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Rubrica: QUADRIFOGLIO

NEL TRIGESIMO DELLA SCOMPARSA DI MAURIZIO MARINI

sabato 17 settembre 2011

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Celebrazioni/Anniversari

Alla memoria del più grande studioso di CaravaggioSembra incredibile, ma è già passato un mese! La notte del 5 agosto, stroncato da un male incurabile, è morto Maurizio Marini. Il compianto è stato universale, anche chi a volte lo aveva avversato ha dovuto riconoscere che la sua scomparsa è un handicap che non sarà sanato facilmente.

In effetti, Marini aveva adottato, nel suo lavoro di storico dell’arte, un metodo tanto innovativo quanto convincente; senza lasciarsi irretire nelle polemiche che per lungo tempo hanno squassato il campo della ricerca storico-artistica, tra i seguaci di questa o quella ’scuola’ (la ’scuola’ di Longhi, o di Venturi, o di altri), la sua prorompente personalità aveva imposto il metodo della lettura analitica suffragata dalla testimonianza documentaria nell’approccio critico all’opera d’arte; cioè il metodo scientifico appunto, laddove il contatto diretto con la ’materia’ stessa (i supporti, i colori, le mestiche ecc) non era affatto opzionale, al contrario, al punto da divenire quasi una prassi obbligata, quasi un espediente di quella teoria della filosofia per cui l’immagine è materia plasmata e l’artista ne è il supremo artefice.Non per caso era divenuto, già molto giovane, assiduo frequentatore dello studio del restauratore Pico Cellini con il quale peraltro aveva condiviso importanti scoperte (1) relative proprio a quel Michelangelo Merisi da Caravaggio che segnerà come fosse una stimmate l’intero corso della sua successiva esistenza.

Per chi, come noi, l’ha conosciuto a fondo e per anni ed anni l’ha potuto apprezzare ed ammirare non solo come storico e critico d’arte, non solo come il più preparato ed esperto studioso di Caravaggio, ma soprattutto come amico, come benevolo affezionato e generoso compagno di tante piccole e grandi vicende comuni, la tragedia che si è consumata ai primi di agosto è ancora devastante, quasi da apparire non vera; ogni volta è come se di nuovo lo potessimo rivedere o risentire, con quella tipica cadenza romanesca, invitarci ad una cena sotto casa sua o chiamarci nel suo studio per scambiare un parere su un articolo che doveva pubblicare, o su una foto di un quadro appena arrivatagli, da decrittare da studiare da cercare di attribuire da periziare.

Era stato criticato sovente per questa sua attività, parallela a quella di scrittore d’arte, di saggista, di analista, di organizzatore di mostre di livello internazionale. Era stato criticato, come se fosse un demerito dedicare parte del proprio tempo pur così prezioso a studiare le opere delle collezioni private, a cercare di definirne i caratteri, a risalire pazientemente agli autori. Era stato criticato come se, al contrario, non meritasse un plauso e un riconoscimento questo impegno che, proprio perchè condotto sul ruvido crinale della scientificità e del rigore, non di rado gli aveva concesso tante soddisfazioni, imponendo letteralmente l’evidenza delle sue intuizioni (2,3)

In effetti, il suo amore per la ricerca, per la storia dell’arte è stato viscerale. Crediamo di poter scrivere, alla fine della parabola della sua esistenza, che il tempo gli ha dato ragione, e certamente ancora gliene darà.

Nessuno dei suoi spesso improvvisati detrattori (e non ne aveva pochi, ahimè!, in un mondo fatto di insipidi tanto quanto intemperanti quacquaracquà) ma proprio nessuno, può vantare un curriculum tanto prestigioso quanto il suo. Chi tra tanti facili critici ha avuto incarichi come quelli da lui ricoperti al J.Paul Getty Museum di Malibù, o al Metropolitan di New York ? Chi ha avuto la responsabilità scientifica in mostre d’arte di importanza primaria, dalle innumerevoli in Italia, alle molte in tutta Europa, fino al Giappone e alla Russia ? Chi può ostentare le onorificenze e gli apprezzamenti ricevuti personalmente dal re di Spagna, Juan Carlos, o dal principe Carlo d’Inghilterra ? Per non dire poi, da ultimo, del documentario dedicatogli dalla televisione cinese.

Faranno bene, ora che non c’è più, a riflettere in molti su quanto lavoro e quanta passione abbiano generato simili risultati.

A partire addirittura dagli esordi, quando dopo il diploma conseguito a Roma nel più antico liceo della Capitale, lo storico Liceo Artistico di via Ripetta, Maurizio, prossimo ormai alla laurea in Architettura, scelse, contro lo stesso parere dei suoi relatori, un lavoro storico-artistico sulla vita e le opere di Michelangelo Merisi da Caravaggio, ritenuto più o meno allora un insulso imbrattatore di tele; è di quel periodo la recriminazione di un grande architetto che lo seguiva e lo voleva con sé, come Paolo Portoghesi, che però vedeva già lontano ed ebbe modo di notare sagacemente: “Perdiamo un possibile grande architetto, ma guadagniamo un sicuro grande storico dell’arte”.

