo, (Longanesi editore)

GIORELLO SPIEGA IL "PERCHE" DI TANTI TRADIMENTI

Filosofia, politica e amore
lunedì 1 luglio 2013 di Carlo Vallauri

Argomenti: Letteratura e filosofia
Argomenti: Giulio Giorello


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Il più affascinante libro che ho letto nell’ultimo anno è certamente Il tradimento in politica, in amore e non solo, di Giulio Giorello (Longanesi editore).

Dal prologo, rivolto ai mali dell’Italia di oggi, con i suoi Giuda i tanti tradimenti – sia nella vita politica che in amore – all’intero svolgimento cronologico successivo emergono con nettezza momenti e stratagemmi che hanno segnato un lungo corso storico: dalla Palestina tormentata nel primo secolo dopo Cristo ai capitani di ventura presi di punta da Machiavelli, con il succedersi ininterrotto di richiami agli inganni inevitabili della vita comprendente quindi i tradimenti che hanno caratterizzato la grande storia come gli eventi raccontati da Cervantes oppure da Iago sino ai più moderni fatti.

Il finissimo filosofo analizza alcune specifiche quanto significative vicende a cominciare da Cesare ed ancor prima: un avvicendarsi di tradimenti. E Bruto ne è simbolo eloquente: la guerra civile modo abominevole rende universale il tradimento. Invece don Giovanni di Molière viene indicato come metafora della conquista militare di un paese alla stregua dei divoratori di cuori femminili. D’altronde – precisa Giorello – il “tradimento” non è “lavoro da dilettante”. E così uno dopo l’altro viene offerto al lettore tutta una serie di “macchine assassine che pervengono al male nella illusione di guerre a scopo di salvezza”. Un punto dolente dell’umanità, dai tempi di Cleopatra ad oggi. Perché prevale infatti una pretesa “intenzionalità” salvifica, dai tempi del Caino eterno che vive accanto a noi. Le “anime belle” si lasciano travolgere dalla illusione di cambiare in meglio il destino di persone che amiamo o che odiamo.

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Giulio Giorello

E naturalmente il Cristo storico e i personaggi di Shakespeare offrono casi esemplari di “giustificabili” vendette. Vi è pure una predestinazione che gli eventi si curano di procurare. Così a sua volta Stalin puniva tutti i deviazionisti di destra e di sinistra che si opponevano “alla linea generale del partito” al fine di realizzare quella “metaforica opera d’arte totale” quale è stata – si legge – l’Unione Sovietica. Ridotto a “profeta senza armi” Trotskij va incontro innocente di fronte al suo assassino. A proposito delle brigate internazionali combattenti in Spagna troviamo esempi evidenti, che spiegano l’uccisione degli appartenenti a gruppi minoritari, dagli anarchici al famoso Poum, e i cui membri erano accusati di discriminazione e quindi di tradimento, da punire con la morte (è capitato anche al nostro Berneri).

Tutti gli esempi citati inducono tuttavia a non avere fiducia neppure nel “più caro amico”, tanto devastante è la forza di annientamento proveniente da un male incontenibile: il tradimento quale “meccanismo della storia per colpire i sognatori”. Troviamo anche un accenno che può essere interessante per i nostri giorni quando Giorello parla dell’anti-politica come di “una anomalia politica “che si pretende nuova nel liquidare quella vecchia usandone opportunisticamente gli stessi strumenti (osservazione di sconcertante attualità, quindi).

Ed ancora Stalin, il “romantico” che usciva del dilemma “non resta che essere tradito o tradire” imponendo ai suoi di tradire. Ma allora è forse più soave il compimento di atti di viltà in amore, nei fatti della vita privata? Troppi equivoci si accavallano nella storia per poter trarre un criterio da seguire. L’avventura di Otello torna prepotente tra di noi a ricondurci ad essere soprattutto dubbiosi e di non accettare quel che appare come fatto certo. Traditori di tutte le misure e di tutte le nazioni si susseguono nelle pagine del libro tra “ciurme eterogenee”, legate più da interessi comuni che da quei vincoli astratti che noi ancora oggi denominiamo pomposamente “valori”.

La fede delle femmine – non scordiamo – è come l’araba Fenice, che vi sia, ciascun lo dice: dove sia nessuno sa. E così dai travestiti passiamo a Cleopatra. Se Otello non perdona qualsiasi Desdemona sorpresa a civettare con miti e riti contrastanti, vuol dire che per tradire occorre “coraggio”. La Chiesa cattolica si è abituata a scovare avvocati del diavolo per addurre argomenti in grado di punire chi andava salvato e salvare i dannati. A sua volta Borges ha tenuto a ricordarci che “la vita di ogni individuo è anch’esso un libro”, e di questi libri Giorello ne ha letto ed interpretati tantissimi, riproducendoli in queste pagine di saggezza: così accanto alle due classiche figure, il traditore e l’attore, si aggiunge quella del regista, che dirige il gioco della prima donna. Tutto consegue logicamente, nella vita come nella morte, provocata dal “facile” tradimento.

Non si può mai dimenticare l’insegnamento straordinario (continuamente citato) “se incontri una forza irresistibile, opponiti con il doppio della forza e vincerai”: eppure quanti possono dire che questo ammonimento sia sbagliato? Lo “spirito di lotta senza odio”, evocato da Hannah Arendt, è un richiamo pertinente ma non sempre viene tenuto presente, altrimenti non si potrebbero spiegare tanti tradimenti. Sarebbe interessante collegare i giudizi di Machiavelli e di Leopardi sull’esperienza di schiavi che non sono riusciti ad emanciparsi, malgrado ogni buona volontà di cambiamento.

“Il riso è il solo tratto che ci distingue dagli animali e dagli angeli” ricorda Giorello, ma le emozioni non sono controllabili, e così neppure la spinta al tradimento, intesa come “necessità” di attuare quale atto di perequazione.

L’epilogo riconduce alla città di Dio: il tradimento come parte essenziale di ogni trama. “Non smettere di “cercare di capire per lottare, e di lottare per capire”. Così il Mefistofele di Goethe appare “superare” le parole del Vangelo di Giovanni: “gli esseri umani hanno amato più le tenebre che la luce”. A voi lettori, una riflessione amara che è certamente utile in una stagione di ininterrotti tradimenti, nella vita civile come nei rapporti interumani. Una lettura di raro pregio, di intelligenza pura da non dimenticare per quanto micidiale possa risultare, come espressione di una cultura evoluta. Giorello allora come maestro da leggere per apprendere e seguirne i consigli.

 

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