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Girlfriend in a coma

Girlfriend in a coma: Un insolito testo cinematografico

GLI ITALIANI TRA COSCIENZA E REALTÀ IN UNA INTERPRETAZIONE CRITICA
lunedì 1 aprile 2013 di Carlo Vallauri

Argomenti: Attualità
Argomenti: Media, TV e Internet


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Un insolito film di testimonianza è apparso sabato 9 marzo in televisione nel quadro della rubrica “in onda” di Luca Telese e Nicola Porro nella Rete 7. C’è all’origine del singolare lavoro un discorso logico e severo nei confronti degli italiani e dei loro comportamenti, civili e politici. Ma più a fondo si può rinvenire una specie di rammarico per ciò che l’Italia e gli italiani attualmente “non sono”. È un testo quindi che sollecita giustamente l’autocritica per ciò che l’Italia non è oggi a causa del coma in cui versa l’immagine del nostro paese, quindi come una bella ragazza attualmente in crisi (Girlfriend in a coma).

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Annalisa Piras

L’acutezza penetrante della regista, Annalisa Piras, giornalista fine e colta – negli scorsi anni inviata di Rai 3 oltre-Manica – ha tratto da quella terra il sapore ironico, sicché il film diviene una sorta di rammarico, quasi come di un dispiacere personale, che si manifesta negli interventi del maggior tessitore delle idee contenute nella complessa opera, il giornalista noto negli anni scorsi come direttore dell’Economist, Mr. Emmot. Una tesi quindi capace di svelare il “nostro” carattere, o meglio la nostra attuale debolezza, al di là delle apparenze. E l’analisi risale alle più ampie istorie, da Roma antica all’Italia unificata nella lingua da Dante, capace di generare il Rinascimento, di superare periodi bui e pervenire quindi ad un “risorgimento” prima di cadere, nel XX secolo nel fascismo, poi nel berlusconismo. E chi può negare tutto ciò? (Ma non c’è stata una prima repubblica, democratica, riformatrice nelle leggi e nel costume, capace di un boom di creatività culturale, artistica, produttiva?).

Quel che forse convince di meno è vedere citati quasi come esempi positivi, Marchionne e la prof. Fornero. Veniamo comunque al punto centrale del ragionamento espresso dagli autori: gli italiani hanno scarsa coerenza individuale, come si vede nella propensione alle contraddizione tra esterno (quel che si fa) ed interno (quel che si pensa) dei singoli, e scarso senso della coscienza nei comportamenti civici concreti messi in atto, ambiti nei quali si tende ad andare ben oltre i limiti di una misura di rispetto per i diritti per i propri concittadini quindi compartecipi della stessa società. Non vuol essere una condanna – anche se si cerca di evitare di cadere nel pregiudizio della genericità – ma è certamente una critica netta e decisa nel richiamare al senso della responsabilità. Quel che accade nel nostro paese – sostengono gli autori – non avviene per caso, ma perché gli italiani – considerati nel loro insieme – dimostrano appunto comportamenti discutibili sul piano dell’etica individuale, che, trasferiti a livello di massa, hanno condotto – conclusione della tesi esposta – alla situazione attuale.

Secondo gli autori del film, le origini di tale fenomeno risalgono in definitiva alla formazione mentale della maggioranza degli italiani che, allevati nel cattolicesimo, non hanno, al contrario dei protestanti, la percezione di ciò che è giusto fare, e di mantenersi nel giusto: la Chiesa di Pietro è troppo accondiscendente verso chi si comporta “male”, la “confessione” è troppo benevola, assicurando con troppa leggerezza il “perdono” anche per atteggiamenti da condannare, lesivi di un minimo di giustizia, o meglio degli altrui diritti, almeno così è parso comprendere dalle parole dello speaker.

Che vi sia questa concezione diffusa e prevalente in Italia non è una novità, una scoperta recente da intellettuali. Tale interpretazione serve a spiegare le cause del nostro “cattivo”, detestabile modo di fare, rispetto agli europei del Nord, più ligi ai doveri del buon cittadino? Interpretazione non nuova, non priva di una sua “umana” verità. Conosciamo l’obiezione mossa a tale “lezione” di “buon vivere”. Ma qualcuno potrebbe osservare che siffatti non dignitosi comportamenti propri di tanti italiani derivano proprio dal mancato rispetto dei principi autentici della fede di Cristo e della spontaneità umile di Francesco. Lasciamo aperte queste contrastanti opinioni e torniamo al film che ha saputo cogliere molti aspetti della vita italiana degli ultimi tempi, con specifici riferimenti ad eventi ed atti politici discutibili, approvati tuttora da circa un terzo degli italiani.

Mr. Emmot in effetti non nasconde di essere innamorato dell’Italia, simboleggiata da una bella e colta giovane donna, e chi potrebbe d’altronde negare che l’immagine utilizzata sia effettivamente rappresentativa di quel che emerge proprio dalla crisi attuale?Pregio di questo insolito film è pertanto aver saputo affrontare temi reali dell’attuale società italiana, a cominciare dalla fragilità della coscienza personale, quale causa di fondo dello scadimento della moralità nella vita politica. La generalità dell’accusa cerca di sottrarsi al rischio di cadere nella banalità, comunque gli autori offrono una serie di “esemplari” dati reali genericamente richiamati. Un pregio è la ricchezza delle considerazioni espresse da Emmot, e la stessa regista misura i propri convincimenti nel confronto tra l’esperienza italiana vissuta drammaticamente (es. Genova 2001) e quella dei paesi in cui ha lavorato, giungendo a valutazioni naturalmente molto severe.

Tutto ciò non è senza fondamento, piuttosto manca un’attenzione circa le differenze tra le diverse qualità e personalità come si sviluppano nella nostra società e nella molteplicità delle condizioni, che, approfondite, potrebbero condurre ad analisi più pertinenti. Ma si è preferito calcare prevalentemente sui mali recenti che sono nati in effetti dalla difficoltà di essere in grado di reggere alle ragioni del mondo globalizzato, cioè a problematiche che vanno ben oltre le generiche prove del mondo politico più appariscente, finendo quindi per trascurare sia elementi causali intervenuti sia “eccellenze” di prodotti, di gusti, di materialità, di persone vive in carne ed ossa che sfuggono ad una visione unilaterale quando questa trascura, nella complessità dell’agire, un più vasto panorama di atti, di volontà, di ostacoli rimossi o ancora da rimuovere.

Così non vengono prese in considerazione sensibilità e realtà umane, scosse da un insieme di contingenze che hanno condotto alle recenti sciagure. Comunque una lettura intelligente, critica, ispirata alla ricerca di quel sotterraneo che troppe volte ci sfugge. Il film può dare adito ad utili ed istruttive dispute: una proposta per i tanti circoli giovanili o meno sorti in Italia negli ultimi tempi. E anche tali nuove forme di incontri e scontri andrebbero presi in considerazione, quali indici di una vitalità che il film sembra ignorare.