Era evidentemente un segno del destino: la dedizione verso il Caravaggio, tanto trascurato e ’fuori gusto’ allora, quanto fin troppo ’sfruttato’ al giorno d’oggi, sarebbe stato il suggello della sua esistenza. Gliene sarebbero derivati onori (molti, come abbiamo accennato; da ultimo quello di aver riportato alla luce, dai depositi delle Collezioni Reali Inglesi, grazie anche alla malleveria del suo amico e maestro Sir Denis Mahon, anch’egli malauguratamente scomparso lo scorso aprile, un capolavoro di Caravaggio, come la ’Vocazione dei santi Pietro e Andrea ’(4) ) ma anche inevitabilmente oneri, compresa l’urgenza di intervenire spesso in polemica con caravaggisti maldestri ed insufficienti, per ’rimettere le cose a posto’.

Non a caso il ponderoso volume ’Caravaggio L’iter artistico completo di uno dei massimi rivoluzionari dell’arte di tutti i tempi’ edito a Roma per i tipi della Newton Compton, nel 2005 ma in realtà frutto di un lavoro di verifica ricerca e aggiornamenti durato oltre trent’anni, è oggi lo strumento essenziale per chiunque voglia studiare seriamente il grande genio lombardo, tanto che nessuno ne può fare a meno, neanche, per loro stesso riconoscimento, i suoi ’nemici’.

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Maurizio Marini nel suo studio

Noi, parlando scherzosamente, glielo rimproveravamo spesso il fatto che proprio a causa sua il grande artista lombardo avesse, sì, di nuovo, il posto d’onore che merita nella storia dell’arte universale, ma al punto ormai da scatenare appetiti e tendenze non sempre raccomandabili.Ecco, se solo avesse voluto, se avesse qualche volta abdicato al suo rigore e al suo senso del dovere, Maurizio Marini sarebbe diventato facilmente miliardario, se solo cioè avesse accettato con una nonchalance che certamente non gli apparteneva (ma che non è rara in questi ambienti, in certi spiriti non proprio nobili), di mostrare compiacenza verso le suggestioni di chi avrebbe potuto farlo ricco se avesse ’passato’ una certa attribuzione.

Proverbiali sono le sue battaglie (e i suoi rifiuti) in questo senso, buon ultima quella sul ritrovamento, ultimo in ordine di tempo, di un quadro ’disperso’ del maestro lombardo, un Sant’Agostino, immediatamente derubricato ad opera di altro pittore di epoca successiva a Caravaggio. Per non parlare del Crocifisso ritenuto – e comprato a caro prezzo dallo Stato! - come opera giovanile di Michelangelo Buonarroti, e da lui immediatamente sconfessato, o dell’inverosimile ritrovamento delle ’ossa’ di Caravaggio, subito ironicamente appellate come ’’buone per farci il brodo’’.

Un polemista, dunque, oltre che uno studioso o, per meglio dire, polemista in forza della profondità della sua cultura e dei suoi studi, in forza dell’esperienza maturata, non va dimenticato, a fianco di personalità come Federico Zeri, sir Denis Mahon, Maurizio Calvesi, Maurizio Fagiolo dell’Arco, Luigi Spezzaferro (5). Uomo di profonda intelligenza e competenza, oltre che su Michelangelo Merisi e sui caravaggeschi, ha firmato saggi fondamentali su El Greco, su Velasquez (6) e in genere sulla pittura seicentesca spagnola, ma anche su Poussin (7) su Mattia Preti, e da ultimo, in collaborazione con la sua compagna, oltre che storica dell’arte, Federica Gasparrini, con la quale aveva maturato una vera simbiosi culturale oltre che affettiva, su Guercino, meritandosi peraltro la fama di conoscitore eccezionale dell’arte figurativa barocca. Ma la sua prolificità di autore di saggi di storia dell’arte è stata tale che addirittura appare impossibile darne conto.

Ma non solo; la città di Caravggio l’aveva insignito della cittadinanza onoraria per l’eccezionale rilievo dei suoi studi anche sull’altro grande artista figlio di quella città, Polidoro Caldara da Caravaggio. Come pure era stato nominato cittadino onorario di Paliano, la cittadina in provincia di Frosinone dove Michelangelo Merisi si era rifugiato dopo la fuga da Roma e dove aveva dipinto una famosissima Maddalena, ora in collezione privata (8)

Va da sé che questi riconoscimenti non avevano mai minimamente scalfito l’amore per Roma; la sua mai sopita ’romanità’ l’aveva anche portato ad interessarsi di Piranesi, Pinelli, Ettore de Conciliis, né trascurava i giovani artisti attivi oggi nella Capitale, avendo curato, ad esempio, le introduzioni ai cataloghi delle mostre di Roberto Ferri e Giuseppe Colin, solo per citare le più recenti.

Insomma, quello di Marini appare come il profilo di un intellettuale a tutto tondo, che aveva anche saputo mettere a frutto la sua competenza, creandosi in casa una notevole collezione di dipinti antichi, che hanno per lungo tempo costituito ragione di godimento estetico oltre che di discussione per quanti come noi, amici e studiosi, lo andavano quotidianamente a trovare.

Possiamo dire che ha vissuto una esistenza piena, significativa, ricca di soddisfazioni tanto personali quanto professionali, nonostante gli attacchi e nonostante, soprattutto, le vicende esistenziali recenti.

Ci piace ricordarlo così come appare nella foto, con una coppa di vino pronto a brindare; siamo sicuri che ammiccando compiaciuto ci direbbe, come amava fare maccheronizzando un inglese che pure conosceva benissimo, è stata un vita da ’old marpion’ .



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