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![]() Alle Scuderie del Quirinale a Roma
Mostra su Antonello da MessinaFino al 25 giugno 2006
di
venerdì 31 marzo 2006
Argomenti: Mostre, musei, arch. Le Scuderie del Quirinale a Roma si possono ben fregiare del fiore all’occhiello, in quanto ospitano una rassegna quasi esaustiva della summa pittorica di Antonello da Messina, una figura artistica di ampio respiro internazionale per la centralità indiscussa nel panorama del Rinascimento europeo. L’eccezionale retrospettiva, fruibile fino al 25 giugno si articola sui due piani della sede museale in un percorso espositivo, che vede, accanto ai 45 quadri del maestro siciliano, una serie di dipinti di pittori autorevoli da Jan van Eyck, a Petrus Christus, a Giovanni Bellini, indispensabili per gli opportuni raffronti, come pure sono presenti opere di suo figlio Iacobello, di suo nipote Antonello de Saliba e di altri suoi seguaci. Nota: cliccare sulle immagini per ingrandirle Sembra quasi un evento magico quello che vede qui riunite, a distanza di più di cinquecento anni, le opere di Antonello, capolavori dispersi nei secoli ai quattro angoli del globo. Si pensi al Ritratto d’uomo di Cefalù,
“Antonellus messaneus me pinxit” recitano alcuni cartigli, curiosamente dipinti secondo la prospettiva del tempo, da sembrare appena spiegati, vedi il Ritratto di giovane di Torino.
Come un gomitolo si dipana il rapporto con la sua terra natale, affiorando qua e là, nei paesaggi intrisi di un nuovo naturalismo, tangibile nell’impianto della Crocifissione di Bucarest
Un lungo tempo ci separa dalla vita di Antonello e i racconti su di lui sono stati leggendari in passato, anche se ci hanno fornito delle indicazioni importanti. A meno di cento anni dalla sua morte, il Summonte prima e il Vasari dopo riferiscono di un suo viaggio nelle Fiandre per apprendere direttamente dal pittore Jan van Eyck la pittura ad olio, mentre tale circostanza non risulta da nessun documento. La loro testimonianza tuttavia non è trascurabile per l’evidente influsso dell’arte fiamminga sul Nostro, mutuata dall’insegnamento del pittore Colantonio, presso la cui bottega, a Napoli, avvenne la sua prima formazione. La nuova tecnica di esecuzione pittorica, esplicata attraverso vari strati di velature, veniva a sostituire la tradizionale tempera ad acqua. Il giovane siciliano fu affascinato dalla lucentezza metallica che grazie alla nuova maniera poteva imprimere ai panneggi femminili. Li aveva visti in quei sontuosi mantelli delle clarisse nel quadro del suo maestro “San Francesco consegna la regola al primo e secondo ordine francescano” e li ripeterà nel gruppo di donne ai piedi della croce nel dipinto in mostra proveniente da Bucarest e ancora nel manto della già citata Madonna di Salting. Se guardiamo invece il capolavoro della maturità dell’artista messinese, i nostri occhi stupiscono di fronte all’azzurro del manto più famoso della storia dell’arte, quello della Vergine Annunziata di Palermo: la perla della esposizione romana.
Dopo la leggenda, la storia e bisogna arrivare agli studi sistematici successivi, quelli eseguiti da Venturi, Berenson e Roberto Longhi, che fin dal 1914 vide il forte legame tra Antonello e Piero della Francesca per quella costruzione spaziale prospettica che una volta acquisita segnerà la sua cifra stilistica. L’incontro con l’aretino avviene nel 1460 a Roma, ma è Venezia la città che cambierà definitivamente i suoi modi pittorici. La conoscenza di Giovanni Bellini arricchirà la sua arte di una luce cromatica nuova e allo stesso tempo modificherà la pittura veneta con nuovi apporti fiammingo provenzali provenienti dalla corte aragonese napoletana, frammisti a tocchi suoi personali naturalistici e mediterranei. Eccezionale è il San Sebastiano di Dresda,
Dulcis in fundo
Il capolavoro sembra esprimere il connubio perfetto tra un virtuosismo luministico e un gioco di geometrie spaziali di altissima precisione. Se l’origine è fiamminga, la resa di Antonello sulla piccola superficie ha raggiunto un valore incommensurabile. L’opera per molto tempo fu creduta di altra mano, del Memling e di van Eyck. Settanta anni fa dal Lauts l’attribuzione fu restituita al Nostro per la presenza dei due oggetti in ceramica posti tra il gatto e gli scalini sulla pedana del santo riscontrati uguali nell’Annunciazione di Siracusa. Con questa opera si riassume il nuovo pensiero umanistico, che ritiene la conoscenza la vera ricchezza, ad esso Antonello da Messina, il massimo artista meridionale di quel tempo ha dato un notevole contributo. La visita alla mostra su Antonello costituisce la 36° tappa del percorso degli Amici delle chiese napoletane e per chi vorrà partecipare con la guida dell’autrice può consultare le date sul sito dell’associazione Diritti di copyright riservati |