INFORMAZIONE
CULTURALE
Marzo 2024



HOME PAGE

ARCHIVI RIVISTA

Articoli on-line 7647
Articoli visitati
5089047
Connessi 21

INDICE GENERALE
INDICE MENSILE
RUBRICHE
PASSATO E PRESENTE
EVENTI
ITINERARI E VIAGGI
AVVOCATO AMICO
COSTUME E SOCIETA’
QUADRIFOGLIO
TERZA PAGINA
LETTURE CONSIGLIATE
CULTURA
SCIENZA E DINTORNI
FILATELIA
ARTE E NATURA
COMUNICATI STAMPA
MUSICA E SPETTACOLO
SPORT
ATTUALITA’
LIBRI RECENSITI
AUTORI
Argomenti

Monitorare l'attività del sito RSS 2.0
SITI AMICI

a cura di
Silvana Carletti (Dir.Resp.)
Carlo Vallauri
Giovanna D'Arbitrio
Odino Grubessi
Luciano De Vita (Editore)
On line copyright
2005-2018 by LDVRoma

Ultimo aggiornamento
27 marzo 2024   e  



Sito realizzato con il sistema
di pubblicazione Spip
sotto licenza GPL
JPEG - 50.5 Kb
Fig.01 della mostra (F.Vallotton)

"Misia regina di Parigi"

Una salonnière moderna che domina la Belle Epoque
sabato 15 settembre 2012 di Elvira Brunetti

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


Segnala l'articolo ad un amico

Misia serve per entrare nella società che conta, lo dice il suo cognome Sert, derivato dal suo terzo matrimonio con José-Maria Sert, un pittore catalano, conosciuto nel 1908, la cui unione fu così commentata da Marcel Proust: ”Aveva la bellezza di tutte le cose inutili”.

Parigi quest’anno ha dedicato alla celebre coppia due mostre quasi in contemporanea: la prima al Petit Palais all’artista spagnolo e la seconda al Museo d’Orsay alla musa del momento amata e ammirata nel mondo dell’arte (Fig.01).

Misia Godebska nasce a San Pietroburgo nel 1872 e muore a Parigi nel 1950. Suo padre era uno scultore polacco, autore tra l’altro delle cariatidi del teatro dell’Opera di Montecarlo, sua madre era figlia di un famoso violoncellista belga e muore alla sua nascita. Nella casa della nonna la piccola Misia conosce Franz Liszt. La sua passione per la musica farà di lei una pianista di talento e la sua avvenenza fisica intrecciata meravigliosamente ad un forte carisma costituiranno la migliore presentazione negli ambienti dell’alta borghesia parigina (Fig.02)

JPEG - 8.1 Kb
Fig.02 Misia giovane sul canapé.

Il suo primo marito Thadée Natanson (Fig.03), che conosce fin dall’adolescenza e sposa a 21 anni, aveva fondato a Bruxelles col fratello: “La Revue Blanche”, la famosa rivista culturale e artistica, per la quale sognava di scrivere il giovane Proust nel 1892, data del quadro in mostra (Fig.04), opera di Jacques-Emile Blanche, assurto alla notorietà proprio per il ritratto rappresentato all’infinito del celebre scrittore. A dire il vero dello stesso pittore si possono ammirare senza grande entusiasmo i ritratti di Jean Cocteau e di Igor Stravinsky, due personaggi importanti di quella corte che si era formata intorno alla “Regina di Parigi”.

JPEG - 13.4 Kb
Fig.03 Misia e Natanson.

Dieci anni dura quel matrimonio e fino al 1903, in coincidenza proprio con la fine della Rivista, Misia riunisce l’effervescenza intellettuale della Belle Epoque. E’ l’emblema del noto manifesto di Toulouse Lautrec (Fig.05).

