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Rubrica: EDITORIALI


EGITTO:VERSO LA GUERRA CIVILE? - EDITORIALE 02-2011


giovedì 3 febbraio 2011 di Silvana Carletti

Argomenti: Attualità


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Gli avvenimenti degli ultimi giorni hanno messo in evidenza una crisi dei paesi mediterranei e dell’Africa in particolare, che si trascina da tempoLa commune d’Herblay, chef-lieu de canton du Val d’Oise, est située sur la rive droite de la Seine à vingt kilomètres en aval de Paris.

Il desiderio di democrazia e di miglioramento delle condizioni economiche di popolazioni che vivono nella sopravvivenza quotidiana e sotto regimi dittatoriali sempre più opprimenti, hanno spinto il popolo a reagire in maniera drammatica.

In Egitto, la situazione è esplosiva: la battaglia tra sostenitori e oppositori di Mubarak si fa sempre più accanita: scontri con pietre e molotov si alternano a rivolte dei cittadini che salgono in sella a cammelli con spranghe e bastoni, mentre scoppia un incendio al Museo Egizio, culla di millenaria civiltà. In tutti questi frangenti, l’esercito resta spesso a guardare, mentre il Parlamento si autosospende…

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MUBARAK

La causa scatenante della sanguinosa rivolta non è stata comunque, come è facile pensare, una “guerra del pane”, cioè un problema alimentare, ma una causa politica, anche se attualmente, si profila una crisi senza precedenti nel settore dei viveri, con aumenti delle materie primarie del 20 e 30 % e una crescente difficoltà nell’importazione del grano.

La disoccupazione, la disuguaglianza delle classi sociali, con una fascia di povertà del 40%, sono stati motivi gravissimi per ribellarsi e scendere in piazza.

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AYMAN NUR

I rivoltosi che si riconoscono nel partito del “Domani”guidato da Ayman Nur affermano di non rifiutare il dialogo, ma sono decisi ad andare fino in fondo, di voltare pagina per un “Egitto democratico, libero e guidato dalla giustizia sociale”.

Nel contempo, i fan di Mubarak inneggiano al presidente-faraone; si tratta di donne con il velo e persone che hanno ricevuto benefici dal presidente e anche poliziotti che credono nelle concessioni promesse dal rais in televisione e fanno appello ad un ritorno alla stabilità.

Per ora al Cairo, c’è soltanto caos e ciò che spaventa e avvilisce di più è la mancanza di un limite alla guerra che si è scatenata. Il Museo egizio dove sono custoditi pezzi unici al mondo è stato saccheggiato e bottiglie incendiarie sono esplose nei giardini, mentre altri siti archeologici minori sono continuamente a rischio.

La storia ci insegna che si ripetono corsi e ricorsi storici e che spesso da reazioni violente si passa a cambiamenti epocali che migliorano le condizioni politiche ed economiche dei popoli. Ma a quale prezzo? Riuscirà l’Egitto a porre fine a questa tragica rivolta civile?

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Il museo del Cairo

Nel frattempo, Mubarak afferma che non si presenterà alle elezioni, ma che resterà in carica fino al voto per garantire una “transizione pacifica”… Tale decisione non viene accettata dall’opposizione che indice nuovi cortei e proteste di piazza.

Finora il bilancio delle vittime è di 300 morti e migliaia di feriti.

Obama e l’Unione Europea insistono duramente per l’immediata rinuncia di Mubarak al potere: unica soluzione per porre fine alla rivoluzione.

Non sappiamo se tale appello verrà recepito; nel frattempo il mondo intero resta a guardare, spesso impotente, una rivolta che si fa di giorno in giorno più violenta e sanguinosa.

 

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