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Sud romantico. Diplomatici e viaggiatori inglesi alla scoperta del Mezzogiorno borbonico (Guida editore 2012)

VIAGGI LETTERARI NEL MEZZOGIORNO BORBONICO tra miserie e bellezze

Libri di storia
sabato 1 giugno 2013 di Carlo Vallauri

Argomenti: Storia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Rosa Marin Delli Quadri


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Il libro di Rosa Maria Delli Quadri (Guida editore) Sud romantico. Diplomatici e viaggiatori inglesi alla scoperta del Mezzogiorno borbonico ha il merito di presentare un’Italia meridionale nell’Ottocento quando fu “scoperta” da viaggiatori che, provenendo dall’Europa del Nord, si meravigliavano di trovare paesi e popolazioni tanto diversi ma non privi di una loro “magica” inquietudine. Così la fine studiosa ha modo di approfondire in particolare il rapporto tra Inghilterra e Mediterraneo, area al centro delle sue ricerche scientifiche.

Certamente il Sud reale si diversifica dalla preesistente immagine proprio per la sua complessità, dalla vita semplice dei lazzaroni a quella più colta che appare uscire fuori dagli stereotipi. E vengono così seguiti i percorsi che seguirono in quelle terre diplomatici ed altri viaggiatori che scoprono un Mezzogiorno ben diverso dalle loro aspettative e nello stesso tempo ricco di una intima vitalità di cui l’autrice rintraccia con acume le parti più significative. Mentre si sviluppavano quelle che sarebbero state le affascinanti novità della locomotiva e del vapore, si offrivano alla comunità dei viaggiatori gli spettacoli pittoreschi di città, e dei piccoli luoghi, di monti, di coste, che colpivano per la varietà delle situazioni e condizioni di esistenza a quell’epoca. Naturalmente una “capitale” come Napoli costituiva un mondo a sé che gli stranieri stentavano a riconoscere nella loro esatta complessità che pure offriva esempi illuminanti, dalla natura alla cultura, riecheggiando antiche suggestioni e moderne aperture mentali. La realtà però non coincideva sempre con le aspettative: così assumevano un ruolo significativo le esperienze dei lazzaroni ed acquistavano una posizione preminente le conoscenze reali via via acquisite nel corso dei viaggi.

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Rosa Marin Delli Quadri

Tradizioni religiose, abitudini, feste popolari, contraddizioni tra esemplare conservazione delle famiglie signorili ed aspirazioni a nuovi panorami politici tra la spontaneità delle manifestazioni personali, la magnificenza di certe attestazioni di un passato insigne, resoconti di prove aspre sulla vita dei poveri, lo splendore delle arti accanto allo splendore delle bellezze naturali, nonché il comportamento degli anziani come dei bambini. Ed ancora, i panorami da mozzafiato e sforzi di modernizzazione avviati nello stesso periodo borbonico, mentre non cessava l’influenza delle precedenti dominazioni: tutti “fattori” attestanti una serie di attività, di scelte personali, di modi di sentire che apparivano sorprendente per i forestieri.

Tutto questo insieme di impressioni, dai minori villaggi al flusso delle tendenze dei benestanti, tutto si mescolava in una economia nella quale ormai brulicavano con evidenza elementi di novità dalle aree più isolate agli abitanti di una Napoli magica, così come veniva descritta attraverso gli studi dei diplomatici mentre simboli del potere locale si disfacevano di fronte all’emergere di un malcontento diffuso. Dai diari traspare un disincanto crescente mentre la presenza di nuove caratteristiche indicanti una freschezza autentica dimostrava l’essenza di una realtà in trasformazione.

Le descrizioni dei luoghi è sempre precisa, spesso pungente, certamente utile per la migliore comprensione di un mondo così diverso da quello dei viaggiatori nordici, sorpresi di un paese per alcuni tratti fermo ad un passato di pesanti sopportazioni. Ecco emergere invece lo spirito curioso ed eccitante dei meridionali: è al centro delle impressioni riposte nei ricordi degli stranieri che stentavano a comprendere la specificità di una popolazione che univa alla miseria una innata spinta a superare le tante piccolezze facendo ricorso alla forza più intima di una realtà umana che ormai non rifiutava i segni di una libertà innovatrice. Il sorriso poetico faceva pensare a situazioni meno inquietanti. Tutti i segni maggiori che emergono da questa bellissima ricostruzione di un mondo che univa bellezza e miseria, paesaggi e antiche usanze nel segno di una umanità semplice, riconducono a povertà non priva di speranza e a sentimenti autentici, congiunti con splendori, aperture culturali, volontà di cambiare, aspirazioni ad un destino migliore, anche se la parte comune più misera della popolazione non si lamentava del proprio “stato”.

Un panorama ampio e ricco di sensazioni contrapposte che la professoressa Delli Quadri ha saputo presentare con incisività, chiarezza, senso della misura, senza nessuna forzatura ma anzi con un senso “visivo” che costituisce il carattere più evidente del libro che suggeriamo alla lettura degli “innamorati” di quel mondo romantico così ben raffigurato.