Da perfetta donna di mondo sposa persone importanti e ricche, così dopo Thadée Natanson il suo secondo marito è il ricchissimo uomo d’affari Alfred Edwards. A bordo del lussuoso yacht l’Aimée, i coniugi compiono tante crociere soprattutto in direzione di Venezia città adorata da Misia (Fig.06).E’ una piccola mostra quella del museo d’Orsay e modesta anche l’esposizione di quadri, se non fosse per alcuni piccoli capolavori, come il delizioso dipinto, che ci accoglie proprio all’ingresso, mentre ci accompagnano le dolci note di una musica di Ravel: “La nuca di Misia” di Edouard Vuillard (Fig.07), pare il più innamorato nella cerchia degli artisti.

JPEG - 9.2 Kb
Fig.07 La nuca di Misia (Vuillard).

Doveva avere una ricca chioma fluente dai magici riflessi, perché anche nelle foto la sua capigliatura è avvincente. Bella, opulenta e di carnagione chiara rientrava nel modello di donna che piaceva a Maillol e a Renoir, di cui è presente un quadro favoloso e sensuale, patrimonio della collezione permanente del museo (Fig.08).

Nel dipinto di Pierre Bonnard (Fig.09), proveniente dal museo Thyssen Bornemiza di Madrid, Misia è rappresentata seduta su un divano, classica posizione dei ritratti d’interno dell’epoca, vestita con ricercata eleganza, mentre espone un invitante décolleté con una scenografica volpe adagiata sulla spalla, dietro si nota alla parete un’opera di sicuro del pittore José-Maria Sert per l’eccessivo e ridondante barocco, suo terzo uomo sebbene allora semplice convivente.

Misia aveva il suo salotto al Quai Voltaire, sede del museo d’Orsay.

Nella sua sontuosa dimora, arredata con grossi pannelli dipinti da Bonnard avvenivano frequenti cene dopo teatro con il Gotha emergente. Lodevole era il suo savoir faire nell’arte della mediazione tra i vari personaggi. Accompagnò al piano Enrico Caruso nel suo repertorio di canzoni napoletane. Eppure le sue serate non avevano la raffinatezza di quelle musicali della principessa di Polignac (Fig.10) o dei famosi “mercoledi” della salonnière Mme de Saint-Marceau citati da Colette e da Proust.

Durante la prodigiosa stagione dei Balletti Russi Misia conosce e appoggia l’impresario Sergei Diaghilev. Diventa mecenate dei suoi compatrioti e assume di conseguenza un ruolo ancora più significativo nel panorama artistico-culturale del momento.

Ma è bene citare il pensiero di Proust per il distacco con il quale si esprime: ”La principessa Yurbeletjev, giovane madrina di tutti quei grandi uomini nuovi che fa la sua apparizione nel proprio palco ai Balletti inalberando sulla testa una immensa tremante aigrette, sconosciuta alle parigine che cercarono tutte di imitarla”. (“Alla Ricerca, Sodoma e Gomorra”).

Proust incontra Misia a Cabourg nel 1907 e nella sua opera diventa la principessa Yurbeletyev.Tuttavia l’incontro più importante è quello con Gabrielle Chanel. Le due amiche conserveranno sempre un rapporto di ammirazione e stima reciproca. Coco assecondava la sua sete di eleganza e vestiva il suo corpo di abiti meravigliosi. Nella mostra ce ne sono un paio (Fig.11). Colpisce la foto dei funerali a Venezia di Diaghilev, dove entrambe accorrono per l’ultimo saluto all’amico.

Mme Verdurinska era il soprannome che le aveva scelto la stilista parigina, un assemblaggio di Mme Verdurin di Proust e le sue radici slave. Di Gabrielle Chanel, il cui mito sarà eterno, è presente nella mostra la splendida fotografia di Man Ray (Fig.12) ed una rappresentazione maliziosa nel dipinto di Marie Laurencin (Fig.13).

In conclusione direi che l’esposizione è stata interessante per l’evocazione di un tempo apparentemente felice in cui l’alta borghesia si metteva in mostra. A differenza dei Salons del XVII secolo dove per la prima volta nasce “l’arte di apparire”, perché se non ruotavi come un pianeta intorno al Re Sole, non eri niente, tutti quelli successivi sono stati una semplice imitazione.

“La nostra personalità sociale è una creazione del pensiero degli altri”. (Marcel Proust).