https://www.traditionrolex.com/30 LE CELEBRAZIONI UNITARIE DELLA STORIA NAZIONALE NEGLI SCRITTI DI PELUFFO-Scena Illustrata WEB

INFORMAZIONE
CULTURALE
Aprile 2024



HOME PAGE

ARCHIVI RIVISTA

Articoli on-line 7689
Articoli visitati
5233400
Connessi 20

INDICE GENERALE
INDICE MENSILE
RUBRICHE
PASSATO E PRESENTE
EVENTI
ITINERARI E VIAGGI
AVVOCATO AMICO
COSTUME E SOCIETA’
QUADRIFOGLIO
TERZA PAGINA
LETTURE CONSIGLIATE
CULTURA
SCIENZA E DINTORNI
FILATELIA
ARTE E NATURA
COMUNICATI STAMPA
MUSICA E SPETTACOLO
SPORT
ATTUALITA’
LIBRI RECENSITI
AUTORI
Argomenti

Monitorare l'attività del sito RSS 2.0
SITI AMICI

a cura di
Silvana Carletti (Dir.Resp.)
Carlo Vallauri
Giovanna D'Arbitrio
Odino Grubessi
Luciano De Vita (Editore)
On line copyright
2005-2018 by LDVRoma

Ultimo aggiornamento
19 aprile 2024   e  



Sito realizzato con il sistema
di pubblicazione Spip
sotto licenza GPL

La riscoperta della Patria (BUR, Rizzoli, Milano)

LE CELEBRAZIONI UNITARIE DELLA STORIA NAZIONALE NEGLI SCRITTI DI PELUFFO


mercoledì 1 agosto 2012 di Carlo Vallauri

Argomenti: Storia
Argomenti: Paolo Peluffo


Segnala l'articolo ad un amico

Nota è l’intensa opera di documentazione svolta da Paolo Peluffo nel corso delle iniziative e delle pubblicazioni per il 150° anniversario della costituzione dello Stato italiano, e con La riscoperta della Patria (BUR, Rizzoli, Milano) – già edito nel 2008 e ora ristampato con prefazione di Giuliano Amato (sintomatica espressione della cultura italiana la presenza comune dei due importanti studiosi in varie iniziative di quest’ultimo anno) – si assicura una tempestiva testimonianza della nostra storia.

La parola “patria” che il Risorgimento ha congiunto con inequivocabile eventi al concetto dell’Italia era stata ampiamente usata nella pubblicistica fascista e – per reazione – si comprende come si sia usata con circospezione nella fase costruttiva di quella che è divenuta la nostra repubblica democratica. Si pensi che il termine “patrioti” nel quale non pochi combattenti antitedeschi si erano riconosciuti nel settembre ed ottobre 1943 (ricordiamo al riguardo la Brigata Maiella e i militari operanti alle dipendenze del col. Montezemolo a Roma), non è stato più fatto proprio dalla maggioranza dei partecipi alla Resistenza e non mancarono inoltre persone, gruppi e giornali che preferivano in quel periodo parlare di “paese”, come recò il titolo di un quotidiano di sinistra. Si può dire che sia stata la presidenza Ciampi al Quirinale a riportare in auge una parola tanto importante e proprio quello spirito ritroviamo nella seconda edizione del libro ora recensito, arricchito da notizie e rievocazioni.

JPEG - 20.6 Kb
Paolo Peluffo

Al di là di bilanci definitivi sulla recente esperienza di memorie patriottiche, vanno segnalati i dati ora riferiti da Peluffo sulle condizioni economiche ed sociali dell’Italia di oggi. Purtroppo l’anniversario è venuto a coincidere con una della fasi più oscure del nostro paese. Dalle celebrazioni di Mazzini – padre di questa nostra “patria” il minuscolo non vuol essere riduttivo, al contrario, più semplice per inserirlo nel nostro vivere quotidiano senza necessità di ricorrere a manifestazioni di celebrazioni ufficiali – al filo rosso della pagine di sacrifici sono tornati così “i luoghi della memoria” rivolti a stabilire un ampio ventaglio di ricordi e di nomi dal letterato De Sanctis, al regista Monicelli. Tra l’altro proprio il cinema (con i film imponenti di Gasmann e di Sordi) ha contribuito a inserire momenti fondamentali (dalla grande guerra all’8 settembre) nel vissuto quotidiano degli italiani.

Il richiamo al “bisogno di patriottismo” non è vano giacché questa esperienza si accompagna, nella narrazione di Peluffo, alle significative conquiste che hanno caratterizzato le contrastanti vicende quest’anno rievocate, congiunte anche a quel certo disagio comunitario, certamente avvertito dalle coscienze più sensibili. Lo “Stato viaggiatore” indicato nel libro riporta forse a quanto l’Italia post-risorgimentale è riuscita a fare con le costruzioni ferroviarie che hanno contribuito ad unificare materialmente l’intera penisola, insieme alla stessa Sicilia.

Quanto allo “spettro del declino” le pagine, scritte probabilmente nei mesi più bui della Repubblica, conducono all’evocazione della “religione civile” ma anche alla constatazione che il nostro “paese” è pur sempre una delle più accreditate filiere della manifattura industriale a livello non solo europeo. E se nell’Ottocento l’Italia aveva saputo “crescere” grazie al lavoro e alle fatiche delle diverse classi sociali malgrado la mancanza di ferro e carbone che allora erano necessari per dar vita ad autentiche potenze, e forse proprio quest’azione, silenziosa ma precisa e quantitativamente molto rilevante è stata tenuta presente in tante giornate di celebrazioni festose, riconoscendo il merito indubbio che ha unito storicamente l’austerità della Destra (da Sella a Luttazzi, come ha ricordato l’economista De Cecco) e la pregnanza della sinistra liberale che trovò in Zanardelli il suo pratico “esecutore” (dall’allargamento del voto all’abolizione della pena di morte, al diritto di sciopero e alle prime provvidenze sociali (il governo, con Giolitti all’Interno, dal 1901 al 1909).

L’unità della nazione non risponde esattamente alle forme con le quali è stata celebrata proprio perché diversificate ne erano le origini come avevano rilevato in particolare Cattaneo e Ferrari, sino a Salvemini, ma la realizzazione popolare della Repubblica ne è poi stata la conferma più convincente. Cultura e territorio – come rileva Peluffo – sono gli elementi costituenti della Nazione che oggi conosciamo e che sa mostrare di voler vivere così rinnovata.

Canzoni e simboli, segni tangibili di una realtà orgogliosamente rivendicata, anche se le istituzioni spesso hanno lasciato a desiderare, in passato come nei giorni a noi vicini. Le “note” conclusive (la seconda, preziosa parte del libro) meritano particolarmente l’attenzione del lettore, anche se emergono alcune indicazioni ripetute di autori, di fronte ad altri che non sono stati citati, benché altrettanto meritevoli per il contributo arrecato alla ricerca storiografica. Naturalmente ogni autore sceglie secondo le proprie preferenze, ma a noi sembra molto più ricca la comune bibliografia nazionale (basti pensare alle ricerche dell’Istituto per il Risorgimento, i cui approfondimenti restano fondamentali rispetto ad alcune più recenti ricostruzioni). Proprio la diversità dell’Italia, delle sue storie, delle sue terre, dei suoi studiosi “fanno” l’Italia, patria di tutti noi. E a questa “patria” Peluffo apporta, con le qualità e la sensibilità che lo contraddistinguono, un contributo approfondito e documentato.

 

https://www.traditionrolex.com/30https://www.traditionrolex.com/30