Mai come in questi giorni il problema dell’immigrazione si fa pressante e difficile da risolvere.
Le recenti vicende politiche che hanno portato alla guerra i Paesi del Mediterraneo, con conseguente fuga di profughi, producono un inevitabile riversamento di migliaia di immigrati nell’isola più vicina e più facilmente raggiungibile: Lampedusa.
La popolazione è giunta allo stremo e, in vista della nuova stagione turistica, vede infrangersi ogni possibilità di lavoro e di guadagno.
Nel contempo, arrivano di giorno e di notte centinaia di immigrati, spesso in condizioni di salute gravissime, con donne e bambini. Inoltre, ai rifugiati politici si mescolano clandestini e, anche se si procede (piuttosto lentamente) all’identificazione in loco degli sbarcati, chi dovrebbe essere rispedito fugge o viene comunque trattenuto.
La situazione è al limite della sopravvivenza: mancano acqua, viveri, servizi igienici e posti letto. Si attende il “miracolo” promesso da Berlusconi che, come avvenne in Abruzzo,ha assicurato che in poche ore tutto sarà risolto….
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Ma come?
Probabilmente, la cosa più giusta sarebbe quella già prospettata dal Governo: dividere per regioni gli emigranti, individuando zone dismesse, come caserme vuote, edifici pubblici disabitati, istituti religiosi e quant’altro e nel frattempo, rimpatriare immediatamente i clandestini von voli ad hoc, in attesa che la situazione internazionale si chiarisca e si stabilizzi. Dopo di che, trattandosi di Paesi “nuovi” per governo e amministrazione, sarebbe auspicabile trasferire in quelle zone industrie, fabbriche e lavoro oltre ad organismi che diano lezione di economia e di gestione del commercio.
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Per il nostro Paese potrebbe rivelarsi una risorsa, sull’esempio della Cina ove trasferiamo continuamente la fabbricazione e la lavorazione dei nostri prodotti che vengono poi venduti in Italia e nel mondo.
Sono tutte ipotesi al vaglio degli esperti; nel frattempo, migliaia di esseri umani si trovano in difficoltà inimmaginabili ed urge un provvedimento, sia pure provvisorio e perfezionabile nel tempo che sistemi quanto prima un flusso inarrestabile di persone che fuggono dalla fame, dalla povertà assoluta e dalle persecuzioni.
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