https://www.traditionrolex.com/30 Riflessioni sul film CESARE DEVE MORIRE-Scena Illustrata WEB

INFORMAZIONE
CULTURALE
Aprile 2024



HOME PAGE

ARCHIVI RIVISTA

Articoli on-line 7692
Articoli visitati
5234581
Connessi 14

INDICE GENERALE
INDICE MENSILE
RUBRICHE
PASSATO E PRESENTE
EVENTI
ITINERARI E VIAGGI
AVVOCATO AMICO
COSTUME E SOCIETA’
QUADRIFOGLIO
TERZA PAGINA
LETTURE CONSIGLIATE
CULTURA
SCIENZA E DINTORNI
FILATELIA
ARTE E NATURA
COMUNICATI STAMPA
MUSICA E SPETTACOLO
SPORT
ATTUALITA’
LIBRI RECENSITI
AUTORI
Argomenti

Monitorare l'attività del sito RSS 2.0
SITI AMICI

a cura di
Silvana Carletti (Dir.Resp.)
Carlo Vallauri
Giovanna D'Arbitrio
Odino Grubessi
Luciano De Vita (Editore)
On line copyright
2005-2018 by LDVRoma

Ultimo aggiornamento
19 aprile 2024   e  



Sito realizzato con il sistema
di pubblicazione Spip
sotto licenza GPL

Riflessioni sul film CESARE DEVE MORIRE

Riflessioni sul film e sul particolare “stile” dei fratelli Taviani
lunedì 1 ottobre 2012 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Opinioni, riflessioni


Segnala l'articolo ad un amico

“Cesare deve morire” dei fratelli Taviani rappresenterà il cinema italiano alla selezione del Premio Oscar per il miglior film in lingua straniera, dopo essersi aggiudicato già molti premi tra i quali l’Orso d’Oro al Festival di Berlino.

I due registi hanno appreso la notizia mentre stavano partendo per gli USA ed hanno così commentato la candidatura:
- Siamo felici ed è solo l’inizio di un bel viaggio. C’è tanta strada da fare.

1000020100000113000000B7ABE7DA40 Come tutti sanno il film è stato girato nel carcere di Rebibbia dagli stessi detenuti che si sono impegnati a rappresentare la tragedia shakespeariana “Julius Caesar”, reinventandola in qualche modo per adattarla al loro più profondo sentire, pur senza alterarne il significato, ed usando spesso i dialetti in una recita “corale” che accomuna tutti al di là di regioni, nazioni e lingue, nell’universalità dei sentimenti che il grande drammaturgo inglese seppe così bene esprimere nei suoi versi immortali.

Gradualmente nel buio carcere, tra celle, sezioni e bracci, si svolgono le prove che evidenziano un crescente coinvolgimento dei detenuti: il dramma prende forza non solo sul palcoscenico ma nelle vite stesse dei condannati, creando significativi parallelismi tra realtà e finzione.

I temi di libertà, onore, tradimento, delitto, morte sono ovviamente molto sentiti dai detenuti/ attori e ciò, oltre ad elevare la qualità della recitazione, li induce ad una riflessione sugli errori commessi attraverso dialoghi intimi e momenti privati che si armonizzano splendidamente con la finzione scenica, come l’uso stesso del colore che sottolinea l’azione passando da toni cupi e forti del palcoscenico al bianco e nero della grigia realtà della prigione, colore simbolo della perduta libertà.

1000000000000125000000AC6CA4E4C6 Lo spettacolo finisce tra gli applausi e i detenuti tornano alla squallore delle celle con il rumore dei chiavistelli che sbarrano le porte alle loro spalle: gli animi sono arricchiti ed elevati dal potere salvifico dell’arte, ma anche più consapevoli della mancanza di libertà .Il detenuto/attore Cassio, ritornato in cella, mormora cupo: - Da quando ho conosciuto l’Arte, questa cella è diventata una prigione .-

Intervistati da Nanni Moretti al Cinema Nuovo Sacher di Roma, Vittorio in particolare ha affermato che il dramma shakespeariano su Giulio Cesare racconta una storia di “pulsioni, sentimenti, congiura, sangue e tradimento, tutte cose che per molti degli attori hanno rappresentato la vita quotidiana e dunque non sono ad essi estranei. Certe cose dette da loro hanno davvero un altro significato, come “perché Bruto è un uomo d’onore”: là dentro sono quasi tutti uomini d’onore. E’ un rispecchiamento che è venuto naturale, e abbiamo riscoperto le parole di Shakespeare, che ognuno ha fatto sue nel suo dialetto “.

Le prove prima dello spettacolo

Ha aggiunto poi che i loro film nascono “quando a livello personale si vivono i drammi tuoi e degli altri, c’è un momento in cui diventano una domanda angosciante: da quell’humus arriva lo spirito del racconto, arriva una cosa magica, che ti piacerebbe raccontare o vedere anche raccontata da altri. Se non arriva un’emozione forte, chiara, violenta, noi non facciamo film. Prima di questa emozione avevamo progetti molto vaghi. Pirandello diceva che un autore è come una rosa, deve stare molto aperta e rivolta verso il cielo. Bisogna avere la pazienza di aspettare”.

Per quanto riguarda poi il rapporto con i detenuti ha affermato:
- “Quando si gira un film si diventa tutti amici, anche degli attori, anche di questi attori. Una guardia carceraria vedendo questa nostra confidenza ci disse “anche a me capita di provare pietà e amicizia per questi carcerati, ma arrivo fino a un certo punto e mi fermo, perché la pietà deve andare alle vittime e ai loro famigliari.
Questa cosa ci ha colpito moltissimo, i sentimenti erano contraddittori, ma sentivamo anche che attraverso lo spettacolo, attraverso Shakespeare, riuscivamo a tirar fuori da loro delle emozioni che purificavano quello che avevano fatto. Quando recitavano momenti drammatici e tragici la loro forza veniva non solo dal semplice talento, ma dal fatto che avevano la coscienza di quello che dicevano, c’era un passato drammatico che usciva dalla loro espressione, una verità, e in quel momento sentivi che erano esseri umani che tutti dobbiamo rispettare”.

In scena

Bravi dunque i fratelli Taviani che ancora una volta ci hanno regalato forti emozioni con un altro film “di qualità” e che non perdono l’entusiasmo malgrado la loro rispettabile età (Paolo, classe 1931, Vittorio 1929). Sentiamo pertanto il dovere di ricordare almeno i loro film più premiati, come “PADRE PADRONE”, tratto dal romanzo di Gavino Ledda sulla dura lotta di un pastore contro le rigide regole di un contesto patriarcale (Palma d’Oro 1977), LA NOTTE DI SAN LORENZO sulla vigilia della Liberazione vissuta dai contadini toscani (David di Donatello 1983), LA MASSERIA DELLE ALLODOLE (Efebo d’Oro 2007), tratto dal romanzo di A. Arslan sulle vicende di una famiglia armena all’epoca del genocidio del 1915.

Scrivere su tutti i loro film richiederebbe troppo spazio, tempo e commenti accurati, per cui ci limitiamo ad evidenziarne i pregi che li accomunano, quali senso civico, coscienza storica, forti e “sentite” motivazioni, esaltazione di valori e sentimenti genuini, fantasia e creatività, gusto favolistico armoniosamente fuso con la realtà, insomma uno stile originale ed inconfondibile, contraddistinto sempre da quel magico “colpo d’ala” che, innalzando il tono del racconto, dona dall’alto una visione più ampia e profonda, uno stile che fa onore al cinema italiano.

 

https://www.traditionrolex.com/30https://www.traditionrolex.com/30