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Raffaello incontra Raffaello

Il Ritratto di giovane del Museo Thyssen Bornemisza e la Fornarina
venerdì 4 novembre 2011 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Quasi mezzo millennio dopo la loro esecuzione, due dipinti di Raffaello si incontrano per un confronto che raramente è così diretto.
Sembrano cercarsi con gli occhi e ci trasmettono una grande vitalità, senza rinunciare a quella visione universale di bellezza che è tipica del Sanzio.

Il Ritratto di giovane (1517-18) del Museo Thyssen Bornemisza di Madrid è stato prestato (in cambio dell’Adultera di Tintoretto) alla Galleria nazionale di arte antica – Palazzo Barberini, per accostarlo alla celebre Fornarina (1518-20) nella mostra ”Raffaello incontra Raffaello”.

Acquistato nel 1928 dal barone Thyssen come opera di Giulio Romano, il "Ritratto di giovane" venne in seguito attribuito a Raffaello, anche se probabilmente con l’aiuto di un allievo della sua bottega, mentre per quanto riguarda la Fornarina le indagini spettroscopiche hanno evidenziato che si tratta di un’opera eseguita tutta dalla stessa mano.
Entrambe le opere sono accomunate oltre che dalla stessa semplicità e vitalità, dal mistero riguardo al personaggio raffigurato, nel primo caso un giovinetto di 13-14 anni, nel secondo una giovane donna di circa 19 anni.

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Fornarina
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Ritratto di giovane

Il giovane, ritratto nel fulgore di un viso turgido dall’incarnato roseo, ha “lo sguardo sfrontato di chi ha tutta la vita davanti”, come scrive la direttrice di Palazzo Barberini Anna Lo Bianco.
I riccioli scuri incorniciano un viso dalla bocca lievemente imbronciata e il mento sfuggente. Le sopracciglia, disegnate con piccolissimi tratti di pennello, sono tipiche di Raffaello (le ritroviamo per esempio nella Velata e nella Madonna Sistina), come pure la posizione del collo, che ritroviamo nella Fornarina.
La veste, una sorta di mantello rosa che lascia scorgere una camicia bianca dallo scollo pieghettato, è tratteggiata in maniera veloce e sommaria.

Ciò che colpisce è la naturalezza estrema del ritratto e la freschezza dell’esecuzione rapida che mira a mettere in luce il carattere intimo del raffigurato.
Secondo Mauro Natale, che ha recentemente pubblicato una monografia sul dipinto, il collaboratore di Raffaello per quest’opera potrebbe essere stato Raffaellino del Conte, secondo altri Giulio Romano.

Riguardo al personaggio raffigurato, sono stati fatti i nomi del giovane Lorenzo de’ Medici (ma i tratti somatici non corrispondono), del figlio naturale di Clemente VII Alessandro de’ Medici, nato da una relazione con una popolana romana (o forse una schiava di colore), i cui tratti sarebbero stati più esotici, e del duca Pier Luigi Farnese (1503-1547), del quale è menzionato in un inventario secentesco un suo ritratto “giovane con manto rosso di Raffaele di Urbino, alto oncie 10, largo oncie 6 e ½ in tavola”.
L’oncia, allora in uso a Parma come misura lineare, corrisponde a 4,5 cm, pertanto il ritratto doveva avere una dimensione di 45 per 29,5 cm, abbastanza vicina a quella della tavola della collezione Thyssen, che è di cm 43,8 per 29. Certo rimangono i dubbi sul personaggio, come pure sull’identità della giovane che mostra la sua sensuale e nuda opulenza nel dipinto di Palazzo Barberini, una modella che la leggenda vuole sia stata l’amante del pittore.
Pur non avendo notizie precise sugli amori di Raffaello, è lecito pensare che la sua vita amorosa sia stata alquanto vivace, se addirittura viene considerata la causa della sua morte il 6 aprile 1520 a soli 37 anni. Racconta il Vasari che il banchiere Agostino Chigi, pur di fargli portare a termine l’esecuzione degli affreschi della sua villa alla Lungara (la villa Farnesina), concesse a Raffaello di lavorare alla presenza della sua amata.

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Giovane particolare
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Fornarina particolare

Ma chi era questa donna dalla quale il pittore non riusciva a stare lontano? Forse quella Margherita Luti, figlia di un fornaio, che alla morte del pittore si sarebbe ritirata in un convento?
La cosiddetta Fornarina somiglia molto alla più composta Velata della Galleria Palatina di Firenze, come pure alla Madonna Sistina di Dresda e ad altre madonne.
Non possiamo sapere se il miracolo di quella sottile malia espressa in questi ritratti femminili sia da attribuire all’abilità del Sanzio di rendere in pittura la sua passione per una donna reale o non sia piuttosto il frutto di una sua fantasia, o meglio la realizzazione del suo ideale di bellezza femminile.
Ma, forse, il braccialetto sul braccio della Fornarina con la scritta Raphael Urbinas fa pensare, più che a un semplice autografo, ad una dichiarazione di possesso, da parte dell’autore, della giovane raffigurata.

La Fornarina si offre ai visitatori con la stessa impudicizia della dea dell’amore, col seno nudo e la pancia appena coperta da un velo trasparente. La testa, invece, è avvolta da un turbante di seta disposto secondo una moda dell’epoca. Da esso pende un gioiello, analogo a quello che compare nella Velata, che richiama con la sua perla il nome di Margherita (che in latino vuol dire perla).

Le ultime indagini scientifiche hanno evidenziato che l’opera è stata dipinta dall’artista in modo diretto e immediato, forse alla presenza della modella.
Il disegno che appare sullo strato preparatorio mostra una diversa impostazione del braccio, corretta direttamente con la stesura pittorica, come pure un anello cancellato nella fase finale.

La figura femminile appare dipinta inizialmente contro uno sfondo di paesaggio con un fiume e un cespuglio, che presumibilmente è di mirto come quello della stesura finale.
L’impostazione è simile a quella del ritratto di Ginevra de’ Benci di Leonardo (Washington, National Gallery), nel quale il ginepro allude al nome della donna raffigurata, mentre il mirto della Fornarina si lega simbolicamente all’immagine di Venere.
E il frutto del melo cotogno, che pure si intravede tra il verde rigoglioso, è anch’esso un simbolo della dea dell’amore.

P.S.

“Raffaello incontra Raffaello”, fino al 29 gennaio 2012,
presso G.N.A.A. in Palazzo Barberini, via delle Quattro Fontane, 13, Roma.
Orario: 8,30 – 19; chiuso il lunedì


 

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