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Il museo d’Orsay

"Degas e il nudo" al museo d’Orsay

L’intimità femminile svelata e sgraziata
domenica 1 aprile 2012 di Elvira Brunetti

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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“Ah Giotto! Lasciami vedere Parigi e tu, Parigi, lasciami vedere Giotto!” Così meravigliosamente Degas esprime il desiderio di una sintesi tra il dinamismo moderno e la passione classica. Una folle aspirazione quella di disegnare il movimento senza cancellare la linea, resa possibile dall’avvento in quel periodo della fotografia. Grazie al potente e nuovo mezzo di sperimentazione della realtà, diventava lecito cogliere l’istante e la fedeltà ai tempi richiedeva l’adeguamento anche in pittura.

Per tale ragione Edgar Degas (1834-1917) incomincia a studiare i cavalli e le ballerine (Fig 01). In qualità di ricco borghese frequentava l’ippodromo di Longchamps e l’Opera Garnier. Non fu un grande sforzo per un habitué quello di trasformare i suoi hobby in lavoro scrupoloso. Con questi due temi entra nella pittura della vita contemporanea; ritrae la malinconia e la solitudine dell’uomo moderno.

Pittore di cavalletto, non amava la rappresentazione dell’effimero, en plein air, tratto comune agli Impressionisti dell’epoca, eppure volle fermare sulla tela il transeunte: la ballerina di danza classica colta al naturale dietro le quinte nei momenti di pausa o di stanchezza (Fig. 02) o la statuetta di cera che riproduce un arabesque. Nessun pittore studiò seriamente la fotografia quanto lui. Edgar si servì di essa ovviamente anche per fare i numerosi ritratti per la maggior parte di parenti. Guardava non con il suo occhio, ma con quello dell’obiettivo molto più affidabile. Ironia della sorte morì cieco.

La mostra è monografica con quadri che risalgono ai vari periodi. Importanti sono quelli collegati al soggiorno italiano di tre anni durante il quale egli ha modo di conoscere i maestri del Rinascimento.

Edgar Degas sbarca a Napoli nel 1856 dove il nonno Hilaire De Gas aveva fondato una banca (Fig.03). Sosta qualche tempo anche a Roma e poi a Firenze, ospite dei suoi zii. Di ritorno a Parigi porta a termine il suo primo capolavoro: ”La famiglia Bellelli”, in cui la modernità dell’antico si concilia con l’antichità del moderno (Fig.04).

Anche nei quadri dal soggetto storico-mitologico è innovatore e originale. Nell’opera “Scena di guerra nel Medio Evo”(Fig.05) i corpi delle donne nude dai lunghi capelli, oltre a testimoniare la grande perizia del disegno, diventano espressione viva di dolore e ribadiscono ulteriormente la volontà di rappresentare il nudo in movimento.

Ma per onorare il titolo della mostra in visione dal 13 marzo al 1 luglio occorre dedicare una particolare attenzione ad alcuni quadri esposti nell’attuale nuova e recente (ottobre 2011) sistemazione delle sale del famoso museo parigino.

I nudi di Degas sono audaci, ma sono casti; non c’è provocazione, né sessualità. Non sono nudi sensuali. Suscitano emozioni diverse dai nudi tradizionali (Fig.06) (Fig.07) (Fig.08) (Fig.09).

Edgar era un solitario ed aveva un modo suo di vedere la donna. Gode ancora oggi la fama di essere stato un misogino. In effetti non si era mai sposato; aveva un carattere difficile e facilmente irritabile. Con il gentil sesso vantava poche amicizie: Mary Cassatt e Berthe Morisot, due pittrici che godevano della sua protezione. Frequentava tuttavia i bordelli assecondando la moda del tempo e non credo con un intento moraleggiante come da alcuni è stato evidenziato. La letteratura da Flaubert a Zola metteva in risalto i vizi della borghesia del tempo. Le donne nei suoi dipinti sono quelle che non si sposano. Sono corpi senza volto, raffigurati quasi sempre di lato o dorsalmente, ma soprattutto preoccupati solo della loro intimità. Eppure lo sguardo dell’artista sembra benevolo verso alcune pose sconvenienti, umilianti e mortificanti, che denotano con un pizzico di crudeltà più l’aspetto animalesco che umano di quelle donne. La realtà dell’obiettivo fotografico le riprende a loro insaputa e sembra attraverso il buco della serratura.

Degas come tutti gli altri Impressionisti non poteva sottrarsi al fascino delle stampe giapponesi che circolavano a Parigi. Erano così delicate e inusuali nel loro inchiostro di china. Trasmettevano emozioni suggestive e accentuavano il mistero femminile. Utamaro esaltava la bellezza del lungo crine nero, avvolgente la nuca. E Degas a lui s’ispira (Fig.10) (Fig.11).

Nelle sue opere si nota l’influenza dei due grandi pittori francesi della prima metà dell’Ottocento: Ingres con la sua disciplina classica e Delacroix per il suo romantico cromatismo.

Ma l’originalità dei suoi nudi è resa possibile da alcune sofisticate tecniche di sua invenzione, concernenti l’uso del pastello sul monotipo dagli effetti straordinari, che si moltiplicano grazie alla magia delle nuove luci alogene museali combinate con la luce zenitale.

Nell’ultima sala ci sono quadri di alcuni pittori influenzati dalla sua arte. In primis Picasso, Matisse, Bonnard. Gauguin era affascinato dalla sua pittura e tanti altri lo sono e lo saranno.

Interessante la presentazione della mostra