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L’ATTUALITA’ DEL PENSIERO DI MAZZINI NELL’EUROPA LACERATA


sabato 1 dicembre 2012 di Carlo Vallauri

Argomenti: Storia


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Innanzitutto desideriamo ricordare il prof. Salvo Mastellone (scomparso recentemente) che è stato, negli ultimi decenni, autore dei più importanti studi su Giuseppe Mazzini. Aggiungendosi a opere precedenti, l’illustre storico ha avuto modo infatti di proseguire e approfondire le ricerche sulla presenza del grande esule in Inghilterra, dove riuscì a catalizzare l’interesse di politici, studiosi, letterati verso l’Italia che cercava di riacquistare un suo rinnovato ruolo in Europa, riunendo le membra sparse di una collettività identitaria ben precisa e definita nelle sue radici e nella sua funzione.

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prof. Salvo Mastellone

Si riallacciava così alle grandi tradizioni umanistiche, proponendosi quale fattore di progresso e di legame tra le altre nazioni, ben lontano da ogni forma di nazionalismo (secondo l’infondata tesi di Mack Smith che pure ebbe in Italia ingiustificate lodi). Quel lavoro instancabile e tenace dell’agitatore genovese contrastò le tesi esposte in quegli anni dal pensiero di Marx. Una dialettica tanto pressante al punto che lo storico “Manifesto comunista” del 1848 contiene in molti punti una analitica risposta alle esplicite critiche di Mazzini quanto ai rischi impliciti nell’eventuale realizzazione dei principi già variamente esposti nel vivo fermento degli esiliati europei a Londra. Le questioni erano soprattutto relative alle conseguenze della prospettiva marxiana sul ruolo dello Stato e la realizzazione dei suoi obiettivi economici, argomento – come si vede – straordinariamente attuale proprio in questo inizio del XXI secolo.

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Mazzini: la democrazia in Italia e in Europa (1845)

Passiamo adesso a riferire su studi che nell’ultimo biennio abbiamo ricevuto in omaggio e che abbiamo letto ma che, per ragioni di salute, non siamo riusciti sino ad oggi a leggere. Ci riferiamo agli studi Mazzini: la democrazia in Italia e in Europa (1845) a cura di Marco Barducci con presentazione di Zefiro Ciuffoletti (Centro editoriale toscano).

Il giovane studioso ha riproposto l’attenzione su Italy, Austria and the Pope. Il lettore si trova così di fronte a pagine molto chiare, nelle quali Mazzini denuncia il pericolo del passaggio dalla democrazia al socialismo, come osserva Ciuffoletti nella presentazione. L’esigenza di liberare l’Italia sottraendosi al dominio dell’impero asburgico e del papato rispondeva in effetti ad una necessità storica di progresso e di compiuto avvento di un sistema di libertà, sostituendo ai poteri dispotici una comunità libera in nome di quei caratteri intrinseci a valori aperti ad una comune identità (cultura, inclinazioni, tradizioni, caratteristiche geografiche) secondo la concezione mazziniana valida per tutte le singole nazionalità alla indipendenza e alla libertà.

Visione europeista che aveva accompagnato l’intera formulazione dell’aspirazione etica dalla quale erano nate prima la Giovane Europa (1834) poi la Lega internazionale dei popoli (1847) ed ancora il Comitato centrale democratico europeo (1880). L’appello agli inglesi perché facessero propria la causa italiana conteneva una presentazione esemplare della condizione economica del Lombardo-Veneto, testimonianza della “sofferenza” inflitta ad una parte così importante della penisola. La lotta all’oppressione straniera quindi come punto di congiunzione per una azione democratica a livello europeo.

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Mazzini: la democrazia europea e la Comune

Altrettanto significativo il testo curato da Enrico Marino su Mazzini: la democrazia europea e la Comune (Centro editoriale toscano). La confutazione della concezione marxista sullo Stato emerge, nei testi richiamati nel libro, con grande evidenza, come risulta – a distanza di quasi due secoli – particolarmente illuminante l’idea mazziniana dell’associazione, congiunta al dovere. Riunire cioè i popoli attorno a un ideale di solidarietà che conferisce all’esercizio dell’attività politica una funzione creativa, sostituendo all’arbitro del dispotismo un movimento teso ad esaltare le virtù di una soggettività rispecchiante il pensiero illuminista, sviluppato nell’indicazione di più ampie conquiste nell’interesse dei popoli, secondo l’indicazione di Rousseau. E i testi ripresi da Marino sono significativi sia per il giudizio sulla rivoluzione francese sia sulla democrazia quale “forma sociale di governo” in contrapposizione sia all’anarchia che alla tirannide, oltre a riportare, nella parte documentaria, articoli apparsi a “Roma del Popolo (1871)” a conferma dell’azione pratica svolta, nel vivo delle lotte risorgimentali, da Mazzini a favore di quella educazione popolare sempre propugnata come fondamento dell’affermazione dei diritti, a cominciare dalla classe operaia. Vi sono inoltre importanti osservazioni sulle vicende dell’Internazionale operaia. Alla Costituzione e al Patto nazionale viene sollecitato l’impegno degli italiani affinché con audacia e con un “sovr’eccitamento nella vitalità popolare” possano superare lo sconforto e il dubbio e realizzare le grandi riforme necessarie al rinnovamento dell’Italia.

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Il pensiero Mazziniano
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Il pensiero Mazziniano

Vogliamo poi cogliere l’occasione per sottolineare la continuità de “Il pensiero Mazziniano” – titolo della rivista diretta da Mario Di Napoli – contenente una sempre aggiornata conferma del valore di quei principi. Segnaliamo in particolare il n. 2 del 2011 che sollecitava – come poi è avvenuto – un “governo” di salute pubblica, mentre nella parte storica parlava dell’ “autogestione operaia” una prospettiva che rientrava nella visione associativa di Mazzini, fondata sul principio cooperativistico allo scopo di promuovere iniziative autonome degli operai in contrapposto ad una società fondata solo sui diritti individuali del “laissez faire” (articolo di Daniele Bruno).

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Giuseppe Mazzini

Segnaliamo inoltre nel n. 2 di quest’anno gli articoli del Pier Virgilio Daspoli e del direttore Di Napoli (“far ripartire l’Italia per far ripartire l’Europa”) sull’urgenza di pervenire ad una vera unione politica dell’Europa giacché le scelte finora compiute non sono in grado di affrontare le gravi necessità dei popoli europei. Infatti gli Stati continuano ad avere economia, finanza, difesa troppo distinte e separate. Interessante ancora il resoconto del convegno tenuto a Firenze su “Europa politica e globalizzazione della democrazia”, nonché – nel numero precedente – il richiamo al ruolo del Partito repubblicano nella concentrazione anti-fascista (1977-1934), come il ricordo di una fervida femminista, Antonietta de Pace, che ebbe un ruolo significativo nel Regno napoletano per l’affermazione di una Italia libera ed indipendente, un personaggio studiato in particolare dalla storica Maria Sofia Corciulo.

Infine ci permettiamo di segnalare che nella nostra recente opera L’arco della pace (Ediesse, Roma), dedicata ai movimenti e alle istituzioni che tra Ottocento e Novecento hanno operato attivamente per la difesa dei diritti umani e anche ogni forma di violenza, è rivolta una particolare attenzione (vol. I par. 3) al tema “per la rivoluzione democratica europea: Mazzini” E a proposito di diritti umani ricordiamo il libro di Federica Falchi, G. Mazzini: la democrazia europea e i diritti delle donne (Politeia, scienza e pensiero).

 